DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del Monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto.

«Togli loro il respiro muoiono, e ritornano nella loro polvere. Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra».

Sono due versetti del Salmo 103, testo che, oggi, la liturgia ci propone come salmo responsoriale.

Quando Dio toglie il suo spirito dall’essere vivente, il respiro si blocca ed è solo la polvere, il nulla a restare. Infatti è proprio lo Spirito di Dio che ci ha fatti, che ci ha dato vita. Quello stesso Spirito, scrive San Paolo nella sua lettera ai Galati, che orienta il nostro comportamento, dirige il modo secondo cui vivere.

«Fratelli, camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne». I fedeli della Galazia, così come ciascuno di noi, sono chiamati ad essere docili alla spinta dello Spirito, in tal modo è assicurato che non porteranno a termine il desiderio della carne, cioè quell’impulso egoistico che può condizionare il loro agire.

Scegliere la via tracciata dallo Spirito significa accettare che Egli faccia da battistrada e venga in aiuto nelle opposizioni che ci troviamo a fronteggiare, quando avvertiamo di essere incapaci di operare una scelta adeguata e buona, consapevoli dell’inefficacia delle sole opere.

In definitiva, la strada dello Spirito interseca la bontà stessa della vita. Scrive, infatti, ancora, San Paolo: «Se viviamo secondo lo Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito».

Nella prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, Luca racconta l’evento della discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, il fragore, il vento impetuoso, le lingue di fuoco, la capacità, propria dello stesso Spirito, di insegnare agli uomini a parlare lingue nuove perché possano capirsi, incontrarsi e testimoniare le grandi opere di Dio.

La testimonianza di Paolo, pur senza gli elementi straordinari della narrazione di Atti, ci mette davanti ad una potenza che dimostra, dai frutti di cui è capace, di essere uscita senza dubbio da Dio: essa opera nel cuore degli essere umani e li rende capaci di amore, gioia, grandezza d’animo, bontà, fedeltà, mitezza, della capacità di dominare ciò che di noi stessi può fare il male.

Quando tocchiamo con mano le inimicizie diventare amicizie, la gelosia diventare benevolenza, la discordia sfociare nella pace, la sregolatezza finire nel dominio dei propri istinti, allora noi sappiamo di essere abitati dallo Spirito di Dio. Sappiamo che dentro la parte più intima di noi è presente quella voce che ha il compito di ripeterci la nostra verità più profonda, di pronunciare il nostro vero nome: sono figlio amato, imbevuto dell’energia del Risorto, strappato alla morte, promesso alla felicità certa.

Una verità che Gesù non poteva dirci tutta insieme perché non eravamo in grado di portarne il peso e che, ora, ci viene donata nella carne, riempita dalla potenza dello Spirito che ci abita.

Non ci viene spiegata, ci viene messa dentro perché ci spinga verso la vita e il bene, lasciando indietro tutte le opere che conducono alla morte.

«Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore». Questa invocazione apra questa giornata e ogni nostro giorno, perché lo Spirito ci cambi il cuore, ce lo riempia, perché dia linfa nuova alla nostra fede.

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