Foto di Simone Incicco e Carletta Di Blasio
DIOCESI – “Carissimi, rimango sempre enormemente sorpreso da tutto l’affetto con cui circondate Sant’Emidio, il nostro Patrono. È davvero molto bello vedere quanta gente in questa giornata venga a venerare Sant’Emidio nella sua tomba e nella cattedrale. Davvero da lui, da Sant’Emidio, si sprigionano la potenza dello Spirito Santo e la forza del Vangelo. Il nostro Patrono, infatti, ci ha portato il Vangelo come dono: è questo il suo contributo fondamentale, decisivo per la vita del nostro popolo!“.
È è con queste parole l’arcivescovo Gianpiero Palmieri ha aperto l’omelia durante la solenne Messa da lui presieduta ieri, 5 Agosto 2025, presso la Cattedrale Santa Maria Madre di Dio e Sant’Emidio, in occasione della festività di Sant’Emidio, patrono della Città e della Diocesi di Ascoli Piceno. La Liturgia è stata curata dal cerimoniere don Gianmarco Lupini, mentre il parroco della cattedrale, don Luigi Nardi, ha coordinato la processione che è seguita alla Messa, curando in particolar modo le preghiere.
La celebrazione, a cui ha preso parte una moltitudine di fedeli, ha registrato la partecipazione di numerosi altri presbiteri della Diocesi ascolana e del vicario generale della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, don Patrizio Spina, la cui presenza – ha sottolineato mons. Palmieri – è un bel segno di comunione e di speranza nel cammino di unificazione delle due Diocesi del Piceno“.
La Celebrazione è stata animata dall’eccellente Coro Diocesano, diretto dal M° don Francesco Fulvi e accompagnato all’organo da Miriana Mercuri. Come nelle maggiori solennità, il servizio musicale è stato impreziosito ancora di più da un quintetto di ottoni: Mario Bracalente alla 1ª tromba; Andrea Olori alla 2ª tromba; Sergio Capoferri al corno; Angelo Petrelli al trombone tenore; Roberto Castelli al trombone basso. Insieme ai coristi, quattro sono stati i solisti a cui è stata affidata l’esecuzione di alcuni brani: il soprano Sara Fulvi, che ha cantato anche il Salmo, il contralto Sara Di Luciano, il tenore don Paolo Simonetti e il basso Piersilvio De Santis.
Presenti inoltre numerose autorità civili e militari: il prefetto Sante Copponi; l’assessore regionale Andrea Maria Antonini; il primo cittadino di Ascoli Piceno, Marco Fioravanti; il vicesindaco Massimiliano Brugni; le assessore Annagrazia Di Nicola, Donatella Ferretti e Francesca Pantaloni; la consigliera Giada Federici; l’ing. Vincenzo Vannarelli, in rappresentanza dei Vigili del Fuoco; il colonnello Giovanni Cruciani, comandante del 235° Reggimento Piceno; il tenente colonnello Beniamino Nargi, in rappresentanza della Guardia di Finanza; il vicecomandante della Polizia Locale Federico Durante.
Presente anche il direttore generale dell’AST di Ascoli Piceno, Antonello Maraldo.
Durante l’omelia, commentando il Vangelo appena proclamato dal diacono Giuseppe Puglia, mons. Palmieri ha detto: “Nel brano evangelico di oggi, Gesù guarda la città di Gerusalemme e il suo tempio e pronuncia delle parole che vogliono parlare della storia umana e che ci impressionano. Ci impressionano tanto, perché non sono la storia di duemila anni fa, bensì sono la storia di ogni tempo, anche del nostro tempo. Gesù dice infatti che, prima della fine, ci saranno guerre, pestilenze e carestie e si solleverà popolo contro popolo, nazione contro nazione. E noi sappiamo che questo è quello che noi viviamo oggi purtroppo. Sì, Signore, la storia umana è il luogo anche di questo: della guerra, della carestia, è il luogo dove si vive tanto male. E ancora è il luogo dove avvengono – dice Gesù – fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. Quando sento queste espressioni, mi vengono in mente quei cambiamenti climatici a cui assistiamo oggi e di cui per certi versi vediamo, con impotenza, l’evolversi quasi inesorabile. Ma non basta: Gesù dice che questo è il tempo in cui la sua piccola comunità sperimenterà persecuzioni“.
“Questo è il quadro della storia umana! Un quadro che conosciamo bene e che è un po’ terribile! – ha proseguito il vescovo Gianpiero – Basta aprire il giornale tutti i giorni e in ogni angolo della Terra noi leggiamo storie di questo tipo: la Chiesa o i giusti vengono perseguitati; ci sono guerre e rivoluzioni; ci sono carestie, pestilenze, devastazioni e cambiamenti climatici. Eppure il Vangelo, eppure Gesù, ci dice qualcosa di fondamentale: ci dice che la Parola di Dio rimane in eterno. Proprio nel momento in cui la piccola comunità cristiana sperimenta persecuzioni, proprio in quel momento lì, rimane in silenzio e le viene donata la Parola di Dio sulle labbra. Gesù dice: ‘Non mettetevi in testa di preoccuparvi di preparare la vostra difesa! Lo Spirito Santo vi darà parola e sapienza, per poter testimoniare agli altri’. Anche in quel momento lì, anche in quel momento in cui verrete perseguitati e la vostra testimonianza rischierà di essere messa a tacere, sappiate che nessuno può fermare la Parola di Dio. E anche in quel momento lì potrete annunciare la Parola di Dio, quella parola che Dio vi mette sulle labbra. La Parola di Dio non la può fermare nessuno. La parola di Dio attraversa i secoli, attraversa i tempi, attraversa i luoghi, attraversa gli spazi! la Parola del Vangelo raggiunge tutti gli uomini, perché non è parola umana, è Parola di Dio. È la Parola che Dio ha detto al mondo fin dall’eternità! È la Parola che ogni uomo può ascoltare nel silenzio del proprio cuore. È la Parola che si è fatta carne in Gesù. Ecco perché nessuno la può fermare!”.
L’arcivescovo ha allora iniziato un’appassionata esortazione alla speranza, tema al centro anche dell’Anno Giubilare in corso: “È qui il fondamento della nostra speranza. È qui il fondamento del nostro andare avanti, sempre e comunque. Emidio ci piace tanto, perché lui è, nella sua stessa vita, una parola d’amore che Dio ha consegnato alla nostra città. Emidio viene nel nostro territorio, dice la Parola di Dio e viene eliminato in quanto testimone del Vangelo. Emidio dice la Parola in mitezza, la dice con i suoi compagni. Ma non è capito, non è compreso. Questa Parola è una parola d’amore per tutti, persino per i suoi persecutori. Quindi dovrebbe disarmare, dovrebbe essere una parola ‘disarmata e disarmante’, come ha detto Papa Leone. Eppure non viene capita! Emidio viene ucciso insieme a tutti i suoi compagni. Questo significa che, a fondamento della nostra città, c’è una parola d’amore, disarmata e disarmante, detta da Emidio. Quando noi scendiamo nella cripta e veneriamo il corpo di Emidio, veneriamo la Parola di Dio disarmata e disarmante, che è sepolta nella nostra cattedrale.
Una Parola però che è d’Amore, d’amore per tutti, che abbraccia tutti, le vittime e i carnefici. Una Parola che abbraccia ogni essere umano, che abbraccia tutti, tutti quanti, inesorabilmente, nessuno escluso. Ecco dov’è il suo potere! Proprio perché è una parola d’amore che abbraccia tutti, diventa fondamento della nostra città, diventa il fondamento della nostra Chiesa e diventa fondamento della nostra speranza!
Gesù dà voce a questa Parola: ‘Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno’ oppure ‘Oggi tu sarai con me in Paradiso’. Parole che conosciamo molto bene. ‘Padre, nelle Tue mani, metto la mia vita’: sono parole d’amore, di consegna al Padre e di consegna ai fratelli, sono le parole che Emidio a modo suo ripete in questa città e sono il fondamento della speranza umana.
San Paolo, nella Seconda Lettura, dice che questa speranza non ci delude, perché è fondata sull’amore di Dio per tutti e, anche se il testimone muore qualcuno raccoglie la sua testimonianza perché – dice San Paolo – le tribolazioni che noi viviamo ci insegnano la pazienza. E la pazienza non è nell’accezione che diciamo noi. No! La pazienza, nel linguaggio di San Paolo, significa il saper soffrire per amore. E la pazienza produce una virtù provata, cioè un essere in Dio che regge la prova. E la virtù provata produce la speranza. La speranza, quindi, è il risultato finale di questo processo in cui, vivendo in Dio, vivendo radicati in Gesù, noi reggiamo l’urto della vita, l’urto della storia del mondo. Con tutto quello che comporta! Mantenendo ferma la speranza, il desiderio di ripartire, il desiderio di ricominciare, il desiderio di non arrendersi, l’ostinazione della giustizia, l’ostinazione della pace, l’ostinazione della fraternità. E tutto si fonda su quella parola d’Amore che Dio ha messo nel mondo, quando ha mandato il suo Figlio, e che Emidio ci ripete costantemente per tutti i secoli e ci ripeterà fino alla fine.
La comunità cristiana può anche rimanere un piccolo gregge, ma non importa, perché custodirà questa parola d’amore che niente e nessuno potrà mai fermare. È una parola d’Amore che raggiunge tutti gli uomini ed è il fondamento della speranza di tutti, perché è la Parola di Dio, non è parola umana. E allora ciò che ci porta verso la tomba di Emidio forse è l’intuizione, quella che Emidio non sia solo un protettore contro i terremoti, ma anche qualcuno che ci dice una parola d’amore che ci fa tanto bene ascoltare. Una parola d’amore che rivolta a me, a te, a tutti noi. Una parola d’amore che ci permette di andare avanti. E di andare avanti con l’ostinazione di costruire insieme fraternità!“.
Mons. Palmieri ha infine concluso sottolineando la presenza, tra i fedeli, di un piccolo gruppo di giovani in rappresentanza dei tanti che nella scorsa settimana hanno vissuto il Giubileo dei Giovani a Roma: “È stato tanto bello, in questa settimana passata, vedere tanti giovani intorno al Papa a Tor Vergata, di cui oggi abbiamo una piccola rappresentanza. Ci vogliono testimoniare la loro passione per la pace, il loro desiderio di seguire Gesù, la loro convinzione che Lui, Gesù, è la Parola d’Amore per tutti.
Noi abbiamo bisogno di questo! Abbiamo bisogno di una perenne giovinezza dello Spirito! Abbiamo bisogno di anziani, adulti e giovani che credono davvero a questa Parola d’Amore. Abbiamo bisogno di gente che crede al miracolo della vita e che fa famiglia e mette al mondo figli. Abbiamo bisogno di giovani e adulti che credono alla fraternità e costruiscono relazioni positive. Abbiamo bisogno di persone appassionate per i poveri, per i fragili, per gli umili. Abbiamo bisogno di gente che sogna la pace e non si arrende. Abbiamo bisogno di voi. Il mondo ha bisogno di voi, di voi che oggi siete qui a venerare Emidio, attratti da quella Parola d’Amore che la testimonianza di Emidio contiene. A questa Parola d’Amore ci vogliamo convertire con tutti noi stessi, come preti, come diaconi, come sposi, come laici, laiche, come ciascuno di noi!”.
A conclusione della Celebrazione Eucaristica, ha preso la parola mons. Nicola Longobardo, abate della Cappella del Tesoro nella Cattedrale di Napoli, il quale ha ricordato ai presenti quanto siano legate le due Diocesi di Ascoli Piceno e di Napoli, perché accomunate da una grande devozione verso i Santi Emidio e Gennaro, autentici testimoni della Parola, ed unite da un gemellaggio che ormai esiste da ben 24 anni. Ha detto il cappellano: “Abbiamo bisogno di comunità che – come hanno fatto questi due Santi – dicano con la vita ciò che credono nella fede“.
Terminata la Celebrazione, si è svolta la tradizionale processione per le vie del centro con la statua di Sant’Emidio, che quest’anno è stata trasportata dai Sestieri della Giostra della Quintana. Guarda qui il video: clicca qui
Tre i segni che hanno percorso le vie della città: la reliquia di Sant’Emidio, il Vangelo, una conca di rame con l’acqua benedetta in ricordo del Battesimo. Sono i simboli che rappresentano il Patrono Emidio, che – come ha ricordato il vescovo Gianpiero durante l’omelia – tanto si è speso, insieme ai suoi confratelli, per annunciare la Parola e battezzare il popolo ascolano.
Durante la processione, si è pregato in particolar modo per la pace, affinché termini al più presto ogni guerra attualmente in corso nel mondo, e per i giovani, affinché siano ricettori e portatori di speranza.
Al termine della processione, dal sagrato della Cattedrale, l’arcivescovo Palmieri ha dato la benedizione a tutta la comunità presente, una folla talmente numerosa da aver riempito completamente piazza Arringo.
Ai nostri microfoni, il sindaco di Ascoli Piceno, Marco Fioravanti, ha dichiarato: “Quella di oggi è stata una giornata meravigliosa, riuscita molto bene, anche grazie alle parole del nostro vescovo Gianpiero, il quale, interpretando molto bene la testimonianza del nostro Patrono, ha dato una grande speranza alla comunità di Ascoli Piceno. Gli Ascolani sono molto devoti a Sant’Emidio, quindi questa giornata è stata molto importante per ritrovarci, per ritrovarsi e soprattutto per ritrovare il valore di comunità e di famiglia. In questo Anno Giubilare, in particolare, è stata anche l’occasione per far ritrovare un po’ la speranza, soprattutto ai più fragili, ai più deboli. Sconfiggiamo dunque la solitudine, grazie a questa devozione e questo valore di fede che ci viene dal nostro Patrono Sant’Emidio! La grande partecipazione al rito di benedizione del basilico, alla Messa di Oggi di ieri pomeriggio in Cattedrale e alla processione, è il segno che gli Ascolani hanno bisogno di fede e della guida spirituale di Sant’Emidio e del nostro Vescovo Gianpiero”.














































































































































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