(Foto Ccee)

Con “un passo storico verso l’unità dei Cristiani”, la versione aggiornata della Charta Œcumenica è stata presentata il 5 novembre a Roma nella Chiesa del martirio di San Paolo presso l’Abbazia delle Tre Fontane a Roma, dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) e dalla Conferenza delle Chiese europee (Cec). Frutto di “un lungo e meticoloso processo di revisione iniziato nel 2022”, “questo documento congiunto – scrivono i due organismi europei in un comunicato – segna una tappa fondamentale nel cammino ecumenico delle Chiese europee, rinnovando il loro impegno a camminare insieme nel dialogo, nella comprensione reciproca e nella testimonianza condivisa in risposta alle sfide del nostro tempo”. La Charta aggiornata è stata firmata dall’Arcivescovo Nikitas di Thyateira e Gran Bretagna, presidente del Cec, e da mons. Gintaras Grušas, Arcivescovo di Vilnius e presidente del Ccee. Insieme, hanno rinnovato “il loro impegno a costruire ponti tra le Chiese in Europa”.

Arcivescovo Nikitas di Thyateira e Gran Bretagna (Cec) e mons. Gintaras Grušas (Ccee). (Foto Ccee)

“Questa Charta Œcumenica è una chiamata alla coscienza e alla cooperazione”, ha affermato l’arcivescovo Nikitas. “Il nostro impegno reciproco come Chiese non è astratto, ma si fonda su una fede condivisa, vissuta nel dolore, nella divisione e nella speranza. In un’Europa frammentata e secolarizzata, la Charta ci spinge a riscoprire la forza della nostra comunione e l’urgenza della nostra missione”.

“Dobbiamo proclamare insieme il Vangelo, sostenere la dignità umana e lavorare fianco a fianco per la giustizia, la pace e la cura del creato. Questa è la nostra vocazione ecumenica: non solo parlare di unità, ma viverla”.

L’arcivescovo Grušas ha sottolineato che l’aggiornamento della Charta arriva in un momento cruciale per il cammino dell’Europa. “Le nostre Chiese sono chiamate a essere segni di unità e di speranza, non solo a parole ma anche nei fatti. Questa Charta ci permette di rispondere insieme alle ferite della guerra, agli sfollamenti e alle sfide etiche poste dalle nuove tecnologie. Ci esorta a camminare con umiltà, ad affrontare i fallimenti del passato ed a creare spazi di guarigione e riconciliazione. Ci invita, inoltre, ad ascoltare le voci dei giovani e a coinvolgerli nell’ideazione del percorso futuro. Siamo più forti quando siamo uniti”.

Roma, 5 novembre 2025, firma della Charta Oecumenica (Foto Ccee/Cec)

Il documento affronta le urgenze del mondo di oggi, tra cui la ricerca di pace e della riconciliazione, l’accoglienza dei migranti e dei rifugiati, la salvaguardia urgente del creato e il rafforzamento delle relazioni con le comunità ebraiche e musulmane. Firmata per la prima volta nel 2001, a Strasburgo, questa versione della Charta è stata sviluppata attraverso un ampio e inclusivo processo di consultazione che ha coinvolto Chiese, conferenze episcopali e organizzazioni ecumeniche in tutta Europa e oltre.

“Sebbene non abbia alcuna autorità legale o dottrinale – precisano Cec e Ccee -, la sua forza risiede nell’impegno morale e spirituale delle Chiese a riceverla e ad applicarla liberamente e in modo congiunto”.

Il testo si divide in 4 paragrafi: il primo è dedicato al tema “Crediamo nella “una santa chiesa cattolica e apostolica” – “Chiamati insieme all’unità nella fede”. Il secondo ha per titolo “In cammino verso l’unità visibile delle chiese”, in cui i cristiani di tutte le Chiese sono invitati a “muoversi gli uni verso gli altri”; “Testimoniare insieme”, “Proseguire nel dialogo e agire insieme” e soprattutto a dare spazio ai “giovani nelle Chiese e nell’ecumenismo”. Il terzo paragrafo affronta i diversi “Ambiti di incontro in Europa”, esortando le Chiese a “partecipare alla costruzione dell’Europa in un mondo che cambia”, a “rafforzare le relazioni con gli ebrei e l’ebraismo”, “i musulmani e l’Islam” e a “interagire con altre religioni e visioni del mondo”. Nel quarto paragrafo vengono indicati i diversi “Ambiti di responsabilità e impegno condivisi in Europa”: impegno per la pace e la riconciliazione; salvaguardia del creato; migranti, rifugiati e sfollati; impegno con le nuove tecnologie.

Chiesa del martirio di San Paolo presso l’Abbazia delle Tre Fontane a Roma (Foto Ccee)

“Al centro di tutto – spiegano Cec e Ccee – c’è l’impegno a offrire una voce cristiana unita nella sfera pubblica, basata sulla compassione, sulla giustizia e sulla responsabilità condivisa per il futuro dell’Europa”. “Con uno spirito di umiltà e speranza – scrivono ancora i due organismi ecumenici europei -, la Charta aggiornata non esita ad affrontare le ferite del passato e i fallimenti istituzionali. Al contrario, offre una rinnovata chiamata alla guarigione, alla responsabilità e alla trasformazione, esortando i Cristiani a vivere la loro unità attraverso azioni e testimonianze concrete”.

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