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Gli 80 anni di don Luigi Ciotti in un libro di Toni Mira

(Foto Vatican Media/SIR)

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“Ottanta anni. Adesso don Luigi ha il certificato di essere tra i più robusti, come indica il salmo. Ma lo è da parecchio e ha aiutato tanti a essere robusti contro il male e i suoi insidiosi e sempre sorprendenti complici”. Così il card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, parla di don Luigi Ciotti in occasione degli 80 anni del sacerdote, fondatore del Gruppo Abele e di Libera, nato a Pieva di Cadore e a 5 anni emigrato a Torino con la famiglia.
Il card. Zuppi ha scritto la prefazione al volume “Vi Auguro di essere eretici. Don Luigi Ciotti, una vita in cammino” (San Paolo) scritto da Toni Mira, già inviato speciale di Avvenire. Il presidente della Cei  sottolinea che don Ciotti “ha donato forza a chi non ce la faceva più, a chi era guardato con disprezzo e oltre a essere vittima anche giudicato con sospetto, a chi era smarrito, perso nel labirinto del suo cuore e della sua mente perché prigioniero delle dipendenze, a chi aveva paura ma non voleva tradire la giustizia e l’onestà ma da solo non ce l’avrebbe mai fatta e si sarebbe arreso alla violenza degli arroganti”.

Don Ciotti – spiega il porporato – “non si è piegato alle convenienze e si è nutrito della vera forza, dell’amore del Signore che rende saggi i semplici e protegge dal male chi si affida a Lui, getta lontano da sé e dal suo cuore e dalla sua mente la spada e tutto prende in mano senza paura del veleno del male perché protetto dall’amore”. Nel volume don Ciotti, nel dialogo con Mira, dice la sua sul nostro presente, dal drammatico tema delle droghe, delle dipendenze, etc. e l’augurio a tutti ad essere “eretici” che dal greco – spiega – vuol dire “scelta”: eretico è “la persona che sceglie e, in questo senso, è colui che più della verità ama la ricerca della verità”. Un sacerdote don Ciotti – scrive il card. Zuppi – che “senza risparmiarsi” ha donato “quello che era e imparando a essere quello che serve, proprio perché si è pensato con gli altri. E così ha aiutato la Chiesa a essere sé stessa, un noi e un noi che include tanti”.

Il cristiano vive “un amore senza confini e senza paura tanto da prendere in mano i serpenti e da non considerare nessuno un nemico ma vederlo per quello che è, un fratello che non ti riconosce. Il cristiano ama i nemici, perché sa che non è tale ma è suo fratello e che solo se incontra occhi buoni ritrova sé stesso e il fratello che voleva uccidere o combattere. Il noi di don Luigi – sottolinea il card. Zuppi – ha incluso tanti, per certi versi tutti ma non nel senso indistinto, generico, universalistico, ma tutti perché l’amore del Vangelo rende familiare ognuno”.
Un libro ricco di storia ma anche di sofferenza e di tanta vita vera…e tante testimonianze dei “compagni di strada” di don Ciotti che ha fatto della strada la sua parrocchia come gli aveva detto il card. Michele Pellegrino, arcivescovo di Torino, l’11 novembre 1972 in occasione della sua ordinazione sacerdotale. La strada che don Luigi – sottolinea al Sir Mira – aveva già scelto nel 1965 fondando con altri giovani il Gruppo Abele. Per essere accanto agli ultimi, i fragili, gli scartati, i poveri, così come era stato lui, figlio di immigrati veneti. E poi l’apertura con l’ascolto verso tutti, anche dei più lontani, delle vittime ma anche dei carnefici, aprendo la porta della speranza anche ai mafiosi, quando fondò l’associazione Libera. Oggi, alla soglia degli ottant’anni Toni Mira, evidenzia come una delle caratteristiche fondamentali di don Ciotti è la “concretezza”: “non tace, denuncia ma la sua denuncia è già piena di proposte. Chiede alle istituzioni leggi migliori e le riesce ad ottenere, come quelle per i minori in carcere, per i tossicodipendenti, i malati di Aids, gli immigrati, i familiari delle vittime delle mafie, i beni confiscati, e tante altre”. Ma non si accontenta di chiedere, ci spiega Mira: “don Luigi fa, costruisce grazie alla straordinaria rete che è cresciuta in questi 60 anni, il ‘noi’ che lui continua a citare perchè, dice ‘la vita non è opera di navigatori solitari’”.

Tante le realizzazioni concrete di don Ciotti, sia del Gruppo Abele che di Libera, assieme a tanti compagni di strada molti dei quali le raccontano nel libro. Con particolare attenzione ai giovani che a migliaia incontra ogni anno augurando loro “una sana testardaggine”. Mentre “a tutti noi augura di essere eretici, uomini che scelgono, soprattutto di mettere la propria libertà al servizio degli altri. E lo fa da ‘innamorato’ del Vangelo, mai fuori dalla Chiesa”. E ancor di più oggi, come dimostra il suo rapporto con Papa Francesco e le parole su Leone XIV”.

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