(Foto Vatican Media/SIR)

“La riparazione è un concetto che troviamo spesso nelle Sacre Scritture. Nell’Antico Testamento essa assume una dimensione sociale di compensazione del male commesso. È il caso della legge mosaica che prevedeva la restituzione di ciò che era stato rubato o la riparazione del danno causato (cfr Es 22,1-15; Lv 6,1-7). Si trattava di un atto di giustizia volto a salvaguardare la vita sociale. Nel Nuovo Testamento, invece, essa si configura come un processo spirituale, nel quadro della redenzione operata da Cristo. La riparazione si manifesta pienamente nel sacrificio della Croce. La novità qui è che essa rivela la misericordia del Signore verso il peccatore. La riparazione contribuisce quindi alla riconciliazione degli uomini tra loro, ma anche alla riconciliazione con Dio, perché il male commesso contro il prossimo è anche un’offesa a Dio”. Sono queste le parole che Papa Francesco ha rivolto ai partecipanti al convegno “Riparare l’irreparabile”, nel 350° delle apparizioni di Gesù a Santa Margherita Maria in Paray-le-Monial, ricevuti in udienza questa mattina nel Palazzo apostolico vaticano. “Quante lacrime scendono ancora sulle guance di Dio, mentre il nostro mondo sperimenta tanti abusi contro la dignità della persona, anche all’interno del Popolo di Dio!”, ha dicharato Bergoglio citando Ben Sirac il Saggio “le lacrime della vedova non scendono forse sulle guance di Dio?” (cfr Sir 35,18), e soffermandosi poi sul titolo del convegno che, mettendo insieme due espressioni opposte, invita a sperare che ogni ferita possa essere guarita, anche se profonda. “La riparazione completa a volte sembra impossibile, quando beni o persone care vengono persi definitivamente o quando certe situazioni sono diventate irreversibili. Ma l’intenzione di riparare e di farlo concretamente è essenziale per il processo di riconciliazione e il ritorno della pace nel cuore. La riparazione, per essere cristiana, per toccare il cuore della persona offesa e non essere un semplice atto di giustizia commutativa, presuppone due atteggiamenti impegnativi: riconoscersi colpevole e chiedere perdono”.

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