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Cammino sinodale: mons. Bulgarelli (Cei), “affiorata l’esigenza di avere delle comunità vere, credibili, riconoscibili”

“Abbiamo bisogno di contesti vitali, non formali. Spero che l’esperienza dei convegni sia stata l’occasione di attivare un contesto vitale e formativo da cui avere ulteriori ricadute”.

Così mons. Valentino Bulgarelli, sottosegretario della Cei, direttore dell’Ufficio catechistico nazionale e segretario del Comitato nazionale del Cammino sinodale della Cei, intervenuto oggi a Roma durante l’incontro nazionale dei direttori degli Uffici catechistici diocesani, a proposito dei convegni regionali lungo il cammino sinodale. “Sono affiorate – ha spiegato al Sir – delle esigenze, fra le quali avere delle comunità vere, credibili, riconoscibili, che maturano la consapevolezza di che cosa voglia dire essere una comunità cristiana. Vedremo, nell’assemblea di novembre, come i vescovi declineranno questa richiesta”. Riguardo all’approccio usato nei diversi incontri, mons. Bulgarelli ha aggiunto: “Abbiamo cercato di applicare una metodologia che desse a tutti la parola e giungere però anche ad una sintesi”. Altra questione è stata capire che cosa voglia dire essere una Chiesa sinodale, “perché erroneamente – ha osservato – si crede che la sinodalità sia semplicemente uno strumento mentre, in primo luogo, la sinodalità è la natura di una Chiesa che cammina insieme”. Fra gli aspetti che lo hanno stupito lungo il Cammino, mons. Bulgarelli cita la tenuta del confronto: “Il processo – ha commentato – è stato un partire dall’alto al basso e viceversa. Anche dopo quattro anni ancora vedo attese, desideri molto più sfumati anche di quando siamo partiti in alcuni contesti”. Sull’aiuto che può offrire l’intelligenza artificiale nelle catechesi, infine mons. Bulgarelli ha continuato: “La Chiesa ha sempre saputo intercettare i linguaggi nuovi che la cultura e la storia proponevano. Se la Chiesa cattolica comprasse un sistema di intelligenza artificiale si dovrebbe porre la questione di istruire la macchina. In questo momento c’è una pluralità di pensieri e riuscire a capire qual è l’essenziale diventa decisivo anche per il funzionamento. È vero inoltre che la Chiesa si evolve. Questo pone la questione di un continuo aggiornamento da parte della comunità cristiana. Per cui è la capacità della comunità cristiana di stare nel tempo della storia che è la sfida in assoluto più bella del fatto cristiano”.

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