SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Sono iniziate Giovedì 19 Giugno e termineranno Domenica 22 Giugno 2025, le Giornate Eucaristiche animate dalla Comunità dei Padri Sacramentini di San Benedetto del Tronto per la Solennità del Corpus Domini, quest’anno organizzate in forma ridotta nel rispetto del lutto per la morte del confratello padre Emanuele Polci.
Presso la Cattedrale Santa Maria della Marina, Giovedì sera, alle ore 21:00, è stata celebrata la Messa solenne presieduta dal vescovo Gianpiero Palmieri e concelebrata da numerosi sacerdoti della città rivierasca, tra i quali don Patrizio Spina, vicario generale della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto e parroco della comunità ospitante, don Guido Coccia, vicario urbano della Vicaria padre Giovanni dello Spirito Santo, e padre Silvano Nicoli, superiore della Comunità Religiosa dei Sacramentini presente in San Benedetto del Tronto.
Tra le autorità civili erano presenti il primo cittadino Antonio Spazzafumo e il vice sindaco Tonino Capriotti. Presenti altresì numerosi diaconi e ministri straordinari della Comunione.
L’Eucarestia ci dona la presenza del Risorto
Tre gli argomenti trattati dal vescovo Gianpiero durante l’omelia, che sono i tre doni che la solennità del Corpus Domini ci ricorda:
“Prima di tutto la presenza di Gesù nell’Eucaristia. Quando noi leggiamo il Vangelo, siamo sempre tentati di non prenderlo troppo sul serio o magari di prendere sul serio solo le parti che sentiamo più vicine per la nostra personale sensibilità e, tra parentesi ce lo possiamo anche dire, un po’ anche secondo i nostri comodi. Ma l’Eucarestia no! Sull’Eucarestia non possiamo fare così. Dice il Vangelo: ‘Questo è il mio corpo dato per voi’. ‘Questo è il sangue dell’Alleanza, versato per voi’. E prosegue poi: ‘Li amò fino in fondo. Fino alla fine’. Il Vangelo ci racconta che Gesù si dona fino in fondo. Il Suo è un amore che arriva fino in fondo. Noi possiamo porre delle condizioni al nostro amore, ma non possiamo porre condizioni all’amore di Gesù. Qualche giorno fa, parlando con alcuni adolescenti, mi è stata fatta questa domanda: ‘Dove finisce l’amore per gli altri ed inizia quello per noi stessi?’. Ecco, questo è un falso problema: devi andare fino in fondo nell’amore, come Gesù, per scoprire che sono assolutamente compatibili e che vanno di pari passo, insieme. Questo ci insegna l’Eucarestia. San Paolo, infatti, che abbiamo ascoltato nella Seconda Lettura, dice: io ‘ho ricevuto dal Signore quello che anche vi ho trasmesso’, cioè che il Signore Gesù in quella cena è andato fino in fondo. E aggiunge: ‘Ogni volta che voi mangiate questo pane e bevete di questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché Egli venga’. Ecco cosa avviene durante la Messa. L’Eucaristia è il memoriale della morte di Gesù. Noi non ricordiamo, ma riviviamo il mistero della Resurrezione di Gesù. Egli viene, ogni volta, in mezzo a noi, con al Sua presenza di Risorto. Egli diventa presente in mezzo a noi. È questo che avviene ogni volta: una presenza sostanziale del Signore Risorto in mezzo a noi”.
Anche nella Prima Lettura, tratta dalla Genesi, si parla di questo incontro con il Signore attraverso i segni del pane e del vino. Abramo infatti incontra un personaggio misterioso, il sacerdote Melchìsedek, che non è ebreo, è un pagano. Di lui non si sa nulla: non si sa da dove venga e dove vada. Di lui si sa solo che offre pane e vino. Tutta la liturgia – anche cristiana – ci dice che Melchìsedek sia Gesù: è Lui il sacerdote, il Risorto, che si manifesta, attraverso il segno del pane e del vino, a chi lo vuole.
L’Eucarestia ci fa popolo
Mons. Palmieri ha poi proseguito la sua omelia, parlando del secondo dono che emerge dal Vangelo della Solennità del Corpus Domini: l’Eucaristia ci fa popolo.
Ha detto il prelato: “Il secondo dono emerge dal Vangelo di Luca che abbiamo appena ascoltato. La preoccupazione di Gesù è che tutta quella folla non abbia una casa. Ascoltate cosa dice Gesù: ‘Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare’. Oltre a non avere da mangiare, tutta quella folla non ha una casa. C’è un solo miracolo in cui Gesù si preoccupa della casa e, quando Gesù dice di fare per tutti, usa un’espressione strana: ‘la tenda di campo’, un gruppo che diventa la casa sotto cui stare. La tenda da campo allora diventa casa. La Chiesa è una casa. L’Eucarestia ce lo dice: ci dice che la Chiesa è la comunità che si raduna per spezzare il pane e versare il vino alla presenza di Gesù Risorto e, allo stesso tempo, per fare una casa, una casa per tutti, dove si trova il buon cibo dell’Eucarestia. Una casa in cui è bello entrare.
È tanto brutto quando qualcuno non ha una casa ed è molto pesante riuscire a mantenere un equilibrio psichico, senza un pavimento, senza un tetto sotto cui dormire. Dopo un po’ si va fuori di testa. La Chiesa, allora, è chiamata ad essere casa per tutti. ‘Voi siete questa casa’: è come se dicesse Gesù! E qui c’è il senso del miracolo. ‘Ce n’è ancora?’. ‘Sì, ce n’è ancora’. ‘Ma ce n’è per tutti?’. ‘Sì, ce n’è per tutti’. Anche per quello che ha quella storia lì, una storia che io non capisco. Per tutti. È questo il miracolo: che ce n’è per tutti. Questa è la Chiesa: una comunità in cui il Pane Eucaristico ci fa casa per tutti“.
L’Eucarestia ci dona la pace
Il vescovo Gianpiero ha infine concluso l’omelia spiegando un terzo aspetto collegato all’Eucarestia: la pace.
Ha detto: “San Paolo ci dice che certamente erano divisi: c’erano infatti Ebrei, pagani, con differenti gradi di separazione. Però il Figlio di Dio ha preso tutti gli uomini e ogni uomo e li ha uniti a sé facendoli diventare suoi fratelli, figli dello stesso Padre. Viene detto splendidamente nella Gaudium et spes: ‘Con l’incarnazione il Signore si è unito realmente, misteriosamente, meravigliosamente, ad ogni essere umano’. In Lui ogni uomo è unità, perché è Lui la fonte dell’unità, la sorgente dell’unità. L’essere figli di Dio e fratelli tra di noi si fonda sul dono del Figlio di Dio che si è fatto uomo. Allora, quando tra poco andremo in processione, ricordiamoci che andremo con Colui che ha superato ogni grado di separazione. Mentre venivo qui, sentivo la radio. In questi giorni è difficile ascoltare certe parole e vedere certe immagini di guerra: viene su una rabbia inconscia per tutto quello che sta succedendo. Voi sapete che Gesù è la pace. Gli uomini non lo sanno. Noi vogliamo che la pace regni in ogni cuore e in ogni popolo. Facciamo di tutto affinché la pace illumini il mondo“.
La processione Eucaristica e i prossimi appuntamenti
Terminata la Messa, come consuetudine, il Corpo Eucaristico di Cristo è stato portato in processione per alcune vie della città fino a giungere presso la Chiesa dei Padri Sacramentini, dove il vescovo Palmieri ha concluso la prima Giornata Eucaristica con queste parole: “Per tutti gli abitanti di questa città, abbiamo chiesto al Signore di camminare con noi, come fece Mosè. Il Signore cammina con noi sempre, non ci abbandona mai. Cammina con noi, nonostante le nostre povertà e le nostre follie. E cammina sempre con questa gioia nel cuore e questa fiducia, con cui ora ce ne torniamo a casa“.
Oltre all’intensa serata di Giovedì, anche ieri, 20 Giugno, la comunità dei Sacramentini ha vissuto una giornata ricca. Alle ore 11:00, padre Gabriele Di Nicolò, superiore della Provincia, ha presieduto la Messa durante la quale si è celebrato il funerale di padre Emanuele Polci. Nel pomeriggio, alle ore 16:00, i padri Sacramentini hanno vissuto un momento di preghiera e fraternità con alcuni malati e volontari dell’Unitalsi.
Due gli appuntamenti che ancora restano.
Stasera, 21 Giugno, dopo la Messa Vespertina delle ore 18:30, si terrà una veglia di preghiera davanti all’Eucarestia fino alle ore 21:00.
Infine domani, Domenica 22 Giugno, le Giornate Eucaristiche si chiuderanno con la solennità del Corpus Domini.
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