ASCOLI PICENO – Giovedì 5 giugno, alle ore 18:30, presso la Sala Morgante di Casa Regina Apostolorum ad Ascoli Piceno, si è svolto un incontro pubblico dedicato al Referendum dell’8 e 9 giugno, con un focus particolare sui temi della disinformazione e della crescente astensionismo elettorale.

L’iniziativa è stata moderata da Giorgio Rocchi, direttore della Caritas diocesana di Ascoli Piceno. Sono intervenuti Stefano De Martis, notista politico dell’Agenzia SIR; Mariangela Perito, rappresentante della Presidenza nazionale ACLI; e S.E. Mons. Gianpiero Palmieri, vescovo delle diocesi di Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto. Alla regia e ai collegamenti tecnici ha provveduto don Giampiero Cinelli.

Dopo l’introduzione del direttore Rocchi, hanno portato i saluti istituzionali Franco Veccia, responsabile della Pastorale del Lavoro per le Marche, e Giampiero Giorgi, dell’Ufficio di presidenza ACLI Ascoli Piceno.

Partecipazione consapevole e sfida educativa

Giorgio Rocchi: “I referendum pongono questioni che permettono di pronunciarci sul futuro della nostra vita sociale e sulle sue caratteristiche di inclusività o non inclusività. Ecco perché è importante capire per discernere ed agire di conseguenza.”

Franco Veccia ha sottolineato l’importanza dell’impegno civico:
“Ci troviamo di fronte a una vera e propria sfida educativa. Partecipare attivamente al voto è fondamentale. Oggi, oltre al nostro incontro, si tiene un altro evento informativo a Senigallia, promosso sempre da ACLI e Pastorale del Lavoro. È preoccupante che molti cittadini non sappiano nemmeno dell’esistenza dei referendum. Il Presidente Mattarella ha parlato della necessità di combattere l’analfabetismo sociale che è analfabetismo di democrazia.”

Giampiero Giorgi ha invece posto l’accento sulle criticità nel mondo del lavoro:
“Nel 1970 si lavorava a uno statuto che regolamentasse il lavoro. Oggi, a distanza di oltre cinquant’anni, discutiamo ancora di precarietà, discriminazioni, difficoltà occupazionali. I Referendum riportano al centro questi temi cruciali, compreso quello della cittadinanza. Invito tutti a recarsi alle urne: questi argomenti ci riguardano direttamente.”

Il ruolo dell’informazione e della Chiesa

Prima di dare la parola al vescovo Palmieri, Rocchi ha ricordato che “la partecipazione consapevole è alla base della democrazia. Il Presidente Mattarella ci ha invitato a coltivarla e difenderla.”

L’arcivescovo Palmieri ha ribadito l’importanza dell’informazione e del discernimento:
“La CEI ha esortato a un’attenta riflessione prima del voto. I Referendum stimolano il dibattito pubblico e favoriscono la maturazione della società. Se solo pochi se ne occupano, perdiamo un’occasione. I temi in gioco, lavoro e cittadinanza, sono centrali. Non votare è comunque una scelta, non un atto neutro. È fondamentale che le persone siano pienamente consapevoli. Le realtà ecclesiali, in questo senso, hanno un ruolo importante nell’informare.”

Rocchi ha poi evidenziato le difficoltà legate al precariato e all’accesso alla cittadinanza per molte persone che vivono e lavorano in Italia.

Lavoro e cittadinanza al centro del dibattito

Stefano De Martis ha descritto il contesto lavorativo italiano come segnato da gravi disuguaglianze. Dopo aver illustrato i quesiti dei 5 referendum con una lettura integrata della questione ha affermato: “I dati sull’occupazione appaiono positivi, ma un’analisi più profonda rivela precarietà, svantaggi e discriminazioni. Sono troppe le categorie penalizzate. Votare può contribuire ad alleviare molte di queste situazioni. Occorre cogliere il valore centrale della persona che viene messo in gioco dai referendum.”

Mariangela Perito ha più volte ribadito l’importanza del voto:
“Come ACLI invitiamo con forza a partecipare. L’astensionismo è corresponsabile delle difficoltà nel mondo del lavoro e nel processo di ottenimento della cittadinanza. I cittadini devono riavvicinarsi alla cosa pubblica. Negli anni la partecipazione si è trasformata, ma resta essenziale. Le disuguaglianze contrattuali e salariali sono diffuse, anche a livello territoriale. Andare a votare significa anche dare voce a chi, per mancanza della cittadinanza, non può farlo.”

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