
Di M.Michela Nicolais
“In queste poche settimane – ancora non siamo a un mese di pontificato – è evidente che il Papa da solo non può andare avanti, e che ci vuole, è molto necessario, poter contare dalla collaborazione di tanti che lavorano nella Santa Sede, e in maniera speciale con tutti voi nella Segreteria di Stato”. Con queste parole, pronunciate a braccio, Leone XIV ha iniziato il discorso rivolto ai superiori e agli officiali della Segreteria di Stato, ricevuti oggi in udienza. “Offrite un prezioso servizio alla vita della Chiesa, aiutandomi a portare avanti la missione che mi è stata affidata”, l’omaggio di Leone XIV: “Mi consola sapere di non essere solo e di poter condividere la responsabilità del mio universale ministero insieme a voi”, ha rivelato il Santo Padre.
“Questo luogo non sia inquinato da ambizioni o antagonismi”,
l’appello finale, prendendo a prestito le parole pronunciate da Paolo VI nel discorso alla Curia Romana del 21 settembre 1963: “siate, invece, una vera comunità di fede e di carità, di fratelli e di figli del Papa, che si spendono generosamente per il bene della Chiesa”. All’inizio del discorso, il ringraziamento al cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, “per la continua collaborazione che mi sta offrendo mentre compio i primi passi del mio pontificato”. “Vogliamo davvero essere sempre al suo servizio, rinnovarle la nostra fedeltà e impegno perché lei possa portare avanti con gioia, oltre che con efficacia, il suo ministero di unità e conferma nella fede nella Chiesa universale”, ha assicurato a sua volta il cardinale nel saluto iniziale a nome dei presenti: “Davanti a lei ha la sua segreteria di Stato, che collabora in modo del tutto speciale con lei, la sua persona e il suo ministero. Come vede, siamo tanti: 246 dipendenti, di cui 181 nella sezione Affari generali, 59 nella sezione dei Rapporti con gli Stati, e sei nella sezione delle Rappresentanze pontificie. Proveniamo da tante parti mondo: tutti i continenti sono rap0presentati. Sono presenti le diverse categorie del popolo di Dio: vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, laici e laiche. Abbiamo competenze diverse, lavoriamo ognuno nel proprio settore, ma ci sono alcune cose che ci uniscono tutti. Anzitutto la fede e l’amore nel Signore Gesù, siamo qui per lui, tutti noi esistiamo soltanto per lui. Poi la fede e l’amore per la Chiesa, sposa di Cristo. Siamo a servizio della Chiesa e delle Chiese locali e a servizio suo, del suo ministero di conferma della fede e di unità della Chiesa”.
“La Segreteria di Stato oggi riflette in sé stessa il volto della Chiesa”,
l’identikit tracciato dal Papa, ripercorrendo la storia di questa istituzione, che risale alla fine del XV secolo e “col tempo è andata assumendo un volto sempre più universale e si è notevolmente ampliata, con progressione crescente, acquisendo ulteriori mansioni, a motivo delle nuove esigenze sia nell’ambito ecclesiale sia nelle relazioni con gli Stati e le Organizzazioni internazionali”. “Attualmente quasi la metà di voi sono fedeli laici. E le donne, laiche e religiose, sono più di cinquanta”, ha sottolineato Leone XIV: “Si tratta di una grande comunità che lavora accanto al Papa: insieme condividiamo le domande, le difficoltà, le sfide e le speranze del popolo di Dio presente nel mondo intero”. Due, per il Pontefice, le dimensioni essenziali: “l’incarnazione e la cattolicità”. “Siamo incarnati nel tempo e nella storia, perché se Dio ha scelto la via dell’umano e le lingue degli uomini, anche la Chiesa è chiamata a seguire questa strada, in modo che la gioia del Vangelo possa raggiungere tutti ed essere mediata nelle culture e nei linguaggi attuali”, ha spiegato il Pontefice: “E, nello stesso tempo, cerchiamo di mantenere sempre uno sguardo cattolico, universale, che ci permette di valorizzare le diverse culture e sensibilità. Così possiamo essere centro propulsore che si impegna a tessere la comunione tra la Chiesa di Roma e le Chiese locali, nonché le relazioni di amicizia nella comunità internazionale”.
Essere attenti “alle sfide della storia”, considerando “la rapidità della vita d’oggi” e “le mutate condizioni dei nostri tempi”.
E’ questo, per il Papa, uno dei compiti della Segreteria di Stato, secondo la direzione di marcia della riforma della Curia Romana indicata da Paolo VI, sulla scia del Concilio. “L’incarnazione ci rimanda alla concretezza della realtà e ai temi specifici e particolari, trattati dai diversi organi della Curia; mentre l’universalità, richiamando il mistero dell’unità multiforme della Chiesa, chiede poi un lavoro di sintesi che possa aiutare l’azione del Papa”, ha spiegato Leone XIV; “E l’anello di congiunzione e di sintesi è proprio la Segreteria di Stato”, cui Paolo VI ha voluto dare un nuovo assetto, “costituendolo come punto di raccordo e, quindi, stabilendolo nel suo ruolo fondamentale di coordinamento degli altri Dicasteri e delle Istituzioni della Sede Apostolica”. ”Questo ruolo di coordinamento della Segreteria di Stato viene ripreso nella recente Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium”, il riferimento alla riforma voluta da Papa Francesco.
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