Foto Calvarese/SIR

Gigliola Alfaro

Parlando dei segni di speranza, nella bolla di indizione del Giubileo ordinario dell’anno 2025 “Spes non confundit”, il Papa cita questioni a cuore dell’associazionismo familiare: “Guardare al futuro con speranza equivale anche ad avere una visione della vita carica di entusiasmo da trasmettere”, eppure “si assiste in vari Paesi a un preoccupante calo della natalità”. Per Francesco, “è urgente che, oltre all’impegno legislativo degli Stati, non venga a mancare il sostegno convinto delle comunità credenti e dell’intera comunità civile in tutte le sue componenti, perché il desiderio dei giovani di generare nuovi figli e figlie, come frutto della fecondità del loro amore, dà futuro ad ogni società ed è questione di speranza: dipende dalla speranza e genera speranza”. Non solo: “La comunità cristiana perciò non può essere seconda a nessuno nel sostenere la necessità di un’alleanza sociale per la speranza, che sia inclusiva e non ideologica, e lavori per un avvenire segnato dal sorriso di tanti bambini e bambine che vengano a riempire le ormai troppe culle vuote in molte parti del mondo”. Con il presidente del Forum nazionale delle associazioni familiariAdriano Bordignon, parliamo delle attese da parte del mondo dell’associazionismo familiare sul Giubileo 2025 in corso.

(Foto Forum Associazioni familiari)

Presidente, cosa si aspettano le associazioni familiari dal Giubileo?

Il Giubileo è un momento particolarmente significativo per la vita della Chiesa, ma anche per la vita delle comunità che non fanno riferimento diretto alla Chiesa. Per noi è estremamente significativa la centralità della speranza, una virtù di straordinaria importanza, una delle questioni che interpellano il nostro tempo, che sono determinanti su tanti aspetti come la natalità, il futuro dei giovani, i legami familiari e di cura, il rapporto tra la singola persona o la singola famiglia e il mondo che sta attorno. La questione della speranza è essenziale a trasformarci da persone, associazioni e famiglie, che sono orientate solo a svolgere il compitino, a persone che invece stanno in questo mondo e lo riconoscono come il miglior mondo e il miglior tempo che il Signore ha pensato per loro.Immaginare che questo non è un tempo sfortunato, non è un tempo di declino dell’umanesimo, ma il tempo che il Signore ha pensato per me, per la mia famiglia, per la nostra associazione mi pone in un quadro che non è quello del beota ottimismo dell’andrà tutto bene, ma in quello di persone, associazioni, famiglie non solo coscienti della complessità e del cambio d’epoca che da tanti anni Papa Francesco ha richiamato, ma anche consapevoli di essere ingaggiati con la storia, di essere dentro un disegno, un progetto.Questa è la chiave che può dare generatività alle famiglie, dare impulso a nuovi stimoli di impegno e ricompone esperienze di parte di vita, di fatica, di caduta, anche di passaggio di deserto in un quadro molto più ampio, arioso, che porta molto più lontano.

Come si concretizza in questo Anno giubilare l’impegno che viene dalla speranza?

Come associazioni, che s’impegnano molto spesso con terminologie e dinamiche tipiche del mondo laico, della società civile, ma che fondano il loro impegno e la loro prospettiva nella Dottrina sociale della Chiesa, pensiamo di dover sostenere un’alleanza sociale per la speranza.

Dobbiamo fare in modo che nel nostro agire possiamo essere degli attori che creano relazioni, creano incontro – anche il tema del pellegrinaggio è tutto orientato al tema dell’incontro -, promuovono incontri che nutrano la speranza: questa è la sfida, che va dalla piccola dimensione delle relazioni familiari, che è la dimensione intima che però dà il livello del perché noi ci impegniamo anche al di fuori della famiglia e con la famiglia, poi ci mette in una dinamica di relazioni sociali, territoriali, comunitarie, ma anche a livello socio-politico, una dinamica che non è ridotta alla recriminazione, all’occupazione di spazio, ma è segno, anche con l’agire e con la postura sociale che assumiamo, di questo desiderio di speranza. Oltre a ciò,la speranza si nutre molto dell’impegno alla benevolenza, cioè vedere i nostri interlocutori – i familiari, i compagni di cammino nell’associazione, a livello territoriale le associazioni e la società civile, le amministrazioni locali – non come delle controparti, ma come delle persone che meritano, di base, la nostra benevolenza e la nostra fiducia.Questa è la postura della speranza.

Dal 30 maggio al 1° giugno si celebra il Giubileo delle famiglie, dei bambini, dei nonni e degli anziani: in che modo parteciperete?

Come Forum, ma anche in una logica sussidiaria, laddove ci sono le energie, le risorse e le capacità da parte delle associazioni noi favoriamo che ci sia un’organizzazione che le veda protagoniste, sarà in regia con esse; per le associazioni più piccole o che hanno una complessità in questa fase, perché non è un tempo semplice neppure per l’associazionismo, facciamo noi da collettore. Chiaramente come Forum parteciperemo a questi giorni, in particolare il 31 maggio realizzeremo un convegno assieme ad altri organismi: “Family Networks for the Future the Church. Challenges for a project for an international confederation of Catholic Family Associations”. L’incontro evidenzierà l’importanza delle reti familiari. Il proprium delle famiglie è di non bastare a se stesse. Il magistero non considera la famiglia un fatto privato tra i due coniugi, ma pensa che sia uno dei sacramenti sociali. In questa dinamica l’espressione, la modalità della custodia delle relazioni è una competenza tipica delle famiglie, la gestione delle relazioni, la custodia delle reti tra le famiglie è quella che può animare l’esperienza umana dentro la società. Il convegno sarà un momento dedicato alle reti di famiglie con un confronto tra quelle esistenti nel mondo, sia quelle formali sia quelle informali sia quelle all’interno della Chiesa e che diremmo sgorgano dall’esperienza della Chiesa. L’idea è che una famiglia si fa custode della speranza e la proietta nel mondo per tramite delle relazioni.Pensiamo che questo possa essere uno dei segni che possiamo mettere a disposizione, uno dei segni che Papa Francesco chiede per dare evidenza di questa speranza e non resti qualcosa di vago, che vada dalla custodia dei più fragili, degli anziani, al bisogno di stare insieme, alle scelte di affido e di adozione, all’idea che da soli non ci salviamo, abbiamo bisogno di farlo tutti insieme.

Esiste un calendario di eventi che state promuovendo come Forum?

Il principale sarà questo Giubileo delle famiglie a cui diamo supporto nei tre giorni e in particolare al convegno. Poi il Forum sostiene le iniziative delle varie associazioni, nell’ottica della sussidiarietà. Le iniziative che promuoviamo come Forum durante l’anno le decliniamo con l’esperienza giubilare del 2025. Per esempio,il tema dei giovani indicato anche dal Papa nella bolla è un tema centrale per noi per il 2025. Anche sul tema della natalità faremo entro l’anno un incontro e uno studio comparativo sulla denatalità in Italia e Giappone. In tessuti sfilacciati si cercano alleanze per trovare dei segni di speranza e di rilancio, perché non accettiamo di gettare la spugna e dire che la partita è persa.Nei nostri appuntamenti non facciamo analisi retrospettive, di autocompiacimento o flagellazione, ma ci mettiamo nell’ottica di vedere nelle sfide dei segni che il Signore ha posto di fronte a noi e di animarli della nostra capacità di leggerli, viverli con cura, carità e attenzione.

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