OFFIDA – Si è svolto Venerdì 2 Maggio 2025, alle ore 18:00, presso la chiesa di Sant’Agostino in Offida, il Giubileo degli Adoratori delle Diocesi del Piceno, che per l’occasione si sono ritrovati a pregare davanti alle reliquie del Miracolo Eucaristico, avvenuto secondo la tradizione nel 1273 e commemorato ogni anno il 3 Maggio con una grande festa religiosa.
La Messa, presieduta dal vescovo Gianpiero Palmieri, è stata concelebrata da don Giorgio Carini e ha registrato la partecipazione anche del parroco don Armeno Antonini e del vicario parrocchiale don Giuseppe Capecci. Presenti gli adoratori delle Comunità di Adorazione Eucaristica Perpetua di Ascoli Piceno e di Grottammare, che si riuniscono giorno e notte per pregare ed adorare Gesù presente nel Santissimo Sacramento, rispettivamente da 19 anni nella chiesa Santa Maria della Carità in Ascoli Piceno, coordinati dalle Sorelle Volontarie del Vangelo Maria Paola Renzi e Catia Occhineri, e da 11 anni nella chiesa Sant’Agostino in Grottammare, coordinati dai coniugi Giulia Damiani e Andrea Del Bello.
Queste le parole con cui il vescovo Gianpiero Palmieri ha aperto la sua omelia: “Carissimi, è una gioia ritrovarsi qui, in questo luogo così caro a tutti gli Offidani, proprio perché è il luogo della presenza di un miracolo eucaristico antichissimo. Qui, nel santuario detto della Croce Santa, in un sacrario che ha bisogno di 14 chiavi per essere aperto, è custodita la reliquia di un pane eucaristico diventato carne, la carne del Signore, ed è conservato anche un coccio dove sarebbe stato cotto, sperando di poterlo frantumare e farlo diventare cibo, ma proprio quel coccio avvenne questa trasformazione miracolosa nella carne del Signore. È molto bello ritrovarsi qui per vivere questo Giubileo. Abbiamo così la possibilità di contemplare ancora una volta il Mistero Eucaristico che tutte le settimane voi adorate nelle chiese dell’Adorazione, senza contare anche Montemisio, dove spesso si celebra l’Adorazione Eucaristica, come in tantissime altre parrocchie delle nostre Due Diocesi“.
L’Eucaristia che noi contempliamo è il memoriale del Mistero Pasquale
Tre gli aspetti sottolineati durante l’omelia.
Ha detto mons. Palmieri: “Prima di tutto contemplare l’Eucaristia significa contemplare il Mistero Pasquale. Questo è il memoriale della Passione del Signore. L’Eucaristia è la presenza reale di Gesù crocifisso risorto in mezzo a noi. È Lui, con il Suo corpo risorto, ma segnato dalle ferite della Croce, che ci viene donato in ogni Eucaristia. Non è semplicemente un ricordo, ma il memoriale, quindi un evento che si rende presente ogni volta. Sì, è realmente presente il Signore crocifisso risorto, è realmente presente il Suo Mistero Pasquale nel segno del pane e del vino. Ed ecco perché i primi cristiani chiamavano la Messa ‘fractio Panis’, perché nel gesto nello spezzare il pane vedevano un riferimento a Gesù che spezza la sua vita e la dona per amore, così come fa con i pani e i pesci sulla riva del lago. Gesù li spezza e li dona. Un simbolo della sua vita donata. Ogni volta che mangiamo la Sua carne e beviamo il Suo sangue, noi partecipiamo al Mistero della Pasqua, incontriamo il Signore Risorto”.
L’Eucaristia che noi contempliamo ci fa Chiesa
Ha poi proseguito il vescovo Gianpiero: “Il secondo punto che vorrei sottolineare è che questa Eucaristia che noi contempliamo ci fa Chiesa. La Chiesa è formata da tutti coloro che, ad esempio, in una parrocchia, nello stesso territorio, si riuniscono anche avendo origini diverse, sensibilità diverse, magari partecipando a gruppi ecclesiali diversi. Sono tutti coloro che in un certo territorio si radunano una domenica per celebrare l’Eucaristia e questa celebrazione li fa essere Chiesa. Non siamo uniti solo al corpo del Signore, ma siamo uniti a tutti i nostri fratelli, con i quali formiamo il corpo del Signore risorto, il popolo di Dio, il Tempio dello Spirito.
Durante la Messa, lo Spirito Santo si invoca due volte, sul pane e sul vino, perché diventino il corpo e il sangue del Signore, e su tutti noi, perché diventiamo il corpo del Signore. Diciamo infatti: ‘Ti preghiamo umilmente per la comunione al corpo e al sangue di Cristo. Lo Spirito Santo ci raduni in un solo corpo, il corpo del tuo Figlio’. Questa è la preghiera eucaristica seconda. Nella terza diciamo: ‘Lo Spirito Santo faccia anche di noi un’offerta a te gradita’, unita cioè a quella del tuo Figlio. Allora l’Eucaristia ci fa Chiesa, il Signore Gesù prende non solo ciascuno di noi, ma tutti noi e ci fa diventare il Suo corpo, un solo corpo, la Chiesa, che è una, santa, cattolica e apostolica. Noi diventiamo uno in Cristo, anche se siamo diversi, anche se siamo talvolta umanamente divisi, anche se abbiamo sensibilità diverse. L’unità non è frutto del nostro sforzo, è un dono di Dio. Noi siamo già uno in Cristo Gesù per la comunione a Lui. Poi le nostre divisioni tradiscono questa unità di sostanza che c’è. Ma in realtà, prima ancora di essere uno sforzo comune, l’unità è un dono che ci è dato. Noi siamo uno perché il Signore ci ha unito tutti a sé, ci ha fatto la Sua Chiesa, il Suo popolo. Per questo, quando poi usciamo fuori dalla Chiesa, noi siamo il Suo corpo nel mondo. Non solo ciascuno di noi, ma tutti noi, insieme, nei luoghi diversi della nostra vita, noi siamo il corpo del Signore, cioè noi rendiamo visibile il Signore in ciò che diciamo e in ciò che facciamo. Ma guardate che compito straordinario! Essere il corpo di Cristo del mondo, il segno della Sua presenza nel mondo: è questo che fa l’Eucaristia tutte le volte.
Per questo, fratelli, sorelle, dobbiamo tanto amare la Chiesa! Gli adoratori sono quelli che, quando contemplano l’Eucaristia, contemplano la presenza del Signore risorto, ma al contempo contemplano la bellezza della Sposa, la bellezza della Chiesa, la bellezza del corpo di Cristo. La meditano e la contemplano. Sarebbe impossibile fare l’adorazione e non amare la Chiesa con tutte le sue ferite, con tutte le sue lacerazioni, con tutte le sue miserie. Amarla e amarla profondamente, amarla davvero.
L’Eucaristia che noi contempliamo anticipa il Paradiso
Ha poi aggiunto mons. Palmieri: “C’è poi un terzo elemento che contempliamo in questo pane e questo vino, nel corpo e nel sangue del Signore: noi annunciamo il Mistero Pasquale nell’attesa della sua venuta. Voi sapete che gli altari devono ricordare, da una parte, il sacrificio di Gesù, quindi in qualche maniera l’altare dei sacrifici, cioè la croce, ma dall’altra anche il banchetto del Paradiso, quello a cui tutti tendiamo. Gesù, durante l’ultima cena, prima di prendere il pane e il vino dell’Eucarestia, prende un calice e dice: ‘Non lo berrò più, finché non lo berrò nuovamente nel Regno di Dio. Ho desiderato ardentemente mangiare questa Pasqua con voi, ma non la mangerò più, finché non la mangerò nel Regno di Dio’. Tutte le volte che noi celebriamo l’Eucarestia, noi diciamo al Signore: ‘Vieni in mezzo a noi!’, ovvero, ‘Signore, vieni nel mezzo della storia umana! Ritorna, Signore! Marána thá! Vieni, Signore, e fai di tutti noi il Tuo popolo santo che si raduna per il banchetto del Cielo, per il banchetto escatologico’.
Quando noi adoriamo l’Eucaristia, possiamo e dobbiamo pensare al Paradiso, a quando vedremo il Signore faccia a faccia e non più nel Mistero Sacramentale, a quando vivremo insieme a tutti gli uomini di ogni popolo, lingua, religione, cultura. Tutti nel Regno di Dio, per mangiare e bere la Pasqua del Signore, col Signore risorto in mezzo a noi, che ci dice: ‘Vi aspettavo! Tutte le volte che avete celebrato l’Eucaristia, Io in mezzo a voi non ho fatto altro che attendervi!’.
Ecco perché è così bello celebrare l’Eucaristia! È come se, quando celebriamo l’Eucaristia, ci fosse un pezzo di Paradiso già in mezzo a noi. Lo anticipiamo, quando voi contemplate l’Eucaristia!”.
Fare dell’Eucaristia un segno vivo della presenza e dell’azione del Signore
Ha infine concluso il vescovo Gianpiero: “Ogni volta che contempliamo l’Eucaristia, allora, pensiamo: ‘Che bello, Signore, contemplare il Mistero Pasquale! Che bello, Signore, essere Chiesa! Che bello, Signore, anticipare il Tuo Regno già qui!’. È questa la fecondità di questa meditazione, di questa contemplazione: fare dell’Eucaristia un segno vivo, vivissimo della presenza e dell’azione del Signore”.
Terminata la Messa, gli adoratori si sono messi in cammino verso la Collegiata, dove hanno rinnovato le promesse battesimali e ricevuto la benedizione del vescovo Palmieri: “Ascoli e Grottammare sono i luoghi in cui c’è il segno dell’adorazione in tutto l’anno, di giorno e di notte. Questo è un segno meraviglioso del primato di Dio nella vita degli uomini, del primato della contemplazione sulla vita attiva, della fede sulla distrazione della vita quotidiana. Grazie a voi, questo segno continua ormai da tanti anni. Il Signore, allora, davvero vi benedica e vi dia lo Spirito di consolazione e di forza tutte le volte che vivete l’Adorazione!”.
FRANCO
GRAZIE AL NOSTRO VESCOVO
Franca Falgiatore Seghetti
Sono 19anni che sono iscritta all'Adorazione di Ascoli Piceno e questa è la prima volta che non partecipo alla Riunione degli ADORATORI. Purtroppo un grave lutto mi ha impedito di stare con voi, lo spirito era lì.