RosaDi Francesco Morrone

Molte città italiane hanno celebrato i sessant’anni dal rifiuto di Rosa Parks. Non tutti, forse, conoscono la sua storia, ma è grazie a questa cameriera di colore dell’Alabama che oggi bianchi e neri possono sedersi accanto sullo stesso autobus. Rosa Parks è passata alla storia perché nel 1955, in piena segregazione razziale, si rifiutò di cedere il proprio posto sull’autobus a un passeggero bianco. E’ opportuno ricordare che, nell’America degli anni Cinquanta, le norme cittadine obbligavano i neri a cedere il proprio posto ai bianchi nel settore comune dei bus. Così, per colpa di quel rifiuto, Rosa Parks venne immediatamente arrestata e incarcerata per condotta impropria. Il suo arresto scatenò violente proteste, e provocò come conseguenza la feroce rivolta della comunità afroamericana. Quest’ultima, guidata dal pastore Martin Luther King, decise di protestare civilmente e boicottare i mezzi pubblici della città, per cancellare una volta per tutte quella assurda legge che considerava i neri una razza inferiore. Dopo un intero anno di prigione, nel 1956 la Corte Suprema degli Stati Uniti liberò la Parks, decretando incostituzionale la segregazione sui pullman pubblici dell’Alabama.

Un “no” nella storia. Per ricordare i 60 anni da quel no che cambiò la storia, il ministero dei Beni Culturali ha promosso in questi giorni una campagna dal titolo #AlPostoGiusto. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con il Miur, l’Unar e l’Anci, ha visto diverse città italiane riempirsi di autobus con la scritta sul display “60 Rosa Parks”. Su questi bus, sono stati organizzati incontri, dibattiti e lezioni con la partecipazione di artisti, attori, scrittori stranieri e migranti. L’obiettivo era quello di ricordare la madre dei diritti civili, e sensibilizzare cittadini e giovani sul tema del razzismo e dell’integrazione.

“É un atto dovuto verso una donna meravigliosa – ha dichiarato il ministro Dario Franceschini durante le celebrazioni – per ricordare quel gesto, ma anche e soprattutto per riflettere sulle discriminazioni che esistono ancora oggi. La memoria ha senso se ha la capacità di volgere lo sguardo all’oggi e al futuro e ì trasformare in ispirazione gli esempi del passato, come Rosa”.

In autobus per ricordare. A Roma l’iniziativa è partita in piazza Madonna di Loreto, dove un autobus ha ospitato alcuni gruppi di studenti delle scuole elementari e medie. Sul mezzo, allestito per l’occasione, c’era una sedia gialla lasciata appositamente libera, e i bambini hanno ascoltato in silenzio le parole della scrittrice italo-somala, Igiaba Scego, che tanto ha scritto sul tema dell’integrazione. A Milano, invece, un tram storico partito dal centro della città, ha percorso ogni 45 minuti il tragitto da via Cantù fino alla stazione di Porta Genova. A bordo della vettura, sia gli alunni delle scuole sia i comuni cittadini, hanno assistito a un piccolo spettacolo teatrale, con alcuni attori che hanno letto brani tratti da ‘Il buio oltre la siepe’, caposaldo della letteratura antirazzista. Nel complesso, sono state tante le iniziative promosse in tutto il Paese per celebrare i 60 anni da quel gesto che cambiò per sempre la storia dei diritti civili. A Genova, ad esempio, è stata dedicata a Rosa Parks un’intera piazza nel quartiere di Voltri, mentre a Trento oltre 400 pensiline del trasporto pubblico cittadino e 110 autobus di linea hanno ospitato il messaggio “Al posto giusto”.

Un gesto spontaneo. Rosa Parks è morta dieci anni fa all’età di 92 anni.

Ha sempre detto che quel gesto fu spontaneo, ma non ribelle.

Quando lo ha compiuto, non poteva immaginare che l’autobus su cui viaggiava quel giorno sarebbe stato restaurato e custodito come un cimelio nel Museo Henry Ford. Non poteva sapere nemmeno che quel banale rifiuto avrebbe segnato la fine della segregazione razziale, aprendo la strada a mezzo secolo di battaglie e di lotte per il riconoscimento dei diritti civili. Ma soprattutto, Rosa Parks non poteva capire che quel giorno, in Alabama, era lei a trovarsi #AlPostoGiusto

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