Di Riccardo Benotti
“Non è da ingenui pensare di poter cambiare questa società con le parole”. Le parole del card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, aprono con forza il volume “Condividete con mitezza la speranza”, promosso dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali e dal Cremit. Il libro raccoglie i commenti al Messaggio di Papa Francesco per la 59ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Per la prima volta è Zuppi a firmarne la prefazione: “Chi spera cerca la pace quando ancora c’è la guerra, il perdono quando ci sono solo sofferenza e rabbia”. È un invito rivolto in modo particolare agli operatori della comunicazione, chiamati a non vendere illusioni o paure, ma “a raccontare la verità senza calpestare la dignità umana”.
La speranza come cammino condiviso
La mitezza e la speranza, indica l’introduzione di Vincenzo Corrado e Stefano Pasta, sono le coordinate decisive di questo tempo inquieto: “La speranza è sempre un
Volti, storie e parole che costruiscono
Nel cuore del libro si fa strada l’idea che le parole possano cambiare la realtà. Colum McCann afferma che “le storie lavano i piedi del mondo”, Gino Cecchettin scrive che “le parole possono cambiare il mondo”, mentre Denis Mukwege invita a “prenderci cura degli altri”. E se “gli ultimi (non) fanno notizia”, come denuncia Nello Scavo, è allora urgente un nuovo stile narrativo capace di “vedere ciò che non è ancora e che sarà”, come ricorda Charles Péguy, citato nella conclusione dell’introduzione. Il volume si distingue anche per la sua forte valenza formativa: la speranza, si legge, “non è una semplice attesa passiva”, ma “una disposizione esistenziale che consente di rompere l’isolamento individuale”. È il filo conduttore che connette anche temi complessi come l’intelligenza artificiale, le fake news, la post-verità e la polarizzazione degli algoritmi, affrontati con rigore da Pasta, Alessandra Carenzio, Milena Santerini e Alessandro Rosina. “Togli la speranza e tutto finisce”, avverte Corrado. Per questo, “Condividete con mitezza la speranza” non è solo un esercizio teorico, ma un’azione concreta: una semina, nella nebbia, verso il “fulgore del giugno”. Un invito a comunicare “con il cuore”, per non smarrirsi nel labirinto di un mondo che ha urgente bisogno di sperare.