SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Presso le Concezioniste Mons. Renzo Bonetti ha catturato con un discorso schietto e diretto l’attenzione di numerose persone intervenute ad ascoltarlo. Accolto da Anelide e Marco della pastorale familiare diocesana e dal vicario don Romualdo, Bonetti ha parlato con partecipazione per un’ora richiamando l’attenzione alla specificità della famiglia cristiana e della sua missione, resa tale dalla grazia del sacramento del Matrimonio a differenza di altri tipi di unione. Tanti i temi toccati per ridestare l’alta responsabilità della coppia di sposi cristiani, ha detto che, come tutti gli uomini e le donne, gli sposi sono parte viva della Chiesa e se il ministero presbiterale rende presente Gesù Cristo capo e pastore della Chiesa, il sacramento del matrimonio è segno che attualizza la relazione di Cristo e la Chiesa, “gli sposi sono Gesù in movimento”, non c’è l’uno senza l’altro, il capo senza il corpo. Ha richiamato alla bellezza dell’unità che nasce dai distinti, in particolare in questo tempo in cui si fa strada un’idea che vede nell’uguaglianza di dignità  non la valorizzazione delle differenze, ma l’annullamento della distinzione, “ma senza distinzione non c’è unità” , “l’originale del maschile e del femminile sono gli opposti, la distinzione” e da qui è la bellezza dell’unità, “rubare la distinzione è rubare l’unità”. Un richiamo forte a fronteggiare teorie come quelle del gender, o impostazioni che identificano il maschile e il femminile non come totalità della persona, ma parti di essa e che stanno facendo scomparire l’originalità del maschile e del femminile. Le coppie sono chiamate a tirar fuori il meglio dell’uomo e della donna posti accanto sennò abbiamo “mezze persone” e non tutta la ricchezza della bellezza e dell’originalità dell’essere donna o uomo che si ha accanto.

“Il volto di una coppia è la presenza di Dio amore, sono chiamati a comunicare l’immagine e somiglianza con Dio”, chi si sposa nel sacramento del matrimonio sa questo, così come che per la grazia di esse, gli sposi attualizzano l’unità tra Cristo e la Chiesa, e che Dio è il Padre, per cui la maternità e paternità dei genitori è la chiamata a essere segno dell’Amore del Padre. Lo scopo della famiglia con è compiuto in sé ma “è depositaria di una nostalgia , l’ansia per la famiglia definitiva” la famiglia grande dei figli di Dio. Quindi “la famiglia cristiana è la palestra del fare la famiglia grande che vive nella messa domenicale un anticipo”. Le famiglie senza quest’orizzonte finiscono per vivere per se stesse. Da qui si espande anche l’impegno sociale e per l’umanità dei figli di Dio e il dono e quindi l’educazione alla fraternità.

Mons. Bonetti forte della sua esperienza sul campo, in parrocchia nel suo impegno pastorale, ha indicato come è possibile essere famiglia, che vive la grazia del matrimonio e perciò la missione, con degli esempi perché la Chiesa domestica, che è la famiglia, è luogo dove fare esperienza e entrare in contatto con il “mistero grande”. In particolare la proposta di far diventare la casa come luogo di evangelizzazione, di condivisione, di preghiera, invitando a visitare il sito http://www.misterogrande.org/ per conoscere attività concrete delle comunità familiari di evangelizzazione. Un invito chiaro e esigente per vivere il proprio compito originale e specifico come sposi cristiani come segno di evangelizzazione, per “quel carisma relazionale” che gli sposi hanno chiamati a viverlo nella chiesa e nel mondo, insieme al sacramento del presbitero, “sacramenti indispensabili per la missione.”

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