“Custodire, generale valore, essere sostenibili, continuare a conoscere è la nostra vocazione, ieri come oggi. Questa è la nostra promessa per il domani”. Lo ha affermato oggi pomeriggio Claudio Malizia, direttore generale dell’Istituto centrale per il Sostentamento del clero, intervenendo a Bologna al convegno nazionale “1985-2025 – Quarant’anni di sostentamento del clero: ieri, oggi e domani”, promosso dall’Icsc a quarant’anni dalla legge n. 222/1985 che ha riformato i rapporti tra Stato e Chiesa, superando il sistema della congrua e dei benefici ecclesiastici.
“Quest’anno – ha ricordato – celebriamo il 40° anniversario dell’entrata in vigore delle norme contenute negli accordi di Villa Madama, che ha segnato l’inizio di un percorso volto a favorire l’armonia e la reciproca collaborazione tra lo Stato e la Chiesa”. Malizia ha voluto sottolineare “il coraggio e la lungimiranza che 40 anni fa hanno portato alla creazione di un sistema fondato sulla solidarietà e sulla perequazione”; un sistema “che oggi è sinonimo di supporto reciproco e di responsabilità comune”. “Siamo riuniti – ha aggiunto – anche e soprattutto per rendere omaggio alla memoria del card. Attilio Nicora, una figura luminosa del nostro tempo che ha saputo unire con armonia profonda la riflessione teologica, le azioni diplomatiche e il servizio alla comunità ecclesiale e civile”. A lui si deve l’impegno “nell’offrire un contributo decisivo come architetto lucido e instancabile del sistema moderno di sostentamento, dimostrando che è possibile innovare con fiducia e senza temere, cambiare senza alterare, avendo cura degli equilibri, costruire ponti nel rispetto dell’identità”. Ci ha “lasciato – ha continuato Malizia – un modello capace di gestire le risorse con saggezza, di proteggere i più deboli con equità e di costruire anche nei meandri giuridico-amministrativi un volto più umano e di Chiesa al nostro servizio”. Quello di Nicora è un “insegnamento che ci interpella ancora oggi”, ha ammonito, evidenziando che “siamo chiamati ad amministrare bene” quegli Istituti “che pur appartenendo a una logica economica, nascono per generare profitto volto a sostenere la missione della Chiesa, il culto, la carità, l’annuncio”. “Per questo – ha commentato – non possiamo smettere di chiederci continuamente quale siano le prassi più appropriate e le regole più efficaci per una gestione amministrativa attenta, giusta e rispettosa delle esigenze dei nostri sacerdoti. La sfida quindi è duplice, da un lato garantire efficienza, dall’altro costruire il legame con la nostra mission”. “Ma questo sistema, come ogni sistema, ha un fine, che va ben oltre l’efficienza o l’equilibrio economico”, ha proseguito: “Ha un volto, anzi migliaia di volti; sono i volti dei nostri sacerdoti, sono loro il cuore pulsante della nostra missione”. “Siamo qui – ha precisato – per sostenere chi serve. Il nostro compito, apparentemente lontano dal pulpito dell’altare e dalla catechesi, è in realtà strettamente legato a tutto questo. Perché in una struttura solida, senza una gestione previdente, senza un’attenzione capillare costante, il sacerdote rischia di trovarsi solo”. Malizia ha poi spiegato in quattro parole – custodire, valore, sostenibilità, conoscenza – l’identità che caratterizza gli Istituti per il Sostentamento del clero. E ha rimarcato come “la collaborazione è essenziale. Non siamo singoli attori, ma parte di un processo collettivo che ci coinvolge tutti”. “Oggi – ha concluso – mentre ricerchiamo 40 anni di cammino sentiamo forte il bisogno di dire grazie. Un grazie a chi guarda avanti ma anche al passato, alle radici. Un grazie a chi ha iniziato, a chi ha creduto, a chi ha custodito questo percorso con discrezione, passione e coraggio”.
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