(Foto Vatican News)

Di M.Michela Nicolais

“Diplomazia culturale” e “filantropia culturale”. Il prefetto, don Mauro Mantovani, sintetizza così al Sir la “mission” della Biblioteca Apostolica Vaticana (Bav), che in questi giorni, nella magnificenza del Salone Sistino e dell’attigua Sala degli Scrittori, solitamente celati al pubblico, fino al 2 giugno ospita “Codex”, una mostra (visitabile solo su invito) in cui opere di grandi pittori come Michelangelo, Bernini, Caravaggio, Tintoretto, Guido Reni, Sebastiano del Piombo, ma anche Sofonisba Anguissola – la prima pittrice donna annoverata negli annali della storia dell’arte,  amica di Michelangelo – “dialogano” con i loro mecenati, tra cui i Papi Clemente VII, Paolo V, Urbano VIII, tramite alcuni esemplari dell’imponente collezione di manoscritti della Bav, rendendo così ancora più certa l’attribuzione delle opere, tutte provenienti da collezioni private,  garantita dall’expertise della Fondazione Colnaghi, che prende il nome dalla galleria d’arte più antica del mondo, fondata nel 1760. “Inserire opere di straordinario valore artistico nei nostri ambienti storici, insieme a documenti delle nostre collezioni, rappresenta un’opportunità privilegiata per promuovere un dialogo profondo tra opere, spazi e significati”, spiega il prefetto. La partnership è frutto di un protocollo di intesa di lungo termine firmato da Colnaghi e dalla Bav, che prevede progetti come la riqualificazione e la valorizzazione della sezione d’archivio della Biblioteca, nonché la digitalizzazione di manoscritti rari e pregiati, sotto l’egida dell’Associazione di mecenati della Biblioteca apostolica vaticana (Association of Patrons of the Vatican Apostolic Library).

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Don Mantovani, come è nata l’idea di questa iniziativa?
Ci siamo rivolti alla Fondazione Colnaghi, e alla sua riconosciuta professionalità e specializzazione sulle opere d’arte di epoca rinascimentale e barocca, così come sull’antichità classica, partendo dall’idea di

far dialogare le opere d’arte e i documenti che qui in Vaticana custodiamo come uno scrigno prezioso.

Si tratta degli 80mila manoscritti, una parte dei quali grazie a questa mostra ‘dialogano’ nel Salone Sistino e nella Sala degli Scrittori con le opere esposte per dare al visitatore l’opportunità di rileggere il passato reinterpretandolo con la propria sensibilità contemporanea. Senza dimenticare il compito primario della Biblioteca Vaticana, a servizio degli studiosi di tutto il mondo, l’intento è quello di consentire la fruizione di un patrimonio che ora stiamo progressivamente digitalizzando.

Degli 80mila manoscritti, infatti, 30mila sono disponibili ora in formato digitale, per un totale di circa 10 milioni di pagine.

Ma bisogna andare avanti, perché ci sono documenti dove si vede che la scrittura diventa più difficile da leggere e la carta stessa si sta decomponendo. A questo ritmo ci vorranno almeno vent’anni per completare il lavoro. Ecco perché il contributo filantropico delle Fondazioni e delle varie partnership è di fondamentale importanza per la Biblioteca Vaticana.

In che modo si può intervenire per evitare il deterioramento dei manoscritti?
La prospettiva è quella di poter ristrutturare quanto prima lo stesso ambiente della Sezione Archivi. In questo senso, abbiamo accolto con favore la proposta dello Studio Chipperfield, che per prima cosa ci ha chiesto di cosa avessimo bisogno. E’ nato così un progetto per realizzare, da qui a 5 anni, la ristrutturazione della Sezione Archivi, che è solo una parte dell’esigenza di ampliamento. Una delle sfide, infatti, per la Biblioteca e gli Archivi è quella di recuperare qualche spazio, come fece Sisto V con l’iniziativa di dividere in due il Cortile del Belvedere, che prima era un giardino, per collocarvi la Biblioteca. Papa Francesco, attraverso un apposito Chirografo, ci ha messo a disposizione uno spazio al Laterano, che servirà non solo per far respirare qualche nostro ambiente ormai saturo, ma anche per pensare a qualche aspetto di valorizzazione dell’intero patrimonio.

Alle pareti del Salone Sistino, tra le rappresentazioni dei vari Concili, campeggia quella del Concilio di Nicea.
Abbiamo messo a disposizione l’immagine di questo dipinto a chi ce l’ ha richiesta, a partire dai Dicasteri Vaticani. Proprio nella domenica di Pasqua, durante la trasmissione della messa, prima della benedizione finale, c’è stato un riferimento proprio a Nicea. Il primo concilio ecumenico è passato alla storia per la consustanzialità tra Padre e Figlio e per il discorso trinitario, ma anche per la questione della data della Pasqua, che quest’anno, dopo 11 anni, sarà la stessa per cattolici e ortodossi.

Leone XIV andrà a Nicea, probabilmente il 30 novembre, proprio per sottolineare questa coincidenza e dare compimento al viaggio tanto desiderato dal suo predecessore.  Papa Leone ha già visitato la Biblioteca vaticana?
Da Pontefice ancora no, ma ha collaborato con l’Archivio per quanto riguarda il materiale relativo all’Ordine Agostiniano.

Lo aspettiamo presto nella nostra Biblioteca, lo abbiamo già invitato.

Ci aspettiamo che, in continuità con i suoi predecessori, porti avanti la dimensione del valore della cultura in tutte le sue forme, come luogo in cui si coltiva l’umano e si cercano nuove vie di evangelizzazione. Temi, questi, che il Santo Padre ha già cominciato ad affrontare nei suoi primi discorsi. Leone XIII, del resto, ebbe un grande ruolo nel valorizzare la Vaticana non solo come luogo di conservazione, ma anche come attivo centro di studi. Il nome promette bene!

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