
Di Andrea Rossi
A tredici anni dalla scomparsa di Chiara Corbella Petrillo, sono state realizzate due giornate dedicate alla sua memoria, organizzate dall’Associazione Chiara Corbella Petrillo, dal Servizio Orientamento Giovani e dai Frati minori dell’Umbria. La prima giornata ha visto svolgersi dei momenti di preghiera animati da diversi gruppi presso la tomba di Chiara al cimitero del Verano di Roma, mentre nella mattina di oggi, 14 giugno, ad Assisi, alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli, si è tenuto l’incontro dal titolo “Chiara e la lode”. Centinaia tra ragazzi, amici e devoti alla figura di Chiara hanno riempito la Sala Congressi Teatro per una mattinata dedicata al ricordo e al dialogo,con un focus particolare sul grande dono di Chiara di essere in grado di rendere grazie al Signore anche nei momenti più difficili della sua vita, fino alla fine.
Suor Stella ha ripercorso in un primo momento la vita terrena di Chiara testimoniando proprio questa forza in alcuni episodi vissuti insieme a lei. “Credo che il messaggio più significativo – ci racconta quando la raggiungiamo al termine dell’incontro – sia che Chiara è stata radicata nel Signore, e che quindi il suo messaggio non è finito con la persona nella vita terrena”.“È qualcosa – prosegue – che evidentemente tutti le riconoscono, questa verità, e tutti rimangono in qualche modo attratti da questa bellezza, da questa parola di speranza che è Chiara, che è stata capace di vivere la speranza, la fiducia, la fede, la lode, il ringraziamento, la benedizione – proprio nello stile dello spirito di Francesco – nei momenti di prova e di dolore della vita. E credo che questa sia la parola che resta e la parola che probabilmente mette anche in moto. Anche se solo per due mezze giornate, se tanti giovani si sono fatti pellegrini per venire qui, il fatto che si mettano in movimento, vuol dire che hanno intuito che c’è qualcosa che fa bene a loro, alla loro vita e alla loro fede”.
Insieme a suor Stella ci sono anche Enrico Petrillo, marito di Chiara, e Alessandro e Maide, suoi amici, in rappresentanza dell’Associazione che porta il suo nome e che si impegna nel processo di beatificazione di Chiara stessa. Con loro nasce un dialogo aperto e sincero con i tanti ragazzi presenti in platea: l’atteggiamento di Chiara nella malattia, il suo rapporto con la preghiera, il rapporto del figlio Francesco con la mamma scomparsa quando aveva appena un anno, ma anche il modo di Enrico di vivere la malattia della moglie e il suo rapporto con la solitudine ora. Chiara e la sua storia suscitano curiosità e rappresenta un esempio sotto tanti punti di vista. Nelle parole di chi la conosceva e di chi la sta conoscendo meglio in quel momento c’è gratitudine per il dono che è stata.
Mentre la sala si svuota, avviciniamo Enrico Petrillo per scambiare con lui una breve battuta. Gli chiediamo quale sia secondo lui il messaggio che Chiara trasmette a tante persone dopo tredici anni e che effetto fa a lui vederla parlare a così tanti giovani.“Credo che la cosa più bella che ci ricorda Chiara è che è possibile avere una relazione col Signore.Questa bellezza nel vedere che vengono – e tornano – ad Assisi tanti giovani nei quali mi identifico. Ricordo quanto amore è passato nei nostri cuori e quanto il Signore ci abbia nutrito, e mi commuovo vedendo che la parola di Dio è eterna e che in questi ragazzi e tra di loro si nascondono chissà quanti doni e quali doni. Quindi l’onore è anche nel fatto che i Frati in qualche modo hanno deciso di accogliere Chiara nella loro famiglia, e quindi abbiano deciso di proporre ai giovani un percorso proprio attraverso la storia che Dio ha scritto nella nostra, nel nostro matrimonio e nella vita di Chiara. Questo mi riempie il cuore di consolazione, perché tanti anni fa una cosa così io non l’avrei mai potuta pensare. Amen!”.
A partire dal Concilio Vaticano II – è la conclusione che emerge dall’incontro – si è affermata con sempre più chiarezza la consapevolezza che la santità non è riservata a pochi eletti, ma è una vocazione universale, accessibile veramente a tutti. I Papi che si sono succeduti negli ultimi decenni non hanno fatto che ribadirlo con forza. San Giovanni Paolo II, in particolare, affermava che la santità rappresenta la misura alta della vita cristiana ordinaria, il criterio con cui vivere ogni esistenza. Chiara Corbella Petrillo ne è la dimostrazione concreta.
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