Oggi serve “una teologia in uscita, che unisce il rigore scientifico alla passione per la storia; una teologia perciò incarnata, intrisa dei dolori, delle gioie, delle attese e delle speranze dell’umanità delle donne e degli uomini del nostro tempo”.
Ne è convinto il Papa, che ricevendo in udienza, nella Sala Clementina, i partecipanti al seminario internazionale “Creato, natura, ambiente per un mondo di pace”, promosso dalla Pontificia Accademia di Teologia (Path), ha raccomandato loro “una teologia sapienziale, sul modello di quella elaborata dai grandi Padri e maestri dell’antichità, che, docili allo Spirito, seppero coniugare fede e ragione, riflessione, preghiera e prassi”. A questo proposito, Leone ha citato “l’esempio sempre attuale di Sant’Agostino, la cui teologia non è mai stata una ricerca puramente astratta ma sempre frutto dell’esperienza di Dio e della relazione vitale con Lui.
Un’esperienza iniziata già prima del battesimo, quando egli si sentì guidato nell’intimo del cuore da una luce ineffabile, e poi proseguita lungo il cammino della sua vita, anche attraverso una riflessione teologica incarnata e capace di rispondere alle esigenze spirituali, dottrinali, pastorali e sociali del suo tempo”.
“Se Agostino ha avviato questo percorso con un’impronta esistenziale e affettiva, partendo dall’interiorità e riconoscendo la ‘Verità che abita dentro di noi’ – ha proseguito il Papa – San Tommaso d’Aquino lo ha sistematizzato con gli strumenti della ragione aristotelica, costruendo un solido ponte tra la fede cristiana e la scienza di tutti, intendendo la teologia come una sapida scientia, ossia sapientia.
Questo ci rimanda a un altro grande pensatore più recente, il beato Antonio Rosmini, il quale ‘considerava la teologia una espressione sublime di carità intellettuale, mentre chiedeva che la ragione critica di tutti i saperi si orientasse all’Idea di Sapienza”.