Di M.Michela Nicolais
“Le cose non sono come sembrano: l’amore ha vinto, sebbene abbiamo davanti agli occhi tanti contrasti e vediamo lo scontro fra molti opposti”. Lo ha assicurato Leone XIV, nell’udienza giubilare di sabato, pronunciata davanti a una folla sterminata in piazza San Pietro e dedicata alla figura di Nicola Cusano, “un cardinale ancora oggi poco conosciuto”, che ha vissuto nel XV secolo, “in un’epoca altrettanto travagliata” della nostra. “Fu un grande pensatore e servitore dell’unità”, il ritratto tracciato dal Papa: “Ci può insegnare che
sperare è anche “non sapere”.
Come scrive San Paolo, infatti, “ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo?”, la citazione della lettera ai Romani. “Nicola Cusano non poteva vedere l’unità della Chiesa, scossa da correnti opposte e divisa fra Oriente e Occidente”, ha spiegato Leone: “Non poteva vedere la pace nel mondo e fra le religioni, in un’epoca in cui la cristianità si sentiva minacciata da fuori. Mentre viaggiava, però, come diplomatico del Papa, egli pregava e pensava. Per questo i suoi scritti sono pieni di luce. Molti suoi contemporanei vivevano di paura; altri si armavano preparando nuove crociate. Nicola, invece, scelse fin da giovane di frequentare chi aveva speranza, chi approfondiva discipline nuove, chi rileggeva i classici e tornava alle fonti”.
“Fare spazio, tenere insieme gli opposti, sperare ciò che ancora non si vede”.
Così il Papa ha sintetizzato l’eredità di Nicola Cusano, che “credeva nell’umanità”, ha sottolineato: “Capiva che ci sono opposti da tenere insieme, che Dio è un mistero in cui ciò che è in tensione trova unità. Nicola sapeva di non sapere e così comprendeva sempre meglio la realtà. Che dono grande per la Chiesa! Che chiamata al rinnovamento del cuore!”. Al centro degli insegnamenti di Cusano, ha ricordato il Papa, c’è il concetto di “dotta ignoranza, segno di intelligenza”: “Protagonista di alcuni suoi scritti è un personaggio curioso: l’idiota”, ha sottolineato il Papa: “È una persona semplice, che non ha studiato e pone ai dotti domande elementari, che mettono in crisi le loro certezze. È così anche nella Chiesa di oggi”.
“Quante domande mettono in crisi il nostro insegnamento!”,
ha esclamato infatti Leone attualizzando gli insegnamenti del cardinale e filosofo tedesco: “Domande dei giovani, domande dei poveri, domande delle donne, domande di chi è stato messo in silenzio o condannato, perché diverso dalla maggioranza”, l’elenco stilato da Leone XIV, secondo il quale “siamo in un tempo benedetto: quante domande!”.
“La Chiesa diventa esperta di umanità, se cammina con l’umanità e ha nel cuore l’eco delle sue domande”,
la tesi del Papa: “Sperare è non sapere. Noi non abbiamo già le risposte a tutte le domande. Abbiamo però Gesù. Seguiamo Gesù. E allora speriamo ciò che ancora non vediamo. Diventiamo un popolo in cui gli opposti si compongono in unità. Ci addentriamo come esploratori nel mondo nuovo del Risorto. Gesù ci precede. Noi impariamo, avanzando un passo dopo l’altro. È un cammino non solo della Chiesa, ma di tutta l’umanità. Un cammino di speranza”.