“Il seminario, in qualunque modalità sia pensato, dovrebbe essere una scuola degli affetti”. Ne è convinto il Papa, che nella meditazione rivolta ai seminaristi, in occasione del loro Giubileo, ha citato l’enciclica Dilexit nos di Papa Francesco esortando a “rivolgere l’attenzione sul centro, sul motore di tutto il vostro cammino: il cuore!”.
“Oggi in modo particolare, in un contesto sociale e culturale segnato dal conflitto e dal narcisismo, abbiamo bisogno di imparare ad amare e di farlo come Gesù”, l’indicazione di rotta di Leone XIV: “Come Cristo ha amato con cuore di uomo, voi siete chiamati ad amare con il Cuore di Cristo!”. ”Ma per apprendere quest’arte bisogna lavorare sulla propria interiorità, dove Dio fa sentire la sua voce e da dove partono le decisioni più profonde; ma che è anche luogo di tensioni e di lotte, da convertire perché tutta la vostra umanità profumi di Vangelo. Il primo lavoro dunque va fatto sull’interiorità”, il monito sulla scorta dell’invito di Sant’Agostino a “ritornare al cuore, perché lì ritroviamo le tracce di Dio”.
“Scendere nel cuore a volte può farci paura, perché in esso ci sono anche delle ferite”, ha ammesso il Papa: “Non abbiate paura di prendervene cura, lasciatevi aiutare, perché proprio da quelle ferite nascerà la capacità di stare accanto a coloro che soffrono”. “Senza la vita interiore non è possibile neanche la vita spirituale, perché Dio ci parla proprio lì, nel cuore”, ha spiegato Papa Leone: “Di questo lavoro interiore fa parte anche l’allenamento per imparare a riconoscere i movimenti del cuore: non solo le emozioni rapide e immediate che caratterizzano l’animo dei giovani, ma soprattutto i vostri sentimenti, che vi aiutano a scoprire la direzione della vostra vita. Se imparerete a conoscere il vostro cuore, sarete sempre più autentici e non avrete bisogno di mettervi delle maschere”.
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