Un affidamento alla Madre che non si è mai interrotto, neanche nei giorni difficili del lockdown, anche se vissuto virtualmente da lontano, ma che adesso ritorna nella piazza di Loreto, davanti alla basilica dove sono custodite le mura della casa di Maria a Nazareth, con la preghiera del santo Rosario guidata dall’arcivescovo monsignor Fabio Dal Cin, delegato pontificio, il sabato sera alle 21. “Il Rosario – spiega monsignor Dal Cin – è una preghiera di famiglia che poi qui a Loreto acquista un sapore particolare perché la Santa Casa ci ricorda proprio della presenza della Sacra Famiglia di Maria, Gesù e Giuseppe, e quindi la preghiera di ogni famiglia. Poter recitare il Rosario insieme con il popolo di Dio, con le persone, significa davvero ravvivare il nostro appartenere alla grande famiglia che è la Chiesa, e la famiglia della Chiesa è una famiglia mariana. È molto bello vivere questa preghiera tutti insieme sulla piazza, con l’immagine della Vergine, che viene portata sul sagrato, per tutto il popolo di Dio che si unisce in orazione”.
Monsignore sono tornati i pellegrini a Loreto?
R – Sì, devo dire che c’è una bella partecipazione di famiglie che approfittano magari anche della vicinanza, delle ferie che trascorrono in zona e vengono qui a pregare. Il Santuario è molto frequentato soprattutto venerdì, sabato e domenica. Ci sono anche dei gruppi soprattutto di giovani. Per esempio alcuni ragazzi di Verona sono rimasti qui qualche giorno e si sono uniti alla recita del Rosario. Domani inizierà la presenza di gruppi scout provenienti da ogni parte d’Italia. Quindi anche questo è un bel segno di speranza.
Al termine del Rosario tutte le preghiere che i pellegrini lasciano scritte al santuario e quelle che poi vi arrivano sul sito, vengono offerte e bruciate in un braciere. Cosa vuol dire?
R – Questo gesto è molto presente anche nelle parrocchie, e si fa soprattutto nel mese di maggio, e vuole esprimere appunto il senso della preghiera che è questa invocazione che sale a Dio. E i pellegrini desiderano proprio lasciare scritto qui in santuario la loro preghiera e il loro affidamento a Dio per mezzo di Maria. Devo dire che sono tantissime le implorazioni, che aumentano sempre di più, tanto da dover anche pensare a un raccoglitore molto più grande di quello che c’era in precedenza, proprio per questo desiderio anche di materializzare nello scritto questa invocazione, che nel momento in cui viene consegnata alla preghiera liturgica diventa una preghiera sostenuta da tutto il popolo di Dio.
Ormai da oltre un mese trasmettete ogni giorno a mezzogiorno il Santo Rosario che poi viene mandato in diretta su tutti i nostri canali. Quali sono le reazioni dei fedeli?
R – Innanzitutto sono di apprezzamento, perché il Rosario è una preghiera essenziale ed è una preghiera anche universale, perché viene recitata in diverse lingue. E questo dimostra anche l’universalità del santuario, perché la Santa Casa appartiene a tutti.
Perché c’è questo bisogno di affidarsi a Maria, alla Madre?
R – Proprio in questo momento, succede quello che succedeva quando eravamo bambini, quando combinavamo qualche cosa e andavamo a rifugiarci dalla mamma. La madre è segno di protezione e di accoglienza, la madre aiuta sempre a rialzarsi e a guardare avanti. Ed io penso che sia proprio un dono della grazia di Dio in questo momento per l’umanità questo risveglio della fede in Maria, non per fermarsi a Lei ma per poter arrivare a Dio attraverso di Lei. Questa è una grande opportunità per risvegliare la nostra appartenenza a Dio e alla Chiesa e trovare in Maria anche il modello di una donna che è stata grande per quella fede con cui si è donata a Dio e al prossimo. La sua vita è stata molto vicina alla vita di tutti noi, perché prima di tutto Maria è stata una donna di casa, di famiglia, che ha lavorato nel suo villaggio, che ha amato suo marito e suo figlio, e come tante donne ha vissuto la propria missione con grande amore e grande fede in Dio. Proprio per questa sua umanità, noi la sentiamo particolarmente vicina
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