Lorenzo Biancucci

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ancora una volta, il Liceo Scientifico Rosetti di San Benedetto del Tronto si distingue nel panorama scolastico regionale. A renderlo protagonista è Lorenzo Biancucci, studente della classe V B, che si è classificato primo nella fase regionale dell’VIII edizione del Premio Leopardi, organizzato dal Centro Nazionale di Studi Leopardiani (CNSL) di Recanati. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare l’esperienza e conoscere meglio il suo pensiero, tra Leopardi, Dostoevskij, matematica e scrittura.

La prova prevedeva sia una parte tecnico-analitica che una riflessione personale. Quale aspetto ha trovato più stimolante e quale, eventualmente, più impegnativo?
Decisamente la parte di riflessione. Si richiedeva una discussione attorno a un passo dello Zibaldone in cui Leopardi opera un confronto tra le figure di Dante e Tasso, l’una ammirata, l’altra compatita. A noi concorrenti era lasciata ampia libertà nello sviluppo del testo, ma ho personalmente trovato che l’argomento si prestasse molto bene a una sintesi pratica, concreta del pensiero filosofico leopardiano.

La commissione ha sottolineato la sua “matura riflessione” e la “partecipazione emotiva autentica”. Cosa ha significato per lei ricevere un giudizio così lusinghiero?
Significava sapere che tutto il mio impegno e la mia passione avevano dato i loro frutti, significava ricevere la motivazione necessaria a continuare.

Come si sta preparando ora alla fase nazionale del concorso? Sta approfondendo qualche opera o tema leopardiano in particolare?
Oltre a un ripasso generale dell’intera opera leopardiana, sto leggendo con particolare attenzione il saggio “Il pensiero poetante” di Antonio Prete, sperando di cogliere spunti interessanti da poter sviluppare soprattutto nella parte di produzione.

Quando è nato il suo interesse per la letteratura, e in particolare per Giacomo Leopardi?
Ho cominciato a leggere intensamente e sistematicamente solo a partire dal terzo anno del liceo, prediligendo soprattutto la letteratura russa e americana. L’avvicinamento a Leopardi è avvenuto solo quest’anno, in quinto, tra i banchi di scuola. Pur non potendo affermare di amarlo, trovo che sia un autore profondissimo, con cui il lettore instaura facilmente un legame di solidarietà e comprensione reciproca.

A suo avviso, cosa rende Leopardi ancora attuale per i giovani di oggi? C’è un tema della sua opera che sente particolarmente vicino?
Credo che Leopardi, più di altri poeti italiani che studiamo a scuola, sia riuscito a tradurre in versi le angosce, ma anche le speranze e lo slancio vitale che noi adolescenti più di ogni altro sentiamo dentro di noi. Trovo in lui una forza e una voglia di vivere che non si arrendono di fronte a un’analisi profondamente pessimistica della vita.

Oltre alla letteratura, ha partecipato anche ai Campionati di Fisica e di Filosofia. Come riesce a coltivare interessi così diversi tra loro?
Tanto studio e poco sonno, ma non potrei fare altrimenti: sentirei la mancanza di una parte importante di me.

Ritiene che ci sia un filo conduttore tra le discipline umanistiche e quelle scientifiche?
Assolutamente. La letteratura e la filosofia non sono in realtà poi così lontane dall’essere scienze esatte; allo stesso modo, più si studiano matematica e fisica, più risulta difficile non interrogarci su noi stessi e sulla nostra realtà.

Fa parte del Club di scrittura creativa del suo liceo. Che tipo di scrittura predilige?
Sono ancora lontano dal potermi definire uno scrittore: essendomi cimentato solo in qualche piccolo testo in narrativa e in poesia, devo ancora maturare uno stile originale e del tutto mio. Ma spero, col tempo, di acquisire maggiore sicurezza e autonomia.

C’è un autore o un’opera che ha influenzato in modo particolare il suo modo di pensare o scrivere?
Decisamente. Sia il mio pensiero che la mia scrittura scaturiscono da una lettura quasi ossessiva di due grandi, tra loro diametralmente opposti: da un lato Dostoevskij, con la sua prosa sorvegliata, articolata, elegante; dall’altro Vonnegut, lapidario, spesso divertente, sempre perturbante.

Ha già in mente un percorso da seguire dopo il diploma? Università, esperienze all’estero, progetti personali?
Sono abbastanza convinto che studierò Matematica. Sento che è la mia strada. Tuttavia, non abbandonerò certamente né la lettura né la scrittura.

In un’epoca in cui la cultura rischia di essere trascurata, cosa direbbe ai suoi coetanei per invitarli ad avvicinarsi alla lettura e allo studio?
Abbandonate l’idea di dover leggere e studiare solo per farvi una cultura o guadagnarvi dei titoli. Leggere significa conoscere e comprendere se stessi e il mondo che ci circonda, costruendo tessera per tessera (e libro per libro) il mosaico della propria identità e del proprio ruolo.

C’è qualcuno a cui desidera esprimere un ringraziamento per averla sostenuta nel suo percorso?
I miei ringraziamenti vanno sicuramente alla mia docente di Italiano, la professoressa Palestini, che nel corso di questo anno scolastico e del precedente ha stimolato e guidato la mia formazione letteraria, spingendomi a dare il massimo e riconoscendo sempre in me del talento.

 

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