(Foto: RnS)

Di Filippo Passantino

“C’è un ‘prima’ e un ‘dopo’, nella vita di padre Matteo La Grua. Quello spartiacque è stato il Rinnovamento nello Spirito”. Padre Gaspare La Barbera, ministro provinciale dei frati minori conventuali della Provincia Italiana dell’Immacolata Concezione (Sicilia e Calabria), ha conosciuto da vicino il carisma del francescano per il quale oggi si apre a Palermo la causa di canonizzazione. È cresciuto nel quartiere e nella comunità della “Noce”, in cui ha vissuto e operato a lungo padre La Grua. Ne ha condiviso la preghiera, il ministero e i tratti umani. Oggi, lo ricorda.
Padre La Grua è stato guida per il movimento del Rinnovamento nello Spirito Santo, ma anche un esorcista a cui si sono rivolte tantissime persone provenienti da diverse parti del mondo e che ascoltava con paterna attenzione.  E lunghe erano le file dietro la sua porta. “Amava sottolineare – ricorda padre Gaspare – che bisogna sempre essere disponibili ad accogliere le persone, perché i bisogni delle persone non vanno mai in pensione, così come i sacerdoti”.

Chi era padre Matteo La Grua?
Era un frate minore conventuale. Amava sempre ripeterlo e orgogliosamente ne rivendicava l’appartenenza in tutto ciò che faceva. Prima ancora di avere quelle manifestazioni note ai più, emerse in seguito al suo incontro con il Rinnovamento nello Spirito, padre Matteo era già una personalità nell’ambiente ecclesiale di Palermo. Era un confessore, confidente, uomo di fiducia del cardinale Ernesto Ruffini, che gli consentì di essere giudice del Tribunale ecclesiastico, pur non essendo laureato in Diritto, ma per i suoi meriti riconosciuti, la sua sapienza, il suo equilibrio, la dottrina, perché era laureato in Teologia con una tesi sulla mistica. All’interno della Provincia, ma anche dell’Ordine, padre Matteo era una personalità riconosciuta. Fu inviato anche come visitatore generale in altre Province per verificare la fedeltà alla vita religiosa e della concordia fraterna, secondo la Regola francescana. Poi era anche docente, ha insegnato Teologia nella nostra scuola, a Palermo, al Sacro Cuore, ma anche nella Curia arcivescovile di Palermo. Tuttavia, nonostante le sue capacità e gli incarichi ricoperti, si contraddistingueva sempre per la sua profonda umiltà. Rifuggiva quello che era il clamore.

P. Gaspare La Barbera

Quando avvenne il cambiamento?
Era l’agosto del1975. Stavamo preparando con i giovani della parrocchia la commedia “San Giovanni Decollato”. Mia madre mi invitò a entrare nell’allora biblioteca della chiesa del Sacro Cuore, nel quartiere Noce, assieme ai giovani che erano con me perché erano venute da Roma tre persone, non ben identificate, che volevano vivere un momento di preghiera. E la stessa cosa fece con gli anziani che in chiesa partecipavano quotidianamente alla recita del rosario e alla celebrazione della messa vespertina. Queste tre persone cominciarono a pregare come noi sappiamo oggi essere lo stile del Rinnovamento dello Spirito. Ma allora certamente a noi apparve come una cosa incredibilmente nuova. Non ci fu neanche il tempo di riflettere su questa modalità di pregare, perché non passarono neppure cinque minuti e quello che accadde fu una cosa veramente incredibile.

Cosa successe?
Quella gente, la gente semplice e la gente anziana, mia madre compresa, cominciarono a cantare in lingue. Quando ho visto tutte queste cose, io sono scappato via dalla biblioteca. Padre Matteo sembrava quasi un’altra persona. Infatti ero abituato a vederlo sempre così contenuto, immerso nei suoi pensieri, quando invece, ad un tratto, veniva fuori un’altra personalità. Non dimenticherò mai la gioia su quel volto (così come su quello degli altri). Era come se non si curasse più di tutto quello che stava attorno a lui. Ognuno cantava e ognuno danzava, ma una cosa è certa; da quel momento io ho sperimentato il suono e il canto di quelle melodie che sapevano di cielo e che sono tornato ad ascoltare partecipando alla preghiera di lode. Fu una vera e propria deflagrazione dello Spirito Santo! Dall’indomani quelle persone sembravano non avere altro interesse se non quello di mettersi insieme per lodare il Signore: da quel giorno ciò che è accaduto alla Noce è incredibile. Ha avuto una rilevanza tale da travalicare i confini parrocchiali, e addirittura quelli cittadini.

Venivano da tutte le parti per assistere alle celebrazioni e a quelle che poi sono state le meraviglie che il Signore ha voluto compiere attraverso la preghiera di lode che padre Matteo presiedeva.

Negli anni tantissime persone lo andavano a cercare. Cosa chiedevano a p. Matteo?
Innanzitutto l’accoglienza e poi la parola giusta su ciò che la persona si trovava a vivere in quel momento. Lui aveva quello che gli altri definiscono, nel mondo spirituale, la ‘lettura dello spirito’, cioè la ‘scrutatio’. In altre parole, riusciva a vedere cosa c’era nel cuore della persona. Lo si poteva rilevare ancora di più quando presiedeva il rito degli esorcismi. E di questo io sono stato più volte testimone.

La porta era aperta a tutti, ai poveri e ricchi…
Non c’era distinzione di ceto, lui non amava certamente la stampa o la ribalta, anzi rifuggiva tutto ciò. Sapeva essere un padre consolatore. Non dava mai una risposta a caso. Invitava soltanto a pregare. Nel contesto della preghiera avvenivano cose meravigliose.

Che cosa donava alla gente?
Dava “quel di più” che la fede a volte chiede, e che gli uomini con fatica riescono a dare. Lui era l’esempio di che cosa vuol dire consegnare la propria vita al Signore e lasciare a Lui di farne ciò che vuole. E amava ripetere che “tutti i momenti sono buoni per il Signore, per farsi presente con il suo abbraccio misericordioso e invitarci alla conversione”.

Amava sempre dire io sono un umile servo di Dio a servizio della Chiesa. 

Il suo essere esorcista e l’appartenenza al Rinnovamento erano due cose strettamente legate?
Sì. Se il Rinnovamento ha avuto la possibilità di trovare quello spazio che poi è stato riconosciuto proprio partendo da Palermo, lo si deve anche alla stima che il cardinale Salvatore Pappalardo aveva nei suoi riguardi. L’arcivescovo si rivolse a lui perché guidasse il popolo dei carismatici e ne assicurasse la solidità della dottrina. Ciò ha consentito al Rinnovamento nello Spirito di avere subito questa espansione.

Quali frutti di bene si sono diffusi in quella comunità?
La parrocchia ha assunto un volto diverso. Tutti i frati della comunità dei frati minori conventuali del convento della Noce sono stati lì a collaborare con padre Matteo, soprattutto nell’ascolto e nell’amministrare il sacramento della riconciliazione ai tanti che in numero sempre più crescente accorrevano. Padre Matteo La Grua si sentiva così appoggiato e sostenuto dai confratelli nel portare avanti questo immenso impegno, nei confronti di tanta gente che soffriva e veniva a chiedere di essere accolta.

Io credo che da quel momento in poi davvero si possa dire che la vita di padre Matteo non era più la sua, ma una vita a servizio degli altri.

Questa potenza della preghiera come ha cambiato la vita di padre Matteo e quella di tante altre persone?
Era come stare insieme e sperimentare quello che ci viene trasmesso dagli Atti degli Apostoli riguardo al Cenacolo, quando intorno a Maria c’erano gli apostoli e i discepoli e lo Spirito Santo discese su di loro. Il nome stesso dato al gruppo nascente del Rinnovamento, alla Noce, era ‘Gruppo Maria’. Perché c’è una dimensione, anche mariana, fortemente marcata da padre Matteo, e che non è altro che il seguito della tradizione francescana: l’Immacolata Concezione. Una presenza, quella di Maria, che padre Matteo più volte invocava durante il rito dell’esorcismo. E puntualmente, questa, si confermava di una potenza invincibile. Chi pregava con lui sperimentava anche la dimensione della preghiera personale crescente e che continuava anche quando ciascuno tornava alla propria casa: diventavano persone oranti. Ed era crescente anche il desiderio di familiarità con la Parola di Dio. Sperimentavano la potenza della preghiera fatta nella comunione, perché a questa condizione può avere veramente forza. Possiamo anche pregare insieme, ma se non siamo nella comunione fraterna questa preghiera non ha la forza dello Spirito.

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