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Papa Francesco “In un mondo competitivo, i cristiani sono i germogli di un’altra umanità”

Zenit di Luca Marcolivio

Abbassarsi e umiliarsi per poter guardare alle “cose di lassù” e andare incontro a Dio. Questo il senso del messaggio Urbi et orbi, pronunciato oggi da papa Francesco al termine della Santa Messa di Pasqua, celebrata in una piazza San Pietro affollatissima nonostante la pioggia.

“Gesù Cristo, per amore nostro, si è spogliato della sua gloria divina; ha svuotato sé stesso, ha assunto la forma di servo e si è umiliato fino alla morte, e alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato e lo ha fatto Signore dell’universo. Gesù è Signore!”, ha detto il Papa.

La “via della vita e della felicità”, ha ricordato il Pontefice, è quella indicata dalla morte e resurrezione di Gesù e consiste nell’“umiltà che comporta l’umiliazione”. Se da un lato l’orgoglioso guarda “dall’alto in basso”, l’umile guarda “dal basso al’alto”.

Umili furono, in tal senso, Pietro e Giovanni che, richiamati dalle donne, corsero al sepolcro, trovandolo vuoto e si “chinarono” per entrarvi. “Solo chi si abbassa comprende la glorificazione di Gesù e può seguirlo sulla sua strada”, ha sottolineato il Pontefice.

In un mondo che propone di “imporsi a tutti costi, di competere, di farsi valere”, i cristiani sono “i germogli di un’altra umanità, nella quale cerchiamo di vivere al servizio gli uni degli altri, di non essere arroganti ma disponibili e rispettosi”: questa, ha detto il Santo Padre, “non è debolezza, ma vera forza”, perché “chi porta dentro di sé la forza di Dio, il suo amore e la sua giustizia, non ha bisogno di usare violenza, ma parla e agisce con la forza della verità, della bellezza e dell’amore”.

Francesco si è quindi di nuovo soffermato sulle “sofferenze dei tanti nostri fratelli perseguitati a causa del Suo nome, come pure di tutti coloro che patiscono ingiustamente le conseguenze dei conflitti e delle violenze in corso”.

Invocando “Gesù vittorioso”, il Papa ha chiesto la pace per la Siria e per l’Iraq e ha esortato la comunità internazionale perché “non rimanga inerte di fronte alla immensa tragedia umanitaria all’interno di questi Paesi e al dramma dei numerosi rifugiati”.

La pace è stata invocata anche per la Libia, perché “si fermi l’assurdo spargimento di sangue in corso e ogni barbara violenza” e per lo Yemen, con una preghiera speciale per l’intesa raggiunta in questi giorni a Losanna, per il nucleare in Iran, “affinché sia un passo definitivo verso un mondo più sicuro e fraterno”.

Il Pontefice ha chiesto il dono della pace anche per la Nigeria, per il Sud-Sudan e per varie regioni del Sudan e della Repubblica Democratica del Congo, ed in particolare per le vittime dell’attentato di giovedì scorso a Garissa, in Kenya, oltre che “per quanti sono stati rapiti, per chi ha dovuto abbandonare la propria casa ed i propri affetti”.

Per l’Ucraina, il Santo Padre ha auspicato che si ritrovi “pace e speranza grazie all’impegno di tutte le parti interessate”.

“Pace e libertà” sono state invocate per le vittime delle “nuove e vecchie forme di schiavitù da parte di persone e organizzazioni criminali”, per le vittime dei “trafficanti d’armi” e dei “trafficanti di droga, tante volte alleati con i poteri che dovrebbero difendere la pace e l’armonia nella famiglia umana”.

Francesco ha concluso le invocazioni, con un pensiero “agli emarginati, ai carcerati, ai poveri e ai migranti che tanto spesso sono rifiutati, maltrattati e scartati; ai malati e ai sofferenti; ai bambini, specialmente a quelli che subiscono violenza; a quanti oggi sono nel lutto”.

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