MONTEPRANDONE – “È bello ritrovarsi questa sera insieme e concludere così il mese di Maggio dedicato alla contemplazione dei misteri di Dio e a chiedere l’intercessione di Maria. Noi sappiamo bene che il Rosario non è una preghiera intellettuale, ma è una preghiera del cuore: è, cioè, una preghiera in cui la dimensione affettiva è quella che parla. Mentre noi ripetiamo le Ave Maria, la mente è chiamata a contemplare le scene evangeliche e il cuore a ricordare”.
È con queste parole che mons. Gianpiero Palmieri, vescovo delle Diocesi del Piceno, ha iniziato la sua omelia durante la Celebrazione Eucaristica da lui presieduta Venerdì 30 Maggio, alle ore 22:00, in Centobuchi di Monteprandone, subito dopo la tradizionale processione durante la quale i fedeli, accompagnati dalla banda della Città di San Benedetto del Tronto, hanno portato la statua della Madonna della pace dalla chiesa Regina Pacis fino alla piazza dell’Unità, pregando e cantando.

La Messa, con cui si è conclusa l’esperienza della peregrinatio Mariae nelle famiglie dell’Unità Pastorale Regina Pacis – Sacro Cuore, è stata concelebrata dai parroci delle parrocchie ospitanti, da quelli delle parrocchie limitrofe e da quelli che negli anni precedenti hanno svolto il loro ministero nelle comunità di Centobuchi: don Armando Moriconi e don Matteo Calvaresi, parroci in solido dell’Unità Pastorale; don Dieu Merci Asimbo Kelekele, collaboratore parrocchiale nella stessa comunità; don Federico Pompei, parroco di Regina Pacis dal 1991 al 2010; don Alfonso Rosati, vicario parrocchiale di Sacro Cuore dal 1998 al 2001 e poi parroco dal 2011 al 2019; don Andrea Tanchi, parroco delle comunità di Monsampolo del Tronto. Presenti anche i diaconi Walter Gandolfi e Pierluigi Grilli, oltre alle Confraternite del Santissimo Sacramento, della Pietà e della Morte, di Sant’Anna e di Regina Pacis.
La Celebrazione ha registrato la presenza anche di numerose autorità locali, tra le quali il sindaco della città di Monteprandone, Sergio Loggi, e il comandante della Polizia Municipale, Eugenio Vendrame.

 

Durante la sua omelia, mons. Palmieri ha spiegato il grande valore della preghiera del Rosario: “Spesso, quando si prega il Rosario, ci si distrae. E questo direi che fa parte delle regole del gioco. Il Rosario, infatti, è fatto apposta per distrarsi! È un po’ difficile rimanere sempre attenti sulle parole che si dicono, perché il Rosario è una preghiera del cuore. Ci si distrae, perché nel cuore ritornano ricordi, pensieri, sentimenti, immagini, desideri, sogni, tutto un materiale affettivo che è presente nel cuore e che rappresenta spesso la nostra parte più vera, la parte più autentica, quella che chiede di essere purificata, ma anche quella che diventa spesso il motore della nostra vita.
Allora ci succede che affidiamo al Signore il ricordo di una persona cara oppure gli affidiamo un sogno, un desiderio oppure abbiamo bisogno di smaltire quel rancore di cui facciamo fatica a liberarci oppure abbiamo bisogno di chiedere aiuto al Signore perché c’è qualcosa che non riusciamo a fare. Noi mettiamo davanti al Signore tutta la nostra vita sottoforma di quello che emerge dal cuore e, quando riempiamo noi stessi, sulle labbra ci troviamo la preghiera dell’Ave Maria: ‘Prega per noi’. ‘Prega per noi adesso e nell’ora della nostra morte ‘. Adesso, con questo bagaglio di ricordi, di pensieri, di sogni, desideri, di peccati. E nell’ora della nostra morte, cioè quando la mia vita arriverà a compimento. È una preghiera molto bella quella del Rosario, una preghiera dove tutta la vita è messa davanti al Signore in totale semplicità, in una dimensione affettiva del cuore dove Maria ci è particolarmente vicina, particolarmente amica. E mentre facciamo tutto questo, immaginiamo le scene evangeliche dei misteri che siamo invitati a contemplare, quelli che giorno per giorno ci vengono proposti”.

Il vescovo Gianpiero ha poi proseguito la sua omelia, approfondendo la Parola di Dio del giorno, in particolare il Vangelo in cui Gesù che parla del mistero della Pasqua in termini profondamente umani e spiega ai discepoli che in un primo momento saranno presi da una grande tristezza, ma poi Dio è più forte della morte e manifesterà la sua potenza risuscitando Gesù: Ha detto il prelato: “La Risurrezione non è la rianimazione del cadavere di Gesù, ma è Gesù che si mostra. E mostra la sua vita accanto al Padre. Mostra che il destino di tutti gli uomini è, attraverso la morte, entrare nella vita accanto al Padre, dietro di Lui, insieme con Lui. È il compimento che si mostra il giorno della Risurrezione. ‘Allora la mia gioia non ve la può togliere nessuno’ – dice Gesù.
Nella nostra spiritualità spesso c’è contemplare l’amore di Dio nel crocifisso, ma mi viene da dire che è ancora più grande quello che ci viene data come grazia, come intuizione spirituale, come comprensione dell’amore e del dono di Dio, quando entriamo nel mistero della Risurrezione. Dio è più forte della morte, Dio è più grande del peccato dell’uomo. Lo spirito è lo Spirito del risorto. Ci viene donata la vita, la vita di Dio, la vita nuova, quando ci viene donato lo Spirito. E allora possiamo vivere cantando, possiamo vivere sperando. Ha senso lottare, ha senso darsi da fare, perché niente, ma proprio niente, va perduto. Niente di tutto quello per cui lottiamo, speriamo, crediamo, amiamo, va perduto. Tutto trova compimento in Dio. Quando noi entriamo dentro questo mistero, la gioia dal cuore non se ne va più via. Entriamo in una gioia che viene da Dio e che nessuno ci può più togliere”.

Commentando infine la Prima Lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, mons. Palmieri ha preso ad esempio la tenacia e l’ardore di Paolo, che, quando comincia ad annunciare il Vangelo a Corinto, inizialmente viene rifiutato: “Questa comunità bella, numerosa, vivace, è quella che l’ha fatto soffrire di più. Eppure lui l’ha amata tanto, con una passione ed una determinazione straordinaria. Paolo ha lottato, ha pianto, ma pianto veramente, tanto che una delle lettere è la lettera delle lacrime. Ma Dio gli dice: ‘In questa nuova città ho un popolo numeroso. Paolo non ti avvilire!’. E Paolo non si avvilisce, bensì va avanti, confidando nello Spirito del Risorto. Ed è quello che siamo chiamati a fare anche noi. Meditiamo, contempliamo il Rosario, non per pensare ai nostri problemi, non per pensare alle nostre ferite, non per sprofondare nella rassegnazione, ma per sentire la potenza del Cristo Risorto“.

La Messa, animata dal coro dell’Unità Pastorale di Centobuchi, si è conclusa con le parole di gratitudine alla Madonna e a tutti i compaesani che Costantino Ficetola, presidente della Comitato organizzatore della festa, ha chiesto di leggere a don Armando Moriconi, a nome di tutti i confratelli delle varie Confraternite locali. Nella lettera anche il ricordo della storia della statua venerata ed un accorato appello alla pace: “Sono 82 anni che questa bellissima immagine, questa bellissima statua, che questa sera onoriamo e festeggiamo, è presente nella nostra parrocchia e vive con noi. Fu voluta fortemente dai nostri nonni e dalle nostre nonne che aspettavano il ritorno dei loro cari dalla brutta e ancora molto lunga guerra. Quel lontano 15 Agosto del 1943, questa bellissima statua arrivò alla vecchia stazione e fu condotta in processione fino alla chiesa della nostra parrocchia. E lì è sempre stata e non l’ha mai più lasciata. E allora quale attributo più bello poteva essere dato a questa bellissima statua se non quello di Madonna della pace? Ancora oggi in questa occasione ci troviamo davanti a lei, alla Beata Vergine, a chiedere ancora e sempre la pace insieme, insieme alla sua benedizione per tutte le famiglie della nostra parrocchia, della nostra comunità e per il mondo intero”.

Al termine della Messa la statua è stata riposta nella chiesa Sacro Cuore, che ospita perennemente l’effigie di Maria con in braccio Gesù, venerata da tutti i Monteprandonesi e dai fedeli dei Comuni limitrofi come dispensatrice di pace per il cuore di ogni uomo.

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