“La missione della Chiesa è necessaria, ma non perché produca qualcosa, non perché abbia qualcosa da offrire, non perché possa risolvere i problemi dell’umanità. È fondamentale semplicemente perché è chiamata ad andare ovunque a dire che lì, proprio lì, il Signore sta venendo”.
Ruota intorno a questo passaggio la meditazione al Vangelo della Domenica (la prossima 6 Luglio) del patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, pubblicata ieri, 3 Luglio 2025, sui canali dello stesso patriarcato.
Il contesto del brano di Vangelo (Lc 10,1-12.17-20) è quello del cammino di Gesù verso Gerusalemme e l’invio dei 72 discepoli. “Questo annuncio – spiega il patriarca – dovrà essere fatto in un modo molto particolare, perché solo così la Chiesa sarà un segno, un anticipo di ciò che sta per accadere. Non sarà così importante ciò che fa, quindi. Il contenuto sarà sempre lo stesso: la venuta di Cristo nel mondo, la sua presenza. Ciò su cui si sofferma Gesù ed è importante, è ‘come’ questo annuncio sarà fatto. Sarà ciò su cui Gesù si sofferma maggiormente”.
Dunque, lo stile dell’annuncio: “Il primo atteggiamento con cui i discepoli annunceranno la venuta del Signore è la mitezza: i discepoli sono inviati come agnelli in mezzo ai lupi. I discepoli sono liberi dall’illusione che il male si vinca con la forza e con la violenza. Poi sono liberi da ogni forma di potere e non impongono nulla, nemmeno la pace. La offrono a tutti, ma se la pace non viene accolta, i discepoli non giudicano, non accusano, non fanno guerra. Custodiscono la pace dentro di sé”.
Inoltre, per il patriarca, “la missione non è evento solitario, ma è sempre evento fraterno. Si parte insieme ad un fratello perché la salvezza per ciascuno passa attraverso la relazione, l’incontro, l’amicizia. È nella fraternità che si impara a non vivere più a partire da se stessi”.
Infine, la missione dei discepoli “è segnata dalla gioia. Una gioia molto particolare, perché non dipende dai risultati della missione”. Ne deriva, conclude il card. Pizzaballa, che “i protagonisti di questa missione non sono i discepoli, ma la grazia, l’amore di Dio, che è un dono gratuito e libero. La Chiesa, quindi, dovrà fare solo questo: annunciare la presenza di Gesù, la sua venuta, e dovrà farlo libera da vincoli e criteri umani, perché nella stessa libertà possa essere accolto dagli uomini di ogni tempo”.
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