X

Carlo Acutis e i giovani santi. Don Cameroni: “La vera povertà oggi è la mancanza di relazioni autentiche”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Di Riccardo Benotti

“La santità giovanile è un grande segno di speranza”. Don Pierluigi Cameroni, postulatore generale dei Salesiani, guarda con fiducia alla canonizzazione di Carlo Acutis, fissata per il 7 settembre: “È la dimostrazione che la grazia di Dio può operare fin da subito nella vita delle persone, nonostante le fragilità e i limiti dell’età”. “Domenico Savio è stato il primo giovane non martire canonizzato”, ricorda, e “il suo processo ha aperto una riflessione teologica importante: anche l’adolescenza è un tempo possibile di santità, non solo di crescita o preparazione”. Una strada che oggi trova continuità nella figura di Acutis, capace di parlare al cuore delle nuove generazioni. “I giovani cercano modelli, sempre. Li trovano nella musica, nello sport, nella cultura. Ma spesso mancano esempi di vita piena e felice. La santità – sottolinea – non è una mortificazione dei desideri, ma la loro pienezza”. L’espressione di Acutis, “Tutti nasciamo originali, ma molti muoiono fotocopie”, per don Cameroni è un invito urgente a non sprecare l’unicità personale.

“La santità giovanile non è una meta inarrivabile”, spiega, ma “una freccia che punta dritto al cuore dell’essere umano, capace di dire che vivere in pienezza è possibile fin da giovani”.

La sfida educativa, oggi, è ancora più complessa rispetto al passato. “I Salesiani sono presenti in 137 nazioni, spesso accanto ai ragazzi più poveri e vulnerabili, con una scelta preferenziale per chi è ai margini”. Don Cameroni osserva che “viviamo una crisi profonda di relazioni e di senso, soprattutto nel mondo occidentale, dove abbondano i beni materiali ma mancano legami autentici, capaci di sostenere la vita interiore dei giovani”. Anche in contesti segnati dalla guerra e dalla violenza, come ad Aleppo, la presenza salesiana diventa “un segno concreto di speranza”, capace di sostenere le nuove generazioni in un cammino spesso difficile. L’integrazione tra pastorale giovanile e pastorale familiare, aggiunge, è una priorità:

“La salute affettiva e mentale si costruisce a casa. Se un ragazzo cresce respirando rispetto, fiducia e amore, sarà un adulto capace di relazioni sane e autentiche. Dove invece ci sono vuoti, nascono fragilità che sfociano in devianze e sofferenze”.

L’opera educativa, avverte, “deve fondarsi su una forte alleanza tra famiglie, scuole, oratori e realtà associative”. “Oggi l’educazione deve saper intercettare non solo le nuove povertà materiali, ma anche quelle affettive e relazionali, investendo nella prevenzione e nell’accompagnamento”, precisa. L’invito è a non lasciare soli i giovani: “È necessario costruire reti che li sostengano nei momenti di crisi, aiutandoli a scoprire il senso profondo della propria vita, perché fenomeni come la depressione giovanile e la violenza trovano terreno fertile proprio laddove mancano accompagnamento e ascolto”.

Accanto alle difficoltà, don Cameroni vede molti semi di santità. “Sono giovani che si spendono nel volontariato missionario, che accompagnano migranti, che si impegnano nei luoghi più difficili delle nostre città”, racconta.

Tra le testimonianze più luminose cita quella di Akash Bashir, giovane pakistano di Lahore, riconosciuto come primo Servo di Dio nella storia della Chiesa pakistana: “Un ragazzo semplice, senza grandi doti, che ha donato la vita per salvare altre persone da un attentato suicida”.

Una testimonianza che, secondo il postulatore salesiano, “interroga profondamente il nostro tempo e mostra quanto la santità sia viva anche oggi, anche in contesti di estrema sofferenza e persecuzione”. Nonostante le molte sfide, lo sguardo rimane fiducioso: “Don Bosco ci ha insegnato che lo sguardo educativo fa la differenza. Quando un ragazzo si sente guardato con affetto e fiducia, si riconosce e cresce, sviluppando pienamente le potenzialità che porta dentro di sé”. L’educazione, conclude, “è una mediazione concreta dell’amore di Dio: aiuta a liberare la bellezza che ogni giovane custodisce nel cuore e nella mente”. Ripartire da qui, per costruire vite capaci di futuro.

Redazione: