Gianni Borsa
(Bruxelles) “Dio è lodato nei suoi santi. Oggi lodiamo Dio per la nostra consorella Anna di Gesù, per il dono che rappresenta per la nostra famiglia religiosa. La testimonianza della sua vita è un incoraggiamento per i carmelitani del nostro tempo a seguire con entusiasmo lo stile di vita di santa Teresa di Gesù, a cui Anna rimase fedele per tutta la vita”. Padre Francisco Oreja è il provinciale della provincia iberica dei Carmelitani scalzi. Il suo messaggio è rivolto alla famiglia carmelitana per la beatificazione a Bruxelles, oggi, domenica 29 settembre, alla presenza di Papa Francesco, di Anna di Gesù, al secolo Ana de Lobera y Torres, discepola di Teresa d’Avila (di trent’anni più anziana di lei), accanto alla quale visse vent’anni. Nei giorni precedenti la beatificazione la famiglia carmelitana ha proposto, nella capitale belga, venerdì una conferenza sulla spiritualità dell’Ordine e sabato una veglia di preghiera; entrambi gli appuntamenti si sono svolti nella cattedrale di Saints-Michel-et-Gudule.
Pellegrina in Europa. Le biografie di Anna ci raccontano una vita di intensa spiritualità e di testimonianza missionaria. Nata a Medina del Campo (nella Castilla spagnola) nel 1545, rimasta orfana in tenera età, entrò giovanissima nel monastero di Avila, incontrandovi e seguendo per lunghi anni la fondatrice Teresa. Più avanti fondò ella stessa i monasteri di Granada (1581), Madrid (1586), fu eletta priora a Salamanca (1584); in Francia fondò i monasteri di Parigi (1604), Pontoise e Dijon (1605). Si trasferì quindi nelle Fiandre, che le devono la creazione dei monasteri di Bruxelles, Lovanio e Mons (1607-1608). Tornata a Bruxelles, dopo alcuni anni di preghiera, di carità, ma anche di sofferenze interiori e fisiche, si spense nel 1621: qui è sepolta nella chiesa del Carmelo di clausura, in rue de Lausanne.
Le parole di Teresa. “Anna di Gesù – racconta Francisco Oreja – trascorse la sua infanzia e adolescenza tra Medina del Campo e Plasencia. A 25 anni, nel 1570, entrò come carmelitana scalza nel monastero di San Giuseppe di Ávila e professò come monaca nel monastero di Salamanca nel 1571”. Anna conobbe i primi carmelitani scalzi: san Giovanni della Croce e padre Antonio di Gesù. Anna di Gesù è una delle figure fondamentali e una testimone eccezionale dell’impresa teresiana:“Mia figlia e mia corona; non mi stanco di ringraziare Dio per la grazia che mi ha fatto portandoti nella mia famiglia”, così scriveva Teresa d’Avila di lei.I suoi settantasei anni di vita, trentasette fino alla morte della santa e trentanove dopo, fanno di Anna – oggi conosciuta anche come Anna di Bruxelles – uno dei ponti più importanti nella trasmissione del carisma teresiano nella storia. Scriveva: “Ho conosciuto la madre Teresa di Gesù, e lei mi ha trattato con familiarità; la conoscevo di vista e di parola, e per iscritto… e ho conosciuto quasi tutto di lei”.
Accanto alla santa. I suoi primi dodici anni nel Carmelo si caratterizzano per aver condiviso da vicino con Teresa i momenti decisivi nel dare forma allo spirito e all’identità dell’Ordine: “Con me, anche se indegna, è noto che aveva un legame molto stretto. […] Fino all’ultima settimana della sua vita – testimonia Anna a proposito di Teresa – non ha smesso di scrivermi, cosa che faceva molto spesso, e così ho potuto conoscere molto più di quanto io possa dire, e non riuscirò mai a raccontare tutte le sue virtù, che furono infinite”. Anna fu dunque la figlia prediletta di Teresa d’Avila, e alla sua morte si incaricò di diffondere i suoi scritti, affidando a fra Luis de León la prima edizione delle opere della santa (1588). Ma Anna di Gesù ebbe, come si è detto, anche un forte legame con san Giovanni della Croce, così da essere considerata una sua discepola. Su richiesta di Anna, Giovanni della Croce commentò il “Cantico spirituale”, dedicandolo poi a lei.
Stile innovativo. “Anna visse a lungo con santa Teresa, trovando in lei una monaca umana: affabile, allegra, semplice e con un grande amore per la verità. Al suo fianco – afferma ancora padre Oreja – scoprì un Dio che cerca l’uomo, che vuole la sua compagnia, che non chiede altro che uno sguardo, una richiesta, frutto dell’amore e della gratuità. Rivelò uno stile di vita religiosa innovativo per l’epoca, dove si combinavano preghiera, solitudine, comunione, amicizia e lavoro. Capì che la preghiera è un dono e un impegno per chi prega, e scoprì che in questa ‘scuola di vita’ e ‘collegio di Cristo’, non si viveva tanto secondo ‘norme’ e ‘asprezze’, quanto con un grande amore per la Chiesa e un senso apostolico della consacrazione religiosa”. Accanto a Teresa “comprese inoltre che la vera ascesi è una ‘determinazione decisa’ per la persona di Cristo, che relativizza tutto il resto e spinge al servizio”.
Libertà di spirito. In Anna di Gesù “le grandi e profonde radici delle virtù teologali che praticava davano vita in lei a una libertà di spirito che la rendeva tanto elevata ed eminente in tutto ciò che intraprendeva”. Proponeva “un modello di preghiera nell’azione, un dinamismo creatore basato sulla carità che non soffoca mai la vita interiore e fa dell’attività umana una testimonianza dell’esperienza di Dio, grazie ai valori della fedeltà alla propria vocazione, alla sincerità, simpatia e amicizia, che offrono il migliore servizio all’obbedienza e al carisma”. Il giorno della memoria liturgica – indicata dal Papa durante la messa a Bruxelles – sarà il 25 novembre, giorno della nascita di Anna.
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