Simone Caffarini

SAN BENEDETTO DEL TRONTO“Le cronache di Testudo: la città che non dorme mai” è il romanzo noir nato dalla penna di Simone Caffarini, originario di San Benedetto, che da qualche tempo vive a Messina dove lavora come insegnante di lingue e tutor per ragazzi con disturbi dell’apprendimento.

Lei è traduttore italiano dei thriller di Sean Black e delle poesie di James Franco. Quanto hanno influito questi testi nella stesura del suo romanzo?

Nella traduzione di un libro bisogna fare attenzione a ogni aspetto, non soltanto alla lingua. Grazie alle traduzioni dei romanzi di Sean Black, che curo ormai da diversi anni, ho imparato come costruire la tensione e come strutturare un romanzo in modo da mantenere alto l’interesse del lettore. Sean Black è stato un grande maestro anche nella realizzazione delle scene d’azione: avendo scritto sceneggiature per la televisione inglese, sa come comunicare in modo efficace quello che succede, quasi come se il lettore potesse vedere le scene svolgersi all’interno della sua mente. Per il mio libro è stata poi fondamentale l’esperienza di traduzione di romanzi per ragazzi, in cui si dà molta attenzione al loro mondo interiore. La poesia credo che abbia giocato un ruolo di secondo piano, perché si tratta di un lavoro molto più tecnico in cui bisogna concentrarsi su altri aspetti del testo.

Tutto si svolge a Chicago che a causa di un isolamento è stata trasformata in Testudo, città tartaruga. Da qui il titolo del libro.

Nel romanzo, la decisione di isolare la città di Chicago dal resto del mondo è frutto di una politica precisa, che riflette un orientamento purtroppo molto diffuso anche nel mondo reale: quello di considerare lo straniero come se fosse una minaccia per la nostra sicurezza e per la nostra identità. Con l’idea della città isolata ho voluto portare alle estreme conseguenze la linea di quei partiti politici che vorrebbero tagliare i ponti con tutto ciò che arriva dall’esterno dei confini nazionali. Tuttavia la città tartaruga, chiusa nel suo guscio, non riesce a essere il luogo perfetto che i politici vorrebbero dipingere. Testudo è una terra di corruzione, in cui la legge viene fatta valere solo nei confronti dei più deboli, mentre gangster e grandi imprenditori la fanno da padroni, sfuggendo a tutte le regole. In molti noir il vero nemico è la città stessa, con le sue trame di potere e le sue ingiustizie, e nel mio libro Testudo è un nemico molto pericoloso, che ostacola i protagonisti attraverso le azioni dei suoi abitanti: bande di predoni, banditi e criminali di ogni tipo.

Protagonista è il detective Chris Bronco.

All’inizio del romanzo, Bronco incarna lo stereotipo del detective dei vecchi romanzi noir: cinico, stanco, professionalmente fallito, tira avanti soltanto per pagare l’affitto e non crede più nei suoi ideali. Bronco è anche l’unico investigatore della città a non essersi fatto impiantare un kit per la rigenerazione della Seven Ante, un miracoloso farmaco contro la stanchezza che permette agli altri detective di lavorare giorno e notte, rubandogli la maggior parte dei casi. Nel corso del romanzo si scoprirà che in passato Chris Bronco è stato un agente di polizia, ma ha deciso di abbandonare quel mondo per via delle ingiustizie e della corruzione che regnava sovrana. L’indagine a cui prende parte, però, riaccende in lui qualcosa che si era spento da tempo e gli dà un nuovo entusiasmo, anche perché è legata ad alcuni aspetti nascosti della sua storia personale che saranno svelati nel corso del romanzo (non posso dirvi di più senza rovinarvi la lettura, mi dispiace). In una scena simbolica, Bronco abbandona il suo vecchio impermeabile da investigatore anni cinquanta e indossa una giacca elegante: il cambio d’abito è un segno della trasformazione che sta attraversando e che farà emergere un nuovo Chris Bronco, pronto a tutto pur di risolvere il suo caso.

Al suo fianco anche una giovane di sedici anni. Quale sarà il suo ruolo?

Dara Lane è l’esatto opposto di Bronco. È una ragazzina solare, con un grande amore per la vita e quella curiosità mista a preoccupazione per il futuro che caratterizza tanti adolescenti. Non sa ancora cosa vuole fare da grande, ma è impegnata in un processo di ricerca di sé e delle proprie passioni. I due personaggi si incontrano per caso e rimangono legati dalle indagini, perché una persona vicina alla ragazza potrebbe essere la chiave per risolvere il caso. In questo modo, il vecchio investigatore e la giovane Dara sono costretti a far entrare in contatto i loro mondi interiori. All’inizio del libro sono presentate due prospettive separate: ogni capitolo racconta la storia dal punto di vista di Dara o di Bronco. Andando avanti, però, le prospettive si mischiano sempre di più. È anche grazie all’innocenza e all’entusiasmo di Dara che il detective cambia il suo punto di vista sul mondo. Anche il lettore è invitato a fare altrettanto, immergendosi in una storia piena di fantasia e di avventure. Qualcuno, leggendo il romanzo, lo ha definito una sorta di “favola per adulti”, perché cerca in qualche modo di riconnettere le persone al tempo della giovinezza, in cui le storie ci entravano dentro in maniera naturale e avevano molto da comunicare e da insegnarci, senza obblighi e senza forzature.

La sua esperienza di insegnante è presente in qualche modo in queste pagine?

Credo che la mia esperienza di insegnante sia stata decisiva per il romanzo, specialmente per la costruzione del personaggio di Dara e della sua sensibilità di adolescente. Lavorare con i giovani, a mio avviso, concede un privilegio unico nel suo genere: la possibilità di rimanere in contatto con il proprio “ragazzo” interiore, con una dimensione che ha a che fare con la fantasia, con i sogni e con le grandi aspirazioni. I personaggi delle cronache di Testudo vogliono cambiare le cose anche quando sembra che il mondo sia ormai impossibile da salvare, e questa testardaggine l’ho imparata (o forse dovrei dire “re-imparata”) dai miei studenti. Spero che, attraverso la mia storia, anche i lettori possano tornare un po’ indietro nel tempo per rivivere delle emozioni ormai dimenticate.

“La città che non dorme mai” è dunque il primo romanzo che fa parte della serie “Cronache di Testudo, le avventure di Chris Bronco Jr. e Dara Lane”. Sta già pensando ad un seguito?

Ho preparato per linee generali la storia dei primi tre libri della serie e ho già cominciato a scrivere il secondo episodio, che adatterò in base alla risposta dei lettori e ai commenti che riceverò sul primo romanzo. Tradurre thriller mi ha insegnato anche i segreti della scrittura seriale d’investigazione, e tra questi c’è una regola d’oro: ogni romanzo deve essere autoconclusivo, perché non si può lasciare la trama principale in sospeso, ma deve allo stesso tempo rimanere aperto alla possibilità di un seguito. In questo romanzo l’intera indagine verrà conclusa, ma resteranno ancora alcuni fili sciolti, da riprendere e approfondire nei prossimi episodi.

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