Le alte temperature hanno costretto le scuole in tutto il Sud Sudan a chiudere per il secondo anno consecutivo, con la conseguente interruzione delle lezioni per molti bambini e l’aumento del rischio di esposizione a matrimonio precoce, lavoro minorile e reclutamento nei gruppi armati. E’ l’allarme lanciato oggi da Save the Children.
Prevedendo temperature fino a 42 gradi centigradi la prossima settimana, ieri il governo ha ordinato la chiusura delle scuole per almeno due settimane, dichiarando che “una media di 12 studenti è collassata nella città di Juba ogni giorno”, ad evidenziare il grave impatto delle ondate di calore sui bambini che studiano in scuole senza aria condizionata e con scarsa ventilazione. Anche nel marzo 2024, le scuole del Sud Sudan sono rimaste chiuse per due settimane a causa di un’ondata di calore che ha raggiunto i 45 gradi Celsius.
“Chiudere la porta delle scuole spesso significa chiudere la porta a un futuro stabile e sano. La pandemia di Covid-19 e le inondazioni improvvise in alcune zone del Paese ci hanno insegnato che più a lungo i bambini restano fuori dalla scuola, meno è probabile che vi tornino, mettendo così a rischio il loro futuro ed esponendoli al rischio di lavoro minorile, matrimoni precoci o reclutamento in gruppi armati, per sopravvivere. Il Sud Sudan ha già uno dei tassi più alti di bambini non scolarizzati al mondo. È drammatico che bambini che già sopportano il peso della povertà e della disuguaglianza, e che non hanno fatto assolutamente nulla per contribuire all’aumento delle temperature, vengano privati dei loro diritti fondamentali. Quando parliamo di giustizia climatica, intendiamo proprio questo: è il momento di riconoscere, a livello globale, che la crisi climatica è una crisi dei diritti dell’infanzia e che abbiamo bisogno di una risposta urgente che metta al centro i diritti, le vite e il benessere dei bambini” ha dichiarato Christopher Nyamandi, direttore nazionale Save the Children in Sud Sudan. Save the Children lavora in Sud Sudan dal 1991, quando ancora faceva parte del Sudan. L’Organizzazione fornisce ai bambini l’accesso all’istruzione, all’assistenza sanitaria e nutrizionale, e alle famiglie la sicurezza alimentare e l’assistenza ai mezzi di sussistenza.

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