Almeno 68 persone hanno perso la vita in un tragico naufragio al largo delle coste dello Yemen. Questo è il tragico risultato di una nuova strage silenziosa, consumata lontano dai riflettori mediatici, che riporta all’attenzione la drammaticità dei flussi migratori lungo rotte meno conosciute ma non meno pericolose.
L’Associazione Don Bosco 2000 esprime profondo dolore per questa ennesima tragedia e lancia un appello forte e chiaro: non solo il Mar Mediterraneo miete vittime. Le morti si consumano anche altrove, in zone ancora meno controllate, dove si muore nell’indifferenza generale.
Il naufragio è avvenuto al largo della provincia di Abyan, in Yemen, lungo quella che viene chiamata la “rotta orientale”, tra le più insidiose al mondo. I migranti, in gran parte di origine etiope, erano partiti alla volta della Penisola Arabica, fuggendo da guerre, persecuzioni e povertà estrema. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), solo 12 persone sono state tratte in salvo su un totale stimato di 157 a bordo.
“Non possiamo più accettare che persone siano costrette a morire per cercare un futuro che spesso, nei Paesi di approdo, si rivela solo un’illusione – afferma Agostino Sella, presidente dell’Associazione Don Bosco 2000 –. Tacere su queste notizie è da vigliacchi. In mare si continua a morire mentre persone senza scrupoli fanno affari d’oro sulle vite umane”.
Inoltre, “serve una strategia globale, non più rinviabile, che agisca in maniera strutturale sulle cause profonde delle migrazioni forzate: povertà, cambiamenti climatici, conflitti armati e instabilità politica. Solo investendo seriamente in cooperazione internazionale, formazione, sviluppo sostenibile e canali sicuri di mobilità si può spezzare il ciclo di morte e disperazione che accompagna milioni di esseri umani”, aggiunge Sella.

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