SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il blog “Le Grain de Blé” coordinato da Paride Petrocchi, è uno spazio digitale dove fede, bellezza e quotidianità si incontrano. Nato dal desiderio di condividere riflessioni spirituali radicate nel Vangelo, il blog offre spunti di meditazione, racconti di santi, approfondimenti liturgici e pensieri sulla vita cristiana vissuta nel mondo di oggi.
Com’è nato il progetto Le Grain de Blé?
Il blog è nato all’interno di una congiuntura esistenziale abbastanza faticosa per me: ero reduce da un’esperienza su cui avevo investito molto, soprattutto a livello umano, e sentivo il profondo desiderio, quasi un bisogno spirituale, di mettere in comunione ciò che avevo dentro, ciò che mi aiutava a vivere quella fatica, passo dopo passo. Ogni giorno ricevevo una parola, un’immagine, un seme di qualcosa di nuovo, che mi permetteva di fare un passo in più nella gioia e nell’affidamento. Così pensai: “Voglio anche io donare ciò che mi è stato donato”. Ed è da lì che è nata l’idea del blog.
Il blog è frutto di un lavoro a più mani. Quali sono i criteri con cui scegliete gli argomenti da trattare?
Prima di essere una redazione, siamo una fraternità redazionale, o almeno cerchiamo di esserlo. È importante, perché prima ancora dei contenuti, ci sono sorelle e fratelli che hanno scelto di abbracciare un sogno, uno stile di scrittura e anche di vita. Una vocazione nella vocazione, si potrebbe dire. Ogni membro della fraternità, in base alla propria sensibilità e competenza, sceglie un ambito specifico di approfondimento. Questo si traduce in rubriche, serie di articoli o altre forme, come la condivisione di aforismi e stralci di libri.
A chi vi rivolgete e cosa sperate arrivi ai lettori?
Non abbiamo un target specifico: ci rivolgiamo a “todos, todos, todos”, per citare l’amato Papa Francesco. A chi si avvicina alla fede per la prima volta e a chi desidera approfondire alcuni aspetti della vita spirituale. Speriamo di essere un tramite, uno strumento di Qualcun Altro. Come dicevo all’inizio, desideriamo che le nostre parole siano segno di consolazione e speranza.
Il blog ha anche una dimensione contemplativa. Che ruolo hanno la preghiera, il silenzio e la liturgia nella vostra scrittura?
La dimensione di preghiera è il terreno su cui poggia tutta la nostra esistenza e il nostro scrivere. Ognuno di noi cerca di viverla nel modo migliore possibile, pur nella diversità delle sensibilità.
Ad esempio, in questo mese, alcuni fratelli e sorelle che vivono vicini si incontrano una volta a settimana per recitare insieme il Rosario. Come fraternità, cerchiamo di vivere momenti di preghiera e meditazione nei “tempi forti” dell’anno, come Avvento e Quaresima. Ogni estate trascorriamo anche una giornata intera insieme, per rivederci, pregare e soprattutto ascoltare ciò che Dio vuole dirci per il presente e il futuro.
Avete mai pensato di espandere il progetto oltre il blog?
I progetti sono molti, nella mia testa, forse troppi. Ma poi c’è la realtà, che è benedetta e ci riconduce a una sana umiltà. Portare avanti quotidianamente un blog e vivere come fratelli e sorelle, anche a distanza, richiede impegno e fedeltà. Quindi direi: poche cose, ma fatte bene. Negli anni non sono mancate collaborazioni, come quella con i Frati Cappuccini delle Marche per il podcast “Parole che muovono i piedi”, pensato per accompagnare i pellegrini nel Cammino dei Cappuccini. Un’altra iniziativa in cantiere è un video di sensibilizzazione in collaborazione con l’8xmille. Inoltre, facciamo parte della bellissima realtà dei missionari digitali, che vivrà il suo primo giubileo a Roma il prossimo luglio. Le idee non mancano, il desiderio nemmeno, ma serve anche una sana prudenza.
Lei insegna religione nelle scuole superiori. Quali metodi o approcci utilizza per coinvolgere gli studenti in modo efficace?
La mia esperienza come docente è ancora breve. Confesso che cerco di esplorare tutte le strade possibili per coinvolgere gli studenti e favorire il loro apprendimento. In primo luogo, attraverso l’ascolto e l’osservazione, cerco di comprendere i loro bisogni e desideri. Poi provo a renderli protagonisti dell’attività didattica. Ogni volta è una sfida, ma una sfida benedetta, piena di sorrisi e felicità.
Ha notato dei cambiamenti nell’approccio dei giovani alla spiritualità negli ultimi anni?
Sì, è sempre più evidente un desiderio di “altro”. I giovani vogliono andare oltre ciò che vivono quotidianamente, respirare un’aria diversa, nuotare in un mare diverso da quello della fretta, del materialismo e della competizione. Hanno sete di qualcosa di bello, profondo e vero, di umano. Hanno bisogno di qualcuno che sia lì per loro, che dedichi tempo ed eserciti un ascolto autentico. Solo così si può aprire uno spazio per qualcosa di più spiritualmente profondo.
Per vedere il blog: https://www.legraindeble.it/
Angela
grazie ragazzi, siate sempre benedetti