Emanuele Evangelisti

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Orgoglio, curiosità e consapevolezza delle proprie fragilità: sono questi alcuni dei tratti che emergono dal racconto di Emanuele Evangelisti, studente del Liceo scientifico Rosetti di San Benedetto del Tronto e vincitore della Pagella d’Oro 2025. Un riconoscimento prestigioso che premia non solo l’eccellenza scolastica, ma anche un percorso umano fatto di impegno, passione per la conoscenza e desiderio di mettersi in gioco. In questa intervista Emanuele ripercorre le tappe più significative del suo cammino, riflettendo su studio, difficoltà, sogni e futuro.

Come ha accolto la notizia della Pagella d’Oro 2025 e cosa ha significato per lei ricevere un riconoscimento così prestigioso?
La notizia è arrivata il 3 novembre mentre stavo studiando. A notare per prima l’email, che sembrava una delle tante, è stata mia madre. Le emozioni sono state tante e contrastanti: confusione, gioia, stupore. A prevalere, però, è stato un profondo senso di orgoglio. Orgoglio per il risultato raggiunto, per aver reso fiera la mia famiglia e per aver dimostrato a me stesso di poter dare tanto e di riuscire, con determinazione, a raggiungere gli obiettivi che mi pongo.

Quali fattori ritiene siano stati determinanti per ottenere risultati scolastici così brillanti?
Le parole chiave sono curiosità e forza d’animo. Il desiderio di imparare e comprendere è stato fondamentale: più che uno studio mnemonico, è stato il tentativo costante di capire davvero e di mettere in pratica ciò che apprendevo a fare la differenza. Accanto a questo, la capacità di andare avanti e superare limiti che inizialmente sembravano invalicabili.

Nel Suo percorso ci sono stati momenti particolarmente impegnativi? Come li ha affrontati?
Senza dubbio il cambiamento di classe, compagni e professori in quarta superiore è stato lo scoglio più grande. La paura di deludere le aspettative e di non sentirsi più all’altezza si è fatta sentire, e a volte si fa sentire ancora. La determinazione è stata essenziale, insieme al supporto della mia famiglia e al confronto continuo con i miei compagni.

Cosa porta con sé dall’incontro con altri studenti eccellenti durante la cerimonia di premiazione?
La certezza di non essere solo. Condividere la stessa passione e la stessa fame di sapere con tanti altri giovani è stato estremamente motivante. Vedere così tanta energia e curiosità negli occhi degli altri è stata una vera “botta di vita”.

Il tema delle fragilità è stato centrale anche durante la cerimonia. Come vive le sue?
Nonostante possa apparire sicuro di me, mi sento spesso fragile. L’ansia e l’autocritica sono presenze costanti. Questa ricerca quasi ossessiva dell’errore può essere faticosa, a volte persino tossica, ma è anche ciò che mi spinge a migliorarmi continuamente e a dare sempre qualcosa in più, nello studio come nella vita.

Che ruolo hanno avuto la famiglia e la scuola nel suo percorso?
La mia famiglia mi ha dato la cosa più importante: la libertà. Libertà di sbagliare, di scegliere il mio percorso, di fare esperienze senza la paura di deludere. L’eccellenza non è mai stata un’imposizione, ma una scelta. Anche la scuola ha avuto un ruolo fondamentale, offrendomi strumenti concreti per crescere: corsi, laboratori e docenti preparati e attenti. A entrambi va il mio più sincero ringraziamento.

Oltre allo studio, quali passioni coltiva nel tempo libero?
Per dieci anni ho praticato nuoto a livello preagonistico: lo sport mi ha insegnato disciplina, perseveranza e ad affrontare anche la sconfitta. Amo molto viaggiare, inteso come occasione di scoperta e arricchimento culturale, e la lettura, che mi accompagna fin dall’infanzia e considero essenziale per sviluppare pensiero critico e capacità di apprendere davvero.

Ha già un’idea del suo futuro dopo il liceo?
I dubbi sono ancora molti, ma le strade che sento più vicine sono fisica e medicina. Da un lato mi affascina la fisica, in particolare l’ambito nucleare e quello della materia e delle particelle; dall’altro la medicina, con il desiderio di aiutare gli altri e approfondire lo studio del corpo umano, magari in ambito neurologico e di ricerca.

C’è una materia che sente più affine alle sue inclinazioni?
Sicuramente l’ambito matematico, e di conseguenza discipline come fisica e chimica. Mi affascina il linguaggio matematico, così astratto e allo stesso tempo concreto. Credo però molto anche nel valore delle discipline umanistiche: un sapere ampio è alla base di ogni vera ricerca.

Che messaggio vorrebbe lasciare ai Suoi coetanei che faticano a credere in se stessi?
Credete sempre in voi stessi, anche quando vi sentite gli ultimi e tutto sembra andare storto. La scuola mi ha insegnato che non esistono persone sbagliate, ma solo contesti che non sempre riescono a valorizzarle.

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