“Il monachesimo fin dalle origini è stato una realtà di frontiera, che ha spinto uomini e donne coraggiosi a impiantare focolai di preghiera, lavoro e carità nei luoghi più remoti e impervi, spesso trasformando aree desolate in terreni fertili e ricchi, dal punto di vista agricolo ed economico, ma soprattutto spirituale”.
Lo ha ricordato il Papa, che nell’omelia della messa presieduta ieri pomeriggio nella chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino, per il 125° anniversario della dedicazione, ha sottolineato che il monastero benedettino “si è sempre più caratterizzato come luogo di crescita, di pace, di ospitalità e di unità, anche nei periodi più bui della storia”. La chiesa di Sant’Anselmo, ha esordito Leone XIV, è stata “fortemente voluta da Papa Leone XIII, che ne promosse la costruzione”: “Nelle sue intenzioni tale edificazione, assieme a quella del Collegio internazionale annesso, doveva contribuire a un potenziamento della presenza benedettina nella Chiesa e nel mondo, attraverso una sempre maggiore unità all’interno della Confederazione Benedettina, scopo per cui fu introdotto anche l’Ufficio dell’Abate Primate. E questo perché era convinto che il vostro antico Ordine potesse essere di grande aiuto al bene di tutto il popolo di Dio in un momento ricco di sfide, come fu il passaggio dal XIX al XX secolo”.