“Leone e le cose nuove richiama la Rerum novarum, l’enciclica di Leone XIII del 1891 così centrale nel magistero sociale della Chiesa, e tanto citata in questi giorni, ma richiama anche le cose nuove di questo pontificato appena cominciato che ha stabilito fin dal suo esordio una connessione diretta con quello di Leone XIII”.
Lo ha affermato mons. Dario Edoardo Viganò, vice cancelliere della Pontificia Accademia delle scienze e delle scienze sociali, intervenendo oggi all’Accademia Zelantea di Acireale in un convegno su “Leone XIII e Leone XIV: i Papi delle cose nuove”. “Il nuovo Papa Leone XIV ha chiarito subito, nel discorso al collegio cardinalizio due giorni dopo l’elezione, che la scelta del suo nome era da connettersi a Leone XIII ed è stato lo stesso Papa Prevost – ha aggiunto – a stabilire una relazione tra i momenti storici dei due pontificati usando la parola ‘rivoluzione’: così come Leone XIII dovette affrontare la ‘prima grande rivoluzione industriale’, oggi la Chiesa offre il suo patrimonio di dottrina sociale ‘per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale’.” Mons. Viganò ha ribadito che “la forza e il punto distintivo del magistero di Leone XIII è stato nella sua capacità di inventare un nuovo modello di relazione della Chiesa col mondo. Sfidando anche la Chiesa stessa”. E ancora: “Leone XIII abbracciò ‘con coraggio’ e ‘senza complessi’ i nuovi strumenti di comunicazione, con un atteggiamento di grande apertura fiduciosa, che superava le chiusure nette di tanta parte del mondo cattolico verso le novità del mondo moderno”.
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