“La dimensione spirituale è cambiata proprio nell’esperienza della rete.
Manca la religione come ascolto della propria coscienza e costruzione del bene. Mancano le comunità pensanti”. Lo ha affermato padre Francesco Occhetta, segretario generale della Fondazione Fratelli Tutti, intervenendo alla seconda giornata della 74ª Settimana di aggiornamento di aggiornamento pastorale, organizzata dal Centro di orientamento pastorale (Cop) sul tema “Aprire un varco alla speranza”.
Nel focus dedicato a “Giovani, profezia e futuro”, il gesuita ha evidenziato che “il nostro sguardo è sempre deformante rispetto all’esperienza dei giovani. Oggi, tempo e spazio sono due dimensioni antropologiche, cambiate dalla rete. Il tempo è un eterno presente; lo spazio abitato implica reticolarità e navigazione, e ciò si traduce in complessità. Altra caratteristica di quest’epoca è la sovrabbondanza di informazione, non sempre attendibile: essi non sanno cosa scegliere”. Perché il nesso “Giovani, profezia e futuro” prenda forma, Occhetta ha suggerito quattro elementi: la pratica spirituale, capace di contemplazione e di desiderio, di “movimento”, di “tendere a”; il ritorno alla competenza e al sapere autentico, in un confronto interdisciplinare; il saper analizzare la realtà e prendere decisioni insieme, nella comunità; scegliere anche sul come comunicare la scelta. Per Occhetta, la tensione deve essere glocal: l’esperienza locale deve lasciarsi interrogare dal globale, per far crescere le peculiarità del territorio; di questa crescita anche il globale si arricchisce, già in termini di prassi.
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