“È il tempo di fare un salto di qualità. È giunto il momento che anche in Italia non lasciamo più solo alla buona volontà le relazioni ecumeniche, ma si arrivi ad un tavolo regolare di consultazione delle Chiese. Questa è una priorità di cui non possiamo fare a meno”. Lo ha affermato questa mattina il pastore Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei), intervenendo ad Assisi al convegno “Nel nome di Colui che ci riconcilia tutti in un solo corpo”. L’iniziativa, che si è conclusa nella tarda mattinata, ha affrontato il tema della Riforma di Lutero cercando di individuare i significati di “riforma” nel contesto storico attuale. “Questo 500° anniversario – ha notato – sembra non finire mai”. “È stato un biennio di grazia per l’ecumenismo, non solo per il protestantesimo”, ha aggiunto, rilevando che “questo è stato qualcosa di inaspettato”. In questa occasione, “abbiamo potuto sperimentare un nuovo sguardo su Lutero e sulla Riforma, abbiamo vissuto un cambiamento di clima nei rapporti con il cattolicesimo, con l’ortodossia presente qui ad Assisi. Ma anche nel rapporto tra protestantesimo storico e il mondo evangelico ampio”. Negro ha anche parlato dell’“ecumenismo come testimonianza comune e servizio nel mondo”, facendo riferimento all’iniziativa dei Corridoi umanitari. “Abbiamo avuto la gioia di rinnovare pochi giorni fa, il 7 novembre, il progetto”, ha spiegato il pastore, aggiungendo che “questa ‘best practice’ siamo riusciti pian pianino ad esportarla anche in Francia” con un progetto ecumenico analogo a quello italiano. “E oggi pomeriggio a Bruxelles, in Belgio, si inaugura un terzo corridoio umanitario con il coinvolgimento di Comunità di Sant’Egidio, Chiese cristiane, ebrei e musulmani”. Negro ha poi ricordato che nel convegno sono emerse “la centralità della grazia e della fedeltà di Dio”, “la centralità della Scrittura”, oltre ad una sottolineatura su “conversione e santificazione”, e la “necessità di una nuova evangelizzazione necessariamente ecumenica” mettendo insieme “il linguaggio della custodia con quello della profezia, della sapienza”. Il pastore ha anche fatto riferimento al fatto che “oggi, a Parigi, si celebrano i 30 anni del Consiglio delle Chiese cristiane in Francia che riunisce cattolici, protestanti e ortodossi”. Anche noi, ha concluso, “dobbiamo dotarci di qualcosa che ci consenta di essere insieme all’ascolto della Scrittura ma consenta anche l’ascolto e la conoscenza reciproca per essere sempre più efficacemente testimoni del Vangelo nell’Italia di oggi.

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