SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “L’Approdo negato” è la commemorazione che da sette anni si svolge il giorno del naufragio del “Rodi” , 23 dicembre. Presso la banchina Malfizia, di fronte al monumento “Il mare, il ritorno” dedicato ai caduti in mare, l’amministrazione comunale e il Circolo dei Sambenedettesi hanno commemorato le vittime del mare. Una semplice cerimonia in cui era palpabile la commozione e gli occhi lucidi di anziani pescatori per l’ultima vittima del mare, Nicola Pignati, in questo dicembre funesto.  La cerimonia in cui si è posta una corona presso il monumento, ha ricordato in particolare le vittime di quelle imbarcazioni che sono scomparse in mare e di cui non si è rinvenuto nulla, il mare non ha restituito né corpi né relitti né la storia di ciò che sia accaduto: i motopescherecci Malfizia, Madonna di S. Giovanni e Martinsicuro II.

Morti Azzurre sono state chiamate le morti di questi lavoratori del mare che nel mare hanno perso la vita mentre esercitavano il proprio lavoro. La sicurezza  è ciò che ha sottolineato il sindaco di San Benedetto Gaspari nel suo intervento esprimendo vicinanza alle famiglie. Il ricordo deve diventare azione concreta perché simili tragedie non si ripetano, anche attraverso una maggiore ricerca di sicurezza e di dispositivi grazie alla tecnologia per poter vivere il lavoro con sicurezza. Tema condiviso quello dell’attuazione di forme di vigilanza sulla sicurezza, anche dal sindaco di Martinsicuro Paolo Camaioni, per la prima volta invitato alla commemorazione, riconoscendo la comune storia legata al mare e al lavoro in mare delle due città. Alcuni dei caduti in mare ricordati provenivano infatti da Martinsicuro, Camaioni figlio di un capitano di lungo corso, ha raccontato suoi ricordi personali legati proprio alla tragedia del Rodi.

Un ruolo operativo nei confronti della supervisione della sicurezza e del rispetto delle regole, è quello della capitaneria ma il comandante Marzano ha ricordato che accanto a queste regole, c’è una condizione sociale da vigilare per cui le persone che lavorano non debbano sentirsi spinte oltre i loro limiti, mettendosi in condizioni di rischio, per il proprio lavoro e per sostenere le proprie famiglie. È sembrato un forte richiamo alle responsabilità della società civile e della politica a mettere in atto quelle condizioni che generano sicurezza sociale e una cultura del lavoro rispettosa della persona e del mare, capace cioè di sapere quali sono i limiti da non forzare.

Benedetta Trevisani, con la figlia di una delle vittime e il filgio del comndante il Pinguino, ha poi letto i nomi delle vittime di queste imbarcazioni scomparse. La commemorazione dopo la benedizione di don Armando Moriconi, parrocco della Marina, che ha invitato a guardare al Natale come promessa di speranza di colui che è venuto a abbracciare tutto il dolore e i perché dell’uomo, , e la deposizione della corona è continuata lungo il muro del molo dove sono presenti le lapidi che ricordano tutti i caduti in mare.

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