Galantino“La condizione di contraddizione è forse la condizione più peculiare dell’uomo occidentale. Ma chi l’ha detto che la contraddizione sia comunque e necessariamente un difetto, e la coerenza un merito?”. A lanciare la provocazione è stato monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, intervenendo al Convegno “Università 2020”, promosso a Roma dall’Aidu (Associazione italiana docenti universitari). “Se un peccatore smette di peccare – si è chiesto – è solo un incoerente, o non è piuttosto un uomo che si sta trasformando in meglio?”. Anche l’ambiguità, per Galantino, è un concetto “non esclusivamente negativo, anzi apertamente positivo, almeno nella maniera in cui lo ha elaborato Simone de Beauvoir” e da Merleau-Ponty, che – per il quale il filosofo “si riconosce dal fatto che distingueva un’ambiguità “buona”, da un’ambiguità “cattiva”: “Mentre quest’ultima coincide con la banale doppiezza – ha spiegato il vescovo – l’ambiguità buona esprime in qualche modo il singolare destino dell’uomo di voler vedere e vivere sempre il diritto e anche il rovescio delle cose”. Ma l’uomo contemporaneo non è soltanto mancanza, contraddizione e ambiguità, la tesi di Galantino: “L’essere umano vuole sapere, anche se non sempre è disposto a pagare il prezzo necessario per porsi domande sensate ed avviare, a partire da esse, processi autentici di ricerca”. “Sono troppe le spinte a percorrere scorciatoie securizzanti e deresponsabilizzanti, impunemente enfatizzate da media e testimonial, che di eccezionale hanno solo la loro beata incoscienza”, la denuncia.

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