Don MaffeisLa nostra comunicazione non può essere diversa da quella di Papa Francesco”. È quanto ha affermato don Ivan Maffeis, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei, incontrando, questa mattina a Roma, il Comitato dei presidenti e delegati Copercom. “Per questo – ha aggiunto – avvertiamo l’esigenza di studiare, di approfondire”. “Una urgenza che, girando per l’Italia, ho percepito è quella della formazione”. Don Maffeis ha parlato della “tanta passione trovata in tutta Italia, ma molto è ancora affidato al volontariato”. “È cresciuta senz’altro la professionalità”, ha aggiunto, sottolineando come “redazioni e uffici comunicazione costituiscano un patrimonio che nessuno ha. Sono punto di riferimento che sa offrire riflessioni e chiavi di lettura”. Don Maffeis non ha nascosto lo “scenario drammatico dei settimanali diocesani, che hanno visto scemare negli ultimi anni i loro lettori”. “Il giornale serve se fa opinione, e per fare opinione deve circolare”, ha evidenziato, sottolineando come “senza individuare prospettive di rilancio è difficile difenderne la sopravvivenza”. Discorsi analoghi riguardano “l’emittenza radiofonica, con un patrimonio di professionisti e di frequenze, l’editoria cattolica, la stampa missionaria”. “Nulla sarà più come prima”, ha affermato don Maffeis, per il quale “siamo chiamati ad accompagnare la trasformazione aiutando la formazione di competenze e conoscenze”.

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