(Foto Vatican Media/SIR)

“Il Signore ascolta la preghiera del peccatore, fino alla fine, come sempre”.

Lo ha detto il Papa, nell’omelia della messa presieduta nella basilica di San Pietro in suffragio dei 123 cardinali e vescovi morti nel corso dell’anno. “Questo condannato ci rappresenta tutti, possiamo dargli il nostro nome”, il commento al brano evangelico che racconta della supplica del “malfattore” senza nome, uno dei due crocifissi accanto alla croce di Gesù, che gli chiede di ricordarsi di lui in Paradiso. “Quell’uomo, crocifisso con Gesù, trasforma un estremo dolore in una preghiera: ‘Portami nel tuo cuore, Gesù’”, ha osservato Francesco: “Non lo chiede con voce straziante, quella di uno sconfitto, bensì con tono pieno di speranza. Questo è tutto ciò che desidera il delinquente che muore come discepolo dell’ultima ora: cerca un cuore ospitale.

Questo è tutto ciò che conta per lui, ora che è nudo davanti alla morte”. “Possiamo fare nostra la sua supplica”, l’invito: “Trafitto dal dolore, il cuore di Cristo si apre per salvare il mondo, un cuore aperto, non chiuso: accoglie, morente, la voce di chi muore”. “Gesù muore con noi, perché muore per noi”, ha spiegato il Papa: “All’appello del crocifisso colpevole risponde il Crocifisso innocente: ‘In verità io ti dico, oggi con me sarai nel paradiso’. Il ricordo di Gesù è efficace, perché ricco di misericordia. Mentre la vita dell’uomo viene meno, l’amore di Dio sprigiona libertà dalla morte. Allora il condannato è redento; l’estraneo diventa compagno; un breve incontro sulla croce durerà per sempre nella pace”. “Questo ci fa riflettere un pò”, ha aggiunto a braccio: “come incontro Gesù? Mi lascio incontrare da Gesù o mi chiudo nel mio egoismo, nel mio dolore, nella mia sofferenza? Mi sento peccatore, o mi sento giusto e gli dico: tu non mi servi?”.

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