(Foto Vatican Media/SIR)

Di M.Michela Nicolais

“Creare ponti” e “saper vedere sempre il bene, anche quello nascosto, quello che è in minoranza”. Sono le due definizioni del ministero petrino che Leone XIV ha consegnato al centinaio di nunzi apostolici ricevuti oggi in udienza – dopo il Giubileo della Santa Sede celebrato ieri – insieme a alcuni rappresentanti pontifici presso gli organismi internazionali e incaricati d’affari a carattere permanente, provenienti da Taiwan, Hong Kong e Myanmar.

“Il vostro ruolo, il vostro ministero è insostituibile”,

ha esordito il Papa a braccio, ribadendo le parole da lui pronunciate in una plenaria del Dicastero dei vescovi e citate dal card. Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, che ha anche annunciato per domani un pranzo, “un momento conviviale”, dei presenti insieme al Santo Padre, il quale nel corso dell’incontro ha donato a ciascuno di loro un anello con la scritta “sub umbra Petri”.

“Voi siete, già con le vostre persone, un’immagine della Chiesa cattolica, perché non esiste in nessun Paese del mondo un Corpo diplomatico così universale come il nostro!”,

ha esclamato Papa Leone: “nessun Paese del mondo ha un Corpo diplomatico così unito come voi siete uniti: perché la vostra, la nostra comunione non è solo funzionale, né solo ideale, ma siamo uniti in Cristo e nella Chiesa”. Nella visione di Prevost, “la diplomazia della Santa Sede costituisce nel suo stesso personale un modello – non certo perfetto, ma molto significativo – del messaggio che propone, quello cioè della fraternità umana e della pace tra i popoli”.  “Il vostro lavoro sempre mi precede”, la gratitudine del Papa: “quando mi viene presentata una situazione che riguarda – ad esempio – la Chiesa in un determinato Paese, posso contare sulla documentazione, sulle riflessioni, sulle sintesi preparate da voi e dai vostri collaboratori”. “Mediante i suoi rappresentanti, che risiedono presso le varie nazioni, il Papa si rende partecipe della vita stessa dei suoi figli e, quasi inserendosi in essa, viene a conoscere, in modo più spedito e sicuro, le loro necessità e insieme le aspirazioni”, ha affermato il Pontefice sulla scia di Paolo VI.

“Il ministero di Pietro è creare relazioni, ponti;

e un rappresentante del Papa è anzitutto a servizio di questo invito, di questo guardare negli occhi”, l’affermazione centrale del discorso: “Siate sempre lo sguardo di Pietro! Siate uomini capaci di costruire relazioni lì dove si fa più fatica. Ma nel fare questo conservate la stessa umiltà e lo stesso realismo di Pietro, che sa benissimo di non avere la soluzione a tutto: ‘Non ho né oro né argento’, dice; ma sa anche di avere ciò che conta, cioè Cristo, il senso più profondo di ogni esistenza: ‘Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!’”. L’immagine biblica scelta dal Papa è quella della guarigione dello storpio:

“Ancora oggi la Chiesa incontra spesso uomini e donne che non hanno più gioie, che la società ha messo ai margini, o che la vita ha costretto in un certo senso ad elemosinare l’esistenza”,

ha attualizzato il Santo Padre.” Guardarsi negli occhi significa costruire una relazione”, il riferimento allo stile di prossimità di Gesù.

“Conto su di voi affinché nei Paesi dove vivete tutti sappiano che la Chiesa è sempre pronta a tutto per amore, che è sempre dalla parte degli ultimi, dei poveri, e che sempre difenderà il sacrosanto diritto a credere in Dio, a credere che questa vita non è in balia dei poteri di questo mondo, ma è attraversata da un senso misterioso”,

il messaggio di fiducia verso i rappresentanti pontifici. “Dare Cristo significa dare amore, dare testimonianza di quella carità che è pronta a tutto”, ha ricordato Leone XIV: “Solo l’amore è degno di fede, di fronte al dolore degli innocenti, dei crocifissi di oggi, che molti di voi conoscono personalmente perché servite popoli vittime di guerre, di violenze, di ingiustizie, o anche di quel falso benessere che illude e delude”.

“Vi consoli sempre il fatto che il vostro servizio è sub umbra Petri, come troverete inciso sull’anello che riceverete quale mio dono”,l’incoraggiamento del Pontefice: “Sentitevi sempre legati a Pietro, custoditi da Pietro, inviati da Pietro. Solo nell’obbedienza e nella comunione effettiva con il Papa il vostro ministero potrà essere efficace per l’edificazione della Chiesa, in comunione con i vescovi locali”.

“Abbiate sempre uno sguardo benedicente, perché il ministero di Pietro è benedire, cioè saper vedere sempre il bene, anche quello nascosto, quello che è in minoranza”,

la raccomandazione: “Sentitevi missionari, inviati dal Papa per essere strumenti di comunione, di unità, al servizio della dignità della persona umana, promuovendo ovunque relazioni sincere e costruttive con le autorità con le quali sarete chiamati a cooperare”, il mandato di Leone XIV: “La vostra competenza sia sempre illuminata dalla ferma decisione per la santità. Ci sono di esempio i Santi che sono stati nel servizio diplomatico della Santa Sede, come San Giovanni XXIII e San Paolo VI”. “La vostra presenza qui oggi rafforza la consapevolezza che il ruolo di Pietro è confermare nella fede”, ha concluso il Pontefice: “Voi per primi avete bisogno di questa conferma per diventarne messaggeri, segni visibili in ogni parte del mondo. La Porta Santa che ieri mattina abbiamo attraversato tutti insieme, ci sproni ad essere coraggiosi testimoni di Cristo nostra speranza”.

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *