
Di Patrizia Caiffa
“Non ci sono parole, solo un dolore enorme. È una grande sconfitta per tutti. Disumanità totale”. E’ questo il commento di Giustino Trincia, direttore della Caritas di Roma, riguardo al ritrovamento sabato dei cadaveri di una neonata di circa sei mesi e di una donna, presumibilmente madre e figlia, all’interno di Villa Pamphili, una delle più note e frequentate ville della capitale. Il giallo non ha contorni chiari: pare che la donna, forse dell’est Europa, non abbia lesioni sul corpo e che la bimba potrebbe essere stata uccisa per strangolamento la sera prima del ritrovamento. L’ipotesi più accreditata è che il dramma si sia consumato in un contesto di grave degrado ed emarginazione. Le persone senza dimora sono in aumento a Roma, perciò Trincia lancia un appello a istituti religiosi e comunità, ma anche ai singoli: “Aprire le strutture vuote per salvare vite umane. Se continuiamo a tenerle chiuse o ad affidarle ad altri per la messa a reddito vuol dire che c’è qualcosa che non funziona. Capisco che non è semplice ma bisogna avere un po’ più di coraggio e di spirito profetico”.
È possibile che la tragedia sia maturata in un contesto di povertà estrema?
Villa Pamphili è talmente grande che è facile potersi nascondere quando si versa in povertà estrema, oppure le persone non vogliono vedere. Non è un problema che riguarda solo la villa ma è un problema di uso della città. Al di là degli aspetti non chiari, che spettano a chi indaga,
dovrebbe esserci una priorità legata al salvare le vite umane. Lancio un appello ad aprire gli istituti religiosi, ci sono case che possono essere messe a disposizione.
Bisogna muoversi tutti molto di più, anche nella Chiesa. Se ci sono strutture ecclesiali bisogna aprirle e metterle a disposizione. Anche i singoli battezzati, se hanno un secondo o terzo appartamento, dovrebbero aprirli alla vita delle persone, con le opportune garanzie.
Alcuni potrebbero avere timori ad aprire le case a persone con problemi…
Si lavora insieme e si trovano le misure giuste. Ma dobbiamo chiederci cosa è più importante: la vita umana o le garanzie? A volte basterebbe solo dare un segno, ad esempio ospitando una mamma con una bambina, non chiediamo di trasformare un istituto religioso in ostello.
Quali sono invece le responsabilità dello Stato?
Le istituzioni pubbliche devono fare molto di più almeno su due piani: rafforzare la rete di servizi di prima accoglienza a bassa soglia per accogliere le persone in strada; rivedere e rafforzare la rete dei servizi sociali. Servono molti più operatori di strada. Non bastano i volontari. Anche gli operatori pubblici dei servizi sociali devono stare di più sulla strada, 7 giorni su 7, di giorno e di notte. Perché a Roma c’è troppa gente che versa in condizioni di grave precarietà abitativa. Il fatto che una bimba sia sfuggita ai servizi sociali è gravissimo. Lo Stato deve fare di più.
Villa Pamphili è un luogo pubblico molto amato e frequentato dai romani eppure…
Occorre superare l’indifferenza o l’alibi della paura, troppe persone sembrano assuefatte a situazioni oltre i limiti come questa. Se si incontra una persona in tali condizioni, tanto più una creatura di pochi mesi, non si può non intervenire e girarsi dall’altra parte. Ancora di più se sei credente. Con la necessaria prudenza, quando si fa la corsetta a Villa Pamphili o si cammina in strada, bisogna attivarsi.
Occorre fare una azione di sensibilizzazione e responsabilizzazione.
Qualcuno invoca un censimento delle persone senza dimora. Che ne pensa?
Roma Capitale ha già iniziato a fare un censimento. È giusto conoscere in maniera puntuale e precisa ma queste persone dormono in strada, sotto i ponti, in tende, in vecchie roulotte. Servono misure immediate per aiutarle ad uscire da una condizione di grandissima precarietà.
C’è troppa poca rete di servizi di prima accoglienza.
Siamo d’accordo sul censimento ma servono risposte immediate e urgenti a chi dorme in strada. A Roma ci sono 170.000 appartamenti vuoti e decine di migliaia di persone senza casa. Possibile che una politica degna di questo nome non trovi le soluzioni? Questa è responsabilità della politica. Non basta il volontariato, non basta l’attività di una Chiesa.
A Roma stanno aumentando situazioni estreme di questo tipo?
Stanno aumentando perché abbiamo dietro decenni di inerzia. La Caritas di Roma insiste tanto sul tema dell’abitare perché non siamo in grado di affrontare da soli una domanda che cresce giorno dopo giorno. Gli sfratti a Roma per morosità incolpevole non sono stati sospesi come avevamo chiesto in occasione del Giubileo. Finora non è arrivata nessuna risposta. Non c’è una struttura pubblica che possa accogliere una famiglia intera che ha subito uno sfratto.
Come Caritas cosa state facendo per affrontare il grave tema della povertà abitativa?
Almeno 30 parrocchie fanno accoglienza diffusa a Roma ma non basta. Quando c’è questo livello di precarietà abitativa ci si aspetta di tutto. Quante tragedie poco visibili si verificano ogni ora nella città di Roma? Quante persone non riescono a mangiare abbastanza o a far andare i figli a scuola perché gli affitti a Roma sono diventati carissimi? Non è accettabile che si lasci tutto al mercato, al rapporto di forza tra domanda e offerta. Tutto ciò produce scarti umani, e lo verifichiamo ogni giorno. Bisogna mettere da parte le polemiche perché Roma Capitale è talmente grande e complessa da richiedere una santità politica, cioè la capacità di guardare al bene comune e all’interesse generale. Diamo priorità alle persone.
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