M. Chiara Biagioni
Si celebra il 24 maggio, la Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa cattolica in Cina. È stata istituita da Benedetto XVI e si è celebrata per la prima volta nel 2008.
Cade nel giorno in cui si fa memoria della Beata Vergine Maria Aiuto dei cristiani ed è molto sentita in Cina, soprattutto nel santuario di Nostra Signora di Sheshan a Shanghai. “I cattolici cinesi in Italia l’hanno sempre vissuta in maniera molto significativa, facendo incontri nelle varie città d’Italia”, spiega al Sir padre Gianni Criveller, missionario Pime. “Quest’anno si sono trovati lo scorso weekend a Prato dove c’è – come tutti sanno – una comunità cinese numerosa”. Anche Papa Francesco, al termine dell’udienza generale in piazza San Pietro, ha rivolto oggi un particolare saluto ai cattolici cinesi assicurando di condividere le loro “gioie” e “speranze”, ma anche le sofferenze di “pastori e fedeli” e auspicando che il Vangelo possa essere annunciato in “pienezza” e “libertà”.
“Siamo in un periodo in cui la Chiesa in Cina continua a vivere situazioni di difficoltà”, ricorda Criveller. Si tratta di “una piccola Chiesa in un immenso Paese”. Un paese di un miliardo e 300 milioni di abitanti dove i cattolici sono tra i 12 e 15 milioni. A stento rappresentano l’1 per cento della popolazione.“Però bisogna dire che per valutare la qualità evangelica di una chiesa non conta il numero. Conta piuttosto la fedeltà al Vangelo e la Chiesa in Cina ne ha sempre dato testimonianza”.Giunto nel 635, tra cristianesimo e Cina c’è sempre stato un rapporto importante. “Tuttavia – aggiunge il missionario – ci sono anche sempre state grandi difficoltà e persino persecuzioni”. “Per cosa bisogna pregare? “Per due cose”, risponde Criveller. “La prima è per l’unità della Chiesa in Cina. Unità tra i vari membri, tra le comunità ufficiali e quelle che sono ancora sotterranee. Tra i vescovi, i presbiteri. Perché nel passato ci sono state purtroppo delle divisioni che rischiano di compromettere l’evangelizzazione in Cina. Ma la divisione della Chiesa in Cina, in realtà, non è generata da parte dei cattolici stessi ma da una politica religiosa delle autorità cinesi che privano la Chiesa della sua libertà.La seconda cosa per cui bisogna pregare molto è la libertà. La libertà della Chiesa in Cina e del popolo cinese”.
A questo proposito, padre Criveller osserva: “Purtroppo su questo fronte non si stanno facendo passi molto in avanti da parte delle autorità cinesi. Da parte sua, invece, la Santa Sede sta cercando in tutti i modi di aumentare questa unità instaurando un dialogo con la Chiesa in Cina e con le autorità politiche cinese. Ma i frutti non sono ancora quelli che la Santa Sede e Papa Francesco desiderano”. Importante è il ruolo che Papa Francesco svolge, proprio in questa direzione. “Innanzitutto, Papa Francesco è il Papa”, sottolinea il missionario, “e il cattolicesimo in Cina si è salvato anche grazie ad una grande devozione e fedeltà dei cattolici alla figura del Papa, chiunque esso sia, da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI. Papa Francesco ha il suo carisma che lo contraddistingue e fa sì che sia particolarmente amato. Essendo un Papa la cui leadership è riconosciuta a livello mondiale, anche da non cristiani, per la sua attenzione ai temi del Sud del mondo, dello sviluppo, dei poveri, anche le autorità cinesi hanno attenzione per questo Papa. I cattolici gli sono particolarmente devoti e gli vogliono bene”.
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