Pubblichiamo la lettera mensile della Caritas della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto

SAN BENEDETTO DEL TRONTO“Mi dica una cosa, padre Spadaro,” chiedo, cambiando ancora argomento, “a suo giudizio, qual è l’apporto principale che papa Francesco ha fornito alla Chiesa?” Un momento di silenzio. Spadaro si rimbocca le maniche della camicia mentre disaccavalla e accavalla le gambe. “Faccio fatica a rispondere a una domanda… Però, se mi costringi a rispondere, direi che il primo è il discernimento, il discernimento come strumento di conoscenza di tutta la Chiesa.” Poi precisa: “Come strumento di conoscenza della volontà di Dio. E questo per me è lo specifico di Bergoglio: il suo papato è il papato del discernimento.” Continua Spadaro: “La seconda cosa: la visione di Dio, prima di tutto, come misericordia, che implica un’apertura della Chiesa a tutti, e non solo ai credenti, un’apertura materna. E, la terza, la sinodalità.”

La Caritas e le “Tre Parole”

A volte si riesce a ritagliare un po’ di tempo per leggere. Sto trovando molto interessante il libro di Javier Cervas, “Il folle di Dio alla fine del mondo” (Guanda narratori). L’autore, ateo e anticlericale, scrive di papa Francesco e del suo viaggio in Mongolia. Il passaggio riportato sopra mi ha aiutato a riflettere sulle tante parole, lette o ascoltate in questi giorni, riguardanti la nostra Caritas.

La Caritas, non essendo una ONG o una semplice associazione impegnata nel sociale, ma un’espressione di Chiesa, che evangelizza attraverso la prossimità, utilizza metodi e linguaggi propri, che possono però essere utili per tutti.

  1. Il Discernimento: lettura di una realtà complessa.

Innanzitutto, la Caritas cerca di fare discernimento, cioè di leggere la realtà, non in maniera superficiale e parziale, ma mettendosi in ascolto di Dio, dei segni dei tempi e dei “compagni di viaggio”. Il discernimento non è cerebrale né ideologico, ma coinvolge testa, cuore e mani, o anche ragione, sentimento ed esperienza. È rischioso semplificare troppo quando ci si trova davanti a una realtà complessa. Non è giusto leggere le situazioni attraverso le descrizioni di chi urla di più o attraverso i proclami di qualche isolato politico, sempre pronto a sposare certe battaglie pur di portare a casa una manciata di voti. La complessità di certe questioni richiede soprattutto ascolto autentico e di tutti, poi riflessione, approfondimento, studio, senso del bene comune e così via.

È innegabile che la paura la fa sempre più da padrona, ma questo non autorizza a letture parziali della realtà in cui ad esempio si identifica lo ‘scartato’, italiano o immigrato che sia, come colui che delinque. Se è vero che ogni cittadino ha il diritto di vivere in un ambiente sicuro e dignitoso e, chi compie reati, deve fare i conti con una giustizia giusta, è pur vero che va riconosciuta ad ognuno la propria dignità di essere umano e, per chi crede, di figlio di Dio.

  1. La Misericordia: Un Cuore Rivolto ai miseri

Ecco l’altra parola importante per la Caritas, che è la misericordia. Dio è misericordioso, cioè “ha il cuore volto verso i miseri“. Questo atteggiamento deve essere tipico, non solo della Caritas, ma di ogni cristiano o, forse, di ogni essere umano. Gesù sempre ha condannato il peccato mai il peccatore, l’errore mai l’errante. Occorre dunque essere attenti a tutti, specie a chi rimane indietro o è messo da parte, per non cadere in facili generalizzazioni. Quanti ragazzi, uomini, donne abbiamo visto risorgere alla Caritas! Purtroppo non tutti. E’ importante allora l’uso delle parole. Nel suo primo incontro con la stampa, papa Leone XIV ha invitato a una comunicazione disarmata e disarmante: “Non serve una comunicazione fragorosa, muscolare, ma piuttosto una comunicazione capace di ascolto, di raccogliere la voce dei deboli che non hanno voce.”

I volontari che prestano servizio al centro di ascolto spesso fanno notare come le parole possano ferire più delle bombe e i pregiudizi facciano male più degli ‘accoltellamenti’. Quei coltelli che purtroppo non mancano nelle tasche dei nostri ragazzi! A cosa serve scavare fossati invalicabili dimenticando che tutti, in un modo o nell’altro, abbiamo bisogno degli altri! Colpisce il fatto che qualcuno, molto sprezzante verso i poveri, abbia dimenticato facilmente la sua provenienza e quanto è stato aiutato!

  1. La Sinodalità: Camminare insieme

Ed infine, la terza parola è sinodalità, che vuol dire “camminare insieme“. I problemi che pur ci sono, a diversi livelli, nei nostri quartieri, e che chiaramente non vanno sottovalutati, non si risolvono puntando il dito e accusando gli altri, ma collaborando, ognuno secondo le proprie possibilità.

È facile, a volte, diagnosticare una malattia; il difficile è individuarne la cura! Si tratta, con molta umiltà, senza giudizi e pregiudizi, di fare ognuno la propria parte, a cominciare dall’ultimo cittadino fino a chi ha grandi responsabilità. Il male si vince solo con un supplemento di bene: è quello che ci ha insegnato quel Gesù in cui crediamo.

Ha detto papa Leone XIV nell’udienza di mercoledì scorso: “La vita però è fatta di incontri, e in questi incontri veniamo fuori per quello che siamo. Ci troviamo davanti all’altro, davanti alla sua fragilità e alla sua debolezza e possiamo decidere cosa fare: prendercene cura o fare finta di niente… Infatti, prima che una questione religiosa, la compassione è una questione di umanità! Prima di essere credenti, siamo chiamati a essere umani” (8.05.2025).”

La Caritas ha solo queste tre parole: discernimento, misericordia e sinodalità, ma ritiene che siano importanti per cominciare a trasformare le povertà in risorse. E in questo si impegna a fare la sua parte!

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