SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Grande festa a San Benedetto del Tronto per i 40 anni della parrocchia Madonna del Suffragio. Domenica 31 marzo il vescovo Carlo Bresciani ha presieduto la Santa Messa delle 11 concelebrata da Don Patrizio Spina, vicario generale della nostra diocesi; Don Gianni Capriotti, attuale parroco; Don Roberto Melone, parroco prima di Don Gianni, Don Luciano Paci, primo parroco e Don Gianni Anelli che in questa parrocchia iniziò il suo ministero sacerdotale. Ha assistito il vescovo durante la celebrazione il diacono Walter Gandolfi. Durante la Messa sono stati presentati al Vescovo i ragazzi che quest’anno riceveranno il sacramento della cresima.
All’inizio della celebrazione il parroco Don Gianni, oltre a salutare il Vescovo e gli altri concelebranti, ha rivolto il suo saluto al sindaco Pasqualino Piunti, al signor Gasparretti e Giuseppe Aureli dell’impresa edile che ha costruito l’edificio sacro e un affettuoso pensiero a Don Piero, che fu parroco della Madonna del Suffragio e che continua a cantare le lodi di Dio in paradiso.
Nell’omelia il Vescovo Carlo ha ricordato come la chiesa-edificio sia il luogo che accoglie la Chiesa-comunità spirituale che si raduna per ascoltare la Parola del Signore e nutrirsi dell’Eucaristia.
La parola che abbiamo ascoltato, ha proseguito Mons. Bresciani, ci aiuta a costruire la comunità e noi siamo certi di come Dio si occupi di noi come di un padre si. Nella prima lettura Dio provvede a donare una terra al suo popolo dopo anni di peregrinazione nel deserto nei quali si è nutrito solo di manna: ora invece può finalmente gustare i frutti della terra.
Anche il vangelo, ha continuato, ci fa riscoprire Dio come padre. Gesù insegna che tipo di rapporto dobbiamo avere col padre per insegnare a noi che tipo di rapporto dobbiamo avere con gli altri. L’occasione è data dai pubblicani e peccatori che seguivano Gesù e i benpensanti hanno iniziato a mormorare scandalizzati sull’accoglienza da parte di Gesù dei peccatori. La parabola ci insegna che la visione religiosa degli scribi e dei farisei non è corretta perché ritengono che c’è qualcuno che Dio non possa accogliere. Alla luce di ciò, le nostre chiese non possono che essere comunità aperte all’accoglienza. Non dobbiamo fare come i farisei che scartano gli altri ritenendosi superiori. Solo in questo modo edifichiamo la comunità come Dio la vuole: nessuno deve sentirsi arrivato, ma tutti siamo in cammino di conversione verso il Padre.
Al termine della Messa c’è stato un momento di festa e di condivisione nello spazio antistante la chiesa.
Questa sera, lunedì 1 aprile, la parrocchia avrà come come ospiti: il primo parroco, don Luciano Paci, e rappresentanti dell’impresa edile che ha realizzato la chiesa. Racconteranno tutta la storia della costruzione.
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