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Vescovo D’Angelo (L’Aquila), “Non si parte da chi dev’essere perdonato ma da chi deve perdonare”

“Quando il Signore chiama non chiede di essere semplici esecutori ma collaboratori che si coinvolgono pienamente e totalmente nella missione che viene affidata”. A ribadirlo è stato l’arcivescovo metropolita de L’Aquila, mons. Antonio D’Angelo, durante la messa celebrata questa sera per la chiusura della Porta Santa di S. Maria di Collemaggio, a L’Aquila. Celebrare la Perdonanza, ha ricordato il presule, “è fare esperienza di questa presenza amorevole di Dio, che ci dice ancora ‘alzati e dì loro’ e quindi rialzàti dal perdono anche noi siamo abilitati a dire. Animati da questa grazia non possiamo rimanere in silenzio perché la forza dell’amore che ci ha toccato ci spinge a parlare e agire nella logica della verità misericordiosa”. Citando le parole di Papa Leone XIV, all’udienza generale del 20 agosto, mons. D’Angelo ha ricordato che “il vero perdono non aspetta il pentimento, ma si offre per primo, come dono gratuito, ancor prima di essere accolto. L’amore di Gesù non nega la verità del dolore, ma non permette che il male sia l’ultima parola”. Dalle parole del Pontefice, ha spiegato l’arcivescovo, “si coglie la rivoluzione che l’amore di Cristo genera, esso ribalta le situazioni personali e comunitarie. Non si parte da chi dev’essere perdonato ma da chi deve perdonare. L’amore di Dio è talmente grande e capace di amare anche chi gli è ostile che ci fa adulti nell’amore ed oggi c’è bisogno di uomini e donne adulti nell’amore”. “Papa Francesco – è stata la conclusione – ha definito L’Aquila Capitale del perdono, un titolo bello ma oneroso, perché chiamati a vivere il perdono, che, nelle parole di Papa Leone, possiamo ben comprendere, è amore infinito, capace di amare fino in fondo. Credo questa sia la spiritualità che siamo chiamati a curare per essere una comunità illuminata e illuminante nel segno dell’amore e del perdono”.

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