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“Strana… mente artista” a tu per tu con il maestro Massimo Rodilossi

Di Carlo Gentili

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Come nasce l’interesse per la musica e per l’organo?
In occasione del mio undicesimo compleanno, i miei genitori mi regalarono una tastiera tanto per gioco, e compresi che l’amore innato per la musica non poteva limitarsi al solo ascolto, ma anche all’esecuzione. Dapprima cominciai a strimpellare come molti a quell’età, poi ho seguito delle lezioni private e così, malgrado la mia forte emotività, esaudii la richiesta del mio parroco di animare le liturgie eucaristiche suonando l’organo. Da qui, negli anni a venire, ho incontrato tante persone, tra cui musicisti amatoriali e professionisti, in occasioni ed esperienze musicali e spirituali, che hanno fatto crescere in me l’amore per la musica: accompagnamento ad animazioni liturgiche, a cori, ad ensemble strumentali, le prime esperienze di direzione di coro.

Corsi, incontri formativi, stage con i maestri del calibro di Frisina, Giovanni Maria Rossi, Marino D’Angelo. Cosa ti è rimasto impresso? Quali i ricordi piu’ belli? Quali esperienze hai maturato?
La mia formazione musicale, iniziata quasi per gioco, è poi diventata via via. più seria ed impegnativa, compatibilmente con gli studi scolastici, universitari e gli impegni familiari. Ho avuto modo di seguire diversi momenti formativi o corsi specifici sull’organo, sulla musica liturgica e sulla musica impegnata. Non posso non ricordare i contributi di diversi amici tra cui p. Marino D’Angelo, e professionisti tra cui il M° Pasquale Veleno ed il M° Giovanni Farina per la Direzione Corale, il M° Francesco Lanzillotta per la Direzione d’Orchestra ed il M° Bruno Taddia per il Canto Lirico.
Ogni corso, ogni seminario ha rappresentato un’esperienza da cui ho attinto, un traguardo ed una nuova partenza allo stesso tempo: ognuno dei Maestri e dei colleghi di corso ha lasciato un segno formativo, tecnico ed umano allo stesso tempo. Poter condividere esperienze musicali, formative oltre che conviviali, insieme ad altre persone che hanno fatto della passione per la musica una professione, è senz’altro impegnativo, ma è emozionante, arricchente e stimolante.

Nel 2015 hai assunto la direzione artistica della storica Corale Sisto V di Grottammare. Raccontaci qualche aneddoto, curiosità.
Spesso non sappiamo cosa il destino ci riserva e la storia dell’incontro tra me e la Corale Sisto V ne è una riprova.
Conoscevo questa realtà musicale, come spettatore, per la sua notorietà e le sue esibizioni; solo quando ho suonato l’organo al matrimonio della figlia di una mia collega di lavoro, entrambe coriste della Corale, ho potuto conoscere direttamente diversi componenti invitati, che per l’occasione hanno animato la cerimonia sotto la mia guida.
A seguito di questa esperienza, il Presidente Marco Concetti ed il Direttivo mi hanno contattato per la preparazione all’evento Nozze d’oro, dato che il direttore dell’epoca, il M° don Luigi Petrucci, era impossibilitato per motivi personali.
Ricordo la prima volta che ho condotto le prove alla presenza del M° Petrucci: provare, dirigere dei brani elaborati da lui stesso col coro che dirigeva già da molti anni. E’ stato un incontro particolare che rimarrà sempre impresso nei miei ricordi: lui dall’alto della sua preparazione ed esperienza, che apprezzava il mio operato, io che cercavo di svolgere il mio ruolo in maniera puntuale e precisa con l’attenzione di chi ha cura di una creatura accudita da altri per anni: l’incontro di due generazioni, di due mondi, di due modi di operare nel rispetto reciproco.
Hai partecipato all’evento “Nozze d’oro” per i 50 anni d’opera allo Sferisterio. Cosa ricordi di quella straordinaria iniziativa?

Nozze d’oro è stata una grande festa musicale in occasione della prestigiosa ricorrenza storica dei 50 anni di opera lirica allo Sfreristerio di Macerata, in cui i protagonisti principali, diretti dal M° David Crescenzi, erano la Fondazione Orchestra Regionale delle Marche, il Coro lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini”, il Coro di voci bianche Pueri Cantores “D. Zamberletti”, il Complesso di palcoscenico Banda “Salvadei” e oltre 1500 coristi appartenenti a 60 diversi cori polifonici amatoriali di tutte le Marche.
La proposta di preparare la Corale Sisto V a tale evento in un primo momento mi ha destato molta sorpresa, poi l’ho accolta con molto entusiasmo ed impegno; mi era capitato più volte di cantare o suonare in occasioni particolari con molti cori, coristi e musicisti, ma questa era la prima volta che affrontavo un repertorio operistico per una serata così particolare, in un’ambientazione altrettanto suggestiva.
La preparazione a tale evento ha segnato in me momenti indimenticabili: allo stesso tempo, mi sentivo onerato ed onorato di poter preparare la storica Corale, diretta inizialmente da M° don Piergiorgio Vitali, e poi, per trent’anni, dal M° Luigi Petrucci.
La serata è stata senz’altro un’esperienza arricchente per la Corale stessa ma anche per me stesso: poter cantare tutti insieme, in polifonia, brani operistici accompagnati dall’Orchestra filarmonica Marchigiana, e diretti dal M° David Crescenzi, all’interno dello Sferisterio, posso assicurare che ha rappresentato un’emozione indimenticabile.

Il riconoscimento, il premio, il risultato o il piu’ bel ricordo legato alla tua realtà artistica?
Per chi fa musica è fondamentale far scaturire emozioni in chi partecipa alle proprie esecuzioni; per cui non posso non ricordare come riconoscimento più bello l’apprezzamento ricevuto a fine concerto d’estate del 9 agosto 2016 da parte di varie persone: “Complimenti per il Concerto che ci ha emozionato l’animo, tanto da commuoverci”.
Dietro un concerto, un’esecuzione, c’è molto lavoro, che comporta dispendio di tempo, energie e tanti sacrifici, ma è fondamentale per un musicista tenere sempre in mente l’obiettivo di provare a suscitare emozioni. Solo in tal modo i coristi ed i musicisti possono provare sensazioni particolari, per poi trasmetterle e suscitarle nel pubblico, come se tutti fossero un sol corpo vibrante dalle più svariate sfaccettature.

Pensiamo ai giovani: come far scattare l’interesse per la musica del passato? Per la musica sinfonica, operistica o per il bel canto all’italiana, noto in tutto il mondo?
Opinione diffusa è che la musica cosiddetta classica, per poter essere apprezzata, deve essere compresa, ma vorrei precisare alcuni aspetti.
Innanzitutto, la definizione di classica è piuttosto restrittiva, in quanto è riferita ad un linguaggio che per sua natura è universale, e che poco si presta ad etichette releganti.. La “musica del passato” a volte è considerata antiquata, ma posso assicurare che si rivela molto più innovativa di quanto si pensi, e di quanto scrivano gli autori contemporanei. Per avvicinarsi ad essa, come ad ogni altra esperienza artistica, non è necessario essere in possesso di nozioni tecniche particolari, anche se queste ne arricchiscono l’analisi, ma è sufficiente predisporsi all’ascolto “attivo”, ovvero a quell’ascolto, connotato da curiosità e passione, che permetta il coinvolgimento emotivo, fine primario di ogni forma artistica.
I tempi e le modalità di ascolto sono ben diversi: la Musica classica, rispetto alla musica cosiddetta dei giovani, per poterne percepire al meglio tutte le sonorità, ed al contempo l’effetto scenico, richiede maggiore concentrazione e silenzio, proprio per un diverso modo di comunicare il pensiero musicale: non esiste trasmissione televisiva o radiofonica o registrazione che possa sostituire l’emozione che un’esecuzione in un teatro o in una sala da concerto può suscitare in base alle caratteristiche del luogo, degli esecutori e del direttore, rendendo quell’esperienza unica ed irripetibile.
In conclusione, consiglio di “vivere” la musica tutta, in special modo quella Classica, dal vivo ed in un’ambientazione adatta.

Arte e spiritualità: come la vedi?
Nel corso dei secoli, spesso l’arte è stata espressione della spiritualità, proprio come espressione del proprio intimo, veicolo dei sentimenti. Anche nel mio caso rappresenta un’espressione in cui ho potuto e posso esprimere la mia spiritualità attraverso il servizio liturgico.
Con la musica è possibile esprimere ciò che con le parole non si riesce, dando un significato diverso e più profondo: questo è ancora più evidente nel caso in cui l’uomo voglia esprimere la bellezza, l’amore dell’Assoluto con la fede, ovvero di ciò che è razionalmente incomprensibile. Si pensi ai grandi artisti del passato.
La musica accompagna tutta l’esistenza umana, sottolineando i vari momenti personali e sociali: è fonte di piacere producendo effetti positivi sulla fisiologia del corpo, aiutando e regolando l’umore; ed inoltre eleva gli animi e sviluppa le società, esaltando le potenzialità di ciascun individuo in armonia con l’altro; infatti, come affermato dal M° Salvatore Accardo, è anche una metafora della vita, giacchè con essa il musicista conquista la propria libertà nel rispetto di quella altrui.
La musica, essendo esternazione dell’intimo più profondo, con riflessi diretti verso l’esterno, rappresenta al tempo stesso sia una riflessione personale rivolta dentro di sé, sia una estroflessione della propria individualità, non come imposizione del proprio ego, ma come strumento della ricerca della bellezza e della perfezione immateriale in armonia con il Creato intero.

Musica come sogno, come fuga, come impegno o come denuncia?
Pur dilettandomi a volte a comporre, non mi sento un compositore, ma più un esecutore che dà rilievo alla maniera con cui proporre brani altrui. Un musicista, come affermato da un mio insegnante, M° Francesco Lanzillotta, “è per definizione un curioso che ha per tutta la vita l’esigenza di scoprire”, e pertanto, pur condizionato dalle proprie inclinazioni e capacità, non potrò che essere alla continua ricerca di nuove situazioni, di nuovi stimoli che conducano alla percezione di quell’energia che in uno scambio emotivo coinvolga ascoltatore, musicista e pubblico stesso. Questo spirito mi muove a scegliere un repertorio e ad eseguirlo sempre nel rispetto di quanto scritto dagli autori.

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