ASCOLI PICENO – Tra le tante Porte di Speranza che il vescovo Palmieri ha suggerito di aprire nelle varie comunità, Giovedì 12 Giugno 2025, alle ore 18:30, si è aperta quella della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo in Ascoli Piceno.
Presso il chiostro della chiesa omonima, si è tenuta infatti l’inaugurazione de “La Prima Cena”, un progetto postumo dell’artista pescarese Luigi Pagliarini, che ha coinvolto tutta la comunità locale, cristiana e non.

L’iniziativa, che ha avuto la curatela di Valentina Tanni e la direzione scientifica di Ado Brandimarte, è stata promossa dalla cooperativa Melting Pro nell’ambito di “SPACE Campo Parignano“, un format di rigenerazione creativa che stimola la produzione artistica partecipativa per la valorizzazione di territori e patrimoni.

Presenti le maggiori autorità religiose e civili della comunità: mons. Gianpiero Palmieri, vescovo delle Diocesi del Piceno; don Mario Cataldi e don Matteo Mantenuto, rispettivamente parroco e vicario parrocchiale della comunità dei Santi Pietro e Paolo; Marco Fioravanti, sindaco del Comune di Ascoli Piceno.
Presenti, inoltre: una rappresentanza del sestiere di Porta Tufilla; Maura Romano, cofondatrice di Melting Pro; in video collegamento la presidente della stessa cooperativa.

L’opera, che è stata visibile solo nella giornata di Giovedì, è un’installazione a grandezza naturale ispirata alla celebre Ultima Cena di Leonardo da Vinci, reinterpretata in chiave contemporanea attraverso un processo collettivo e multidisciplinare.
Undici gli artisti, provenienti da diverse regioni italiane, che, su invito di Pagliarini, sono stati chiamati a contribuire con una propria figura all’interno della tavolata: Ado Brandimarte, Luca Bertini, Benito Leonori, Aldo Becca, Alessandro Sciaraffa, Giorgio Cipolletta, Demian Battisti, Fabio Perletta, Iacopo Pinelli, Stefano Iampieri, Samuel Hernandez De Luca.

Grandiosa la partecipazione della comunità di Campo Parignano, che è stata chiamata in causa nella caratterizzazione di ciascun elemento dell’installazione. La particolarità dell’opera, infatti, risiede non solo nel dialogo tra arte, robotica e tecnologia, ma soprattutto nella sua capacità di coinvolgere la comunità. In linea con il percorso di ricerca avviato da Pagliarini negli ultimi anni, fondato sul concetto di coralità, partecipazione e trasformazione sociale attraverso l’arte, la mostra si è configurata come un atto di coesione e condivisione.

“L’obiettivo – dichiara don Matteo Mantenuto – era quello di far sì che le persone si conoscessero meglio, si mettessero in dialogo, si confrontassero. E così è stato. Il nostro chiostro è diventato luogo di incontro e di ascolto reciproco. Durante gli appuntamenti preparatori, organizzati per valutare gli spazi e per effettuare dei laboratori di pittura, ci sono stati anche momenti significativi di riflessione. Le attività hanno coinvolto principalmente adulti ed adolescenti, i quali hanno dipinto dei cubi che poi sono divenuti parte dell’opera. Ma la cosa più importante è che, prima di realizzarli, abbiamo analizzato la figura degli apostoli: ci siamo chiesti chi siano e come si evolva la loro vita dopo l’incontro con Gesù. Poi abbiamo approfondito il tema dell’ultima cena e quale sia il suo significato. Il confronto, aperto e alla pari, è stato fecondo: pur partendo da prospettive diverse, tutti abbiamo avuto uno sguardo orientato verso la speranza“.

Una iniziativa, insomma, in cui il territorio e le persone del territorio sono state protagonisti, tanto da divenire coautori dell’opera. E così facendo, all’interno della comunità, si sono consolidati i legami esistenti e ne sono nati di nuovi.

Un risultato ancora più sorprendente, se si pensa che l’opera è postuma: l’artista Pagliarini, infatti, che era anche neuropsicologo e docente, è scomparso nel 2023.
Noi artisti, che abbiamo partecipato alla realizzazione dell’opera, abbiamo voluto ricostruire la volontà di Luigi Pagliarini, senza distorcere nulla – dichiara il direttore scientifico dell’iniziativa Ado Brandimarte –. Fare questo è stato faticoso: provenendo tutti da luoghi diversi e lontani, ci siamo confrontati parecchio a distanza, aiutati dalla tecnologia. Inoltre abbiamo potuto contare sul supporto dei familiari di Pagliarini, i quali hanno messo a disposizione tutti i suoi appunti ritrovati su fogli di carta conservati nei cassetti o su file o addirittura cartelle salvati al computer. Così, man mano, siamo stati in grado di ricostruire il sogno, lo scenario, che Luigi aveva immaginato.
La risposta è stata entusiasmante! L’opera è stata altamente attrattiva: essa, infatti, è sì un’opera d’arte, ma al contempo anche un enorme giocattolo che si presta a diverse interpretazioni. Ma quello che è più importante è che sia un’opera non solo nostra, ma di tutti! Il progetto di arte corale di Luigi Pagliarini era improntato proprio sul coinvolgimento della comunità. Penso che a Campo Parignano siamo riusciti a farlo e questo è motivo di grande orgoglio!”.

“La Prima Cena” è stata dunque un miscuglio di scienza, tecnica ed arte, ma soprattutto di umanità: l’augurio alla comunità dei Santi Pietro e Paolo, allora, è che questa “porta di speranza” resti aperta permanentemente, affinché tutti possano entrare e godere della bellezza delle relazioni.

Foto del diacono Giuseppe Puglia

 

 

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