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FOTO Vescovo Carlo: “Quando si attende una persona amata, si veglia anche la notte…”

DIOCESI – Sabato 4 Aprile il Vescovo Carlo Bresciani ha presieduto la Santa Messa della Veglia di Pasqua.

Durante la celebrazione sono stati battezzati due adulti e due bambini.

Durante l’omelia il Vescovo Carlo Bresciani ha affermato: “Stiamo vivendo in preghiera la grande veglia pasquale. Una veglia che simboleggia l’attesa dell’umanità: la manifestazione di Gesù quale figlio di Dio. Quando si attende una persona amata, si veglia anche la notte, ed è una veglia che non pesa. Gli stessi sacramenti che verranno amministrati questa notte ad alcuni adulti e a due bambini indicano l’umanità tutta che, dopo aver atteso Gesù, viene da lui rigenerata alla vita nuova: l’uomo rinasce in Cristo risorto. Il sacramento è l’incontro con il Cristo risorto che dona a noi la vita nuova attraverso il suo Spirito vivificante.

Carissimi, noi questa sera nella nostra veglia e nella nostra preghiera portiamo a Dio l’attesa di tutti gli uomini del mondo. Molto spesso si tratta di attesa inconsapevole, ma tutto il mondo attende chi ci possa riscattare dal male che è dentro l’essere umano.

Ci sentiamo, quindi, in profonda comunione addirittura con il respiro di tutto il creato, perché san Paolo dice nella lettera ai Romani che la stessa creazione “geme e soffre le doglie del parto” (Rom 8, 22) perché attende di “entrare nella libertà dei figli di Dio (v. 21), quella libertà che scaturisce dalla morte e resurrezione di Gesù e che coinvolge mirabilmente tutto il cosmo. Come tutto il creato è stato intaccato dal peccato, la redenzione dal peccato lo riscatta dall’avidità dell’uomo che lo distrugge.

C’è un profondo desiderio di redenzione e di salvezza che attraversa il nostro mondo: un desiderio di pace, di relazioni pacifiche, di giustizia. Un desiderio che ha percorso i secoli fin dall’antichità: lo abbiamo sentito nelle letture che sono state proclamate in questa grande veglia e che ci hanno fatto ripercorre alcuni tratti fondamentali della storia del creato e della storia di Israele, il popolo eletto di Dio. Si tratta della storia di Dio con l’uomo e del suo incessante amore che mai l’ha abbandonato.

Si può avere l’impressione che l’attesa e la speranza del mondo siano utopia irrealizzabile. Lo stesso dramma della morte di Gesù che abbiamo rivissuto ieri nella liturgia del venerdì santo sembra confermare l’impossibilità che questi desideri si realizzino. Perfino i primi discepoli e gli stessi apostoli, di fronte alla morte in croce di Gesù, si sono ritirati sfiduciati e impauriti. I due discepoli di Emmaus dicono “noi speravamo”. Le loro attese sembravano essere svanite proprio su quella croce.

Ma la resurrezione di Gesù è la sorprendente smentita di questo pessimismo umano che non si fida di Dio. Le sorti della storia sono solo apparentemente nelle mani degli uomini, in realtà sono nelle mani di Dio. Gli uomini possono uccidere il corpo, e lo hanno fatto con Gesù, ma Dio può ridare la vita. L’ultima parola spetta a lui e lui non la lascia nelle mani dell’uomo. Gesù ha creduto a questo, si è rimesso nelle mani di Dio (“nelle tue mani affido il mio spirito”) ed è stato Dio a dire l’ultima parola sulla sua vicenda umana, e questa è stata parola di vita e non di morte.

Abbiamo sentito nella prima lettura che Dio ha creato il mondo per la vita. L’essere umano nella illusione del suo orgoglio di farsi dio al suo posto, di sostituirsi a Lui, ha introdotto la morte e la violenza e così ha distrutto l’ordine che Dio aveva pensato per il bene di tutti. Gesù stesso, nella sua condanna alla crocifissione, ha fatto esperienza sulla sua pelle della gravità di questo disordine che è stato introdotto dal peccato nel mondo, l’ha subito su di sé, ma non si è lasciato coinvolgere in questo disordine violento. Ne è rimasto vittima innocente, mite di fronte alla soldataglia e a sacerdoti preoccupati solo di non perdere il proprio potere. Subendo da mite e umile la croce ha rotto la catena della violenza che chiama violenza, in una sequela che da Caino in poi non aveva avuto alcuna interruzione. Hanno potuto uccidere il suo corpo, ma non il suo amore, rimasto vivo fino all’ultimo respiro. In Gesù, l’amore ha vinto la violenza e la morte. E l’amore del Padre ha ridato vita al suo corpo.

Tra poco amministreremo i sacramenti della iniziazione cristiana a questi adulti e a due bambini. Insieme a loro rinnoveremo le promesse del nostro battesimo. Con i sacramenti Gesù riversa su di noi tutta la novità di vita nella quale lui stesso è entrato con la resurrezione e ci associa nella sua lotta pacifica, umile e mite, contro il male che nel mondo ammorba le relazioni. Meditiamo sui sacramenti che abbiamo ricevuto noi e che riceviamo a nutrimento della nostra vita cristiana. Viviamo secondo la verità che i sacramenti ci hanno comunicato. Non riduciamoli a riti, né a semplici tradizioni. Il sacramento è l’opera meravigliosa di Dio che si affianca alla nostra vita e la unisce alla sua opera nel mondo.

Come Dio ha liberato il popolo d’Israele dalla schiavitù dell’Egitto, così Gesù attraverso i sacramenti libera noi dalla schiavitù del peccato e ci immette nel suo corpo che è la Chiesa, quel corpo che, come avevano compreso gli antichi Padri, è scaturito dal suo costato trafitto. Come avvenne per gli ebrei che Dio liberò dall’Egitto e li costituì popolo, così è per noi: nella resurrezione siamo liberati dalla schiavitù del nostro peccato e siamo costituiti popolo santo di Dio che è la Chiesa.

Gesù non ci libera per portarci nella solitudine o nell’isolamento, ma per farci popolo. E’ per questo che i sacramenti ci fanno Chiesa e non hanno raggiunto in noi tutta la loro efficacia finché non ci hanno fatto Chiesa nella quale resta presente e vivo il nostro Signore risorto, nella quale lo possiamo incontrare e ascoltare, dalla quale riceviamo la sua Parola e i suoi sacramenti della salvezza. I sacramenti sono sacramenti del Cristo risorto, ma senza Chiesa non ci sono i sacramenti di Cristo risorto. Per questo la Chiesa celebra i sacramenti dell’ingresso nella vita cristiana durante la grande veglia pasquale. E’ per questo che, mentre riceviamo dalla Chiesa i sacramenti, questi ci fanno Chiesa di Cristo.

Ho insistito, come avete sentito, sul tema dei sacramenti in questo triduo pasquale, perché mi pare sia strettamente connesso con la nostra vita cristiana in Cristo risorto.

Lodiamo e benediciamo il Signore per i doni dei sacramenti e della Chiesa. Lo lodiamo come il crocifisso risorto, come Colui che è la nostra speranza e nel quale desideriamo vivere.

Carissimi fedeli, vi auguro di incontrare il Cristo risorto in ogni sacramento che ricevete e che sappiate sempre vederlo presente nella Chiesa e nei suoi sacramenti di salvezza”.

Redazione: